sabato, dicembre 27

"Per me e per mio marito la vita è una cosa buona"

Storia di un bambino che non doveva nascere e che oggi sarà battezzato.

Da leggere e far leggere (qui).

giovedì, dicembre 25

"Un bambino per sempre"


«Che poi, perché il Natale potesse avvenire, Dio abbia deciso d'aver bisogno di un "sì" pronunciato da Maria, ci garantisce ancor più teneramente del cerchio strettissimo, della strettissima collaborazione cui, per incarnarsi, Dio ha voluto chiamare l'uomo. Così è proprio ripetendo il "sì" per cui Maria è diventata sua e nostra Madre, quel "sì" che pronuncia ogni donna che accetti di generare, ripetendolo ogni giorno e in ogni minuto di ogni giorno, che l'Incarnazione e, con essa, il Natale si verificherà di continuo; che la vita rinascerà senza posa».

Giovanni Testori

Da rivedere

Con questi occhi.

mercoledì, dicembre 24

(Il monte Tresero visto da Bormio 3ooo)

Noi non ci accontentiamo di vedere la Bellezza, anche se il Cielo sa che gran dono sia questo. Noi vogliamo qualcos'altro, che è difficile esprimere a parole. Vogliamo sentirci uniti alla bellezza che vediamo, trapassarla, riceverla dentro di noi, immergerci in essa, diventarci parte.

(C. S. Lewis, Il peso della gloria)

domenica, dicembre 21

«L'architettura torni a essere un bene comune» _ Intervista ad Antonio Monestiroli

Antonio Monestiroli (sulla destra) con Renzo Piano

A sei anni dall'evento che la porterà all'attenzione del mondo, sul destino della città pesa il cinismo di tanti operatori. «Si fanno i progetti per valorizzare le aree, se e come vengono costruiti non interessa a nessuno». L'addolorato j'accuse di uno dei padri nobili dell'architettura milanese.



Andare. Andare per tornare. Usciamo dal cancello della vecchia “sciostra”, uno di quegli edifici a ballatoio lunghi e stretti dove si producevano e si conservavano le merci milanesi, che si affaccia sul naviglio pavese, con in mente queste parole.
Sono quelle che Antonio Monestiroli ci ha appena detto nel suo studio, e che potrebbe rivolgere a uno dei suoi tanti studenti. Perché «in Italia oggi non c’è spazio per l’architettura».

È tra i maggiori architetti italiani, si è formato alla scuola milanese di Ernesto Rogers, suo maestro d’elezione insieme a Ignazio Gardella e Aldo Rossi. Oggi insegna alla Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano, di cui è stato il preside fino al luglio scorso.
Dopo decenni di impasse, finalmente a Milano si muove qualcosa.
Si muove qualcosa in peggio. Con delle contraddizioni evidenti. Ultima la proposta di Masseroli (assessore allo Sviluppo del Territorio, ndr) di portare il numero degli abitanti da 1,3 a 2 milioni, che mi sembra davvero strana.

(...)

Milano deve crescere creando relazioni ampie. Il modello è l’Olanda: è grande come la Lombardia e ha lo stesso numero di abitanti. Quando vado a insegnare a Delft, alla sera vado a cena ad Amsterdam, e poi a dormire a Utrecht. Pensa che città straordinaria sarebbe la Lombardia dai laghi di Como, Varese, alla campagna di Pavia, Cremona…! Si potrebbe abitare sul lago e lavorare a Milano.

Quali i primi passi da compiere in questa direzione?
Il rafforzamento delle infrastrutture. Perché il policentrismo esiste se c’è un sistema efficiente di trasporto pubblico. Bisogna individuare le direttrici di sviluppo: avere sostenuto che il nord-ovest è una direttrice che culmina con Varese e Malpensa, è stata una scelta giusta. Questo vale anche a est, fino a Brescia. Ma a Brescia bisogna arrivarci col treno in 30 minuti, non in un’ora come adesso.


Scarica tutta l'intervista.

sabato, dicembre 20

Buoni da morire

Tu leggi "La bimba senza il gene del tumore al seno" su LaStampa.it e pensi che grande notizia, ma che passi avanti che fa la scienza. Poi arrivi al sottotitolo "Nascerà la prossima settimana
in Inghilterra: i genitori volevano eliminare l'alto rischio ricorrente", e pensi ma che bravi, come le vogliono bene. Quando leggi l'articolo qualche dubbio ti viene:
"Un team di medici dell’university College Hospital è riuscito infatti ad analizzare gli embrioni della donna di 27 anni e selezionare quelli privi del gene incriminato".
E gli altri? ti chiedi.
Poi, su un altro giornale - uno non basta mai - ti informi meglio. Solo a questo punto scopri che la storia è un po' diversa .
La coppia infatti grazie alla fecondazione in vitro ha ottenuto 11 embrioni. Dei cinque non portatori del gene, tre sono stati congelati, uno non si è impiantato e uno è quello della bambina che nascerà a giorni. Gli altri sei, portatori del gene, sono stati eliminati.
La notizia che arriva da Londra è allora una grande conquista della scienza moderna o un'ulteriore possibilità di manipolazione della persona secondo la propria - quanto misera! - idea di vita felice?
I genitori saranno così buoni da spiegare alla loro bambina che se avesse avuto quel gene sarebbe stata eliminata prima di nascere?

Piccoli totalitarismi


La finzione

Riccobon (amministratore delegato della clinica "Città di Udine) ha confermato la "disponibilità di assistere la donna nei suoi ultimi giorni di vita". "Cio' - ha aggiunto Riccobon - a patto che la regione Friuli Venezia Giulia si prenda la responsabilità di condividere questo percorso di pietas".
Il protocollo assistenziale di distacco dall'alimentazione artificiale di Eluana Englaro avrà una durata di circa 15 giorni.
(da repubblica.it)

La verità
Uccido questa donna in nome della sua libertà, consacrata dalla legge. Così dovrebbe parlare un medico pietoso. Invece questi volontari eutanasici parlano dell'eventuale "disagio" del paziente tradito, e biascicano qualcosa sul protocollo per "l'accompagnamento decoroso stabilito dalla Corte d'Appello". Il mondo di Orwell, ma banalizzato, senza la terribile grandezza del totalitarismo.
(Giuliano Ferrara, Il Foglio)

Titoli

‘IL PD APRE SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E I MAGISTRATI AGITANO LE MANETTE' - il Velino

VELTRONI DEBOLE E I MAGISTRATI NE APPROFITTANO - OFFENSIVA PER FAR CASSARE LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA - Dagospia

GIUSTIZIA, NO DEI GIUDICI ALLA RIFORMA - LaStampa.it

giovedì, dicembre 18

"Le crudeltà gratuite"

A proposito di Eluana, della "kill pill", dell'impegno dei cattolici sui temi etici e di che cosa vuol dire seguire Cristo secondo Ferrara.

La morte di Eluana e la Ru486: astratte manipolazioni ideologiche

La morte imminente di Eluana Englaro a Udine è agghiacciante perché gratuita. Non c’è niente che spinga in quella direzione, tranne l’astratta volontà della legge. Per Terri Schiavo c’era almeno una iraconda contesa familiare, la colpa di ammazzare una persona si condensava in una specie di scommessa maritale sulla proprietà di quella donna. Aveva ragione Dostojevskij, che ora può essere facilmente parafrasato: se la proprietà della vita non è più di Dio o del mistero, tutti possono considerarsi suoi proprietari. Nel nostro caso, il comportamento del padre della ragazza è al di sopra di ogni giudizio possibile. Ma non quello di chi lo consiglia, lo asseconda o, peggio, si difende ignobilmente dietro lo scudo del suo cuore. Inscenando una operazione ideologica spericolata, che con la denuncia radicale ai danni del ministro Maurizio Sacconi comincia a profilarsi per quello che è ed è sempre stata: una campagna per l’eutanasia ben dissimulata, come fu per Piergiorgio Welby (e questo della dissimulazione è un peccato contro lo spirito che i moribondi e vitalissimi radicali pagheranno con l’inferno).

Leggi tutto l'articolo dell'elefantino.

Gaber al Piccolo

In una casa a picco sul mare
Vivevano un uomo e una donna,
E su di loro la vasta ombra di un dilemma;
L'uomo è un animale quieto
Se vive nella sua tana,
La donna non si sa se è ingannevole o divina;
Il dilemma rappresenta
L'equilibrio delle forze in campo
Perché l'amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.

E il loro amore moriva,
Come quello di tutti,
Come una cosa normale e ricorrente;
Perché morire e far morire
È un'antica usanza che suole aver la gente.

Io ci vorrei vedere più chiaro,
Rivisitare il loro percorso,
Le coraggiose battaglie che avevano vinto o perso;
Vorrei riuscire a penetrare
Nel mistero di un uomo e di una donna,
Nell'immenso labirinto di quel dilemma.
Forse quel gesto disperato
Potrebbe anche rivelare
Il segno di qualcosa che stiamo per capire.

(Giorgio Gaber, Il dilemma)


Qui il video.

Appello


Cosa è la pillola Ru486 e perché bisogna fermarla


La Ru486 non è una medicina. Non cura alcuna malattia. Non aiuta la vita, la stronca sul nascere. La Ru486 non è amichevole nei confronti delle donne. Non realizza in alcun modo un aborto indolore, posto che sia possibile realizzarlo. E' al contrario un sistema abortivo altamente controverso anche dal punto di vista della sua sicurezza ed efficienza clinica. Più importante ancora, la pillola abortiva tende a deresponsabilizzare il sistema medico, e a ridurlo a dispensario di veleni, e lascia sole le donne, inducendole a una sofferenza fisica e psichica prolungata e domestica, molto simile alle vecchie procedure dell'aborto clandestino. Per queste ragioni etiche siamo contrari alla pillola Ru486 e alla sua introduzione in Italia, anche perché la sua utilizzazione è incompatibile con le norme della legge 194/1978. E pensiamo che occorra fare di tutto, ciascuno nelle forme pertinenti il proprio ruolo, per impedirla.

Lucetta Scaraffia
Roberto Formigoni
Giuliano Ferrara
e molti altri...

Per aderire scrivere a appelloRu@ilfoglio.it

mercoledì, dicembre 17

Finché c'è vita

Chissà se il tentativo estremo del ministro Sacconi - secondo cui interrompere nutrizione e idratazione delle persone in stato vegetativo persistente non è legale per le strutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale - riuscirà a salvare la vita di Eluana. Chissà se un giorno lei potrà ringraziare tutti quelli che non credano sia giusto disporre della sua vita secondo l'idea che noi ci siamo fatti della nostra. Probabilmente no. Probabilmente già domani Eluana sarà portata nella clinica privata "Città di Udine" dove il primario del reparto Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale Civile di Udine, Amato de Monte, darà attuazione alla "procedura" concordata fino all'ultimo dettaglio dagli avvocati, compreso il dettaglio che non è un dettaglio, ossia l'uso di morfina per alleviare il dolore altrimenti insostenibile della morte per sete (minime contraddizioni della fine eutanasica comminata per ragioni di pietà).
Qui, più che nel ministro, si spera in un miracolo.

martedì, dicembre 16

Se lo dice lui / 2

Che Fini fosse anticattolico lo sapevamo già. Le sue posizioni favorevoli alla disposizione della vita umana da parte della scienza in occasione del referendum sulla procreazione assistita lo avevano già dimostrato, ma oggi ha voluto ricordarcelo accusando la Chiesa di non aver preso posizione contro le leggi razziali fasciste. Non pretendiamo conosca le storie dei tanti sacerdoti, suore e laici che hanno rischiato la propria vita per mettere in salvo quella di molti ebrei, ma la Storia che parla di un Pio XI esposto in prima persona con discorsi molto duri che provocarono nel luglio 1938 uno scontro aperto con Mussolini, forse meriterebbe una rilettura.
Se poi per distogliere l'attenzione dal suo passato ingombrante si mette ad accusare altri di colpe proprie - cioè a dire, naturalmente, della propria parte politica - be', si tratta di un espediente retorico fin troppo abusato e nemmeno molto efficace. Qualcuno glielo dica.

Una storia vera

C'era una volta a Milano - via Festa del perdono - un gruppo di bravi ragazzi che scambiavano l'università Statale per un albergo, sfasciavano l'aula magna, dormivano nei corridoi insieme ai loro cani, e la questura non riteneva opportuno intervenire nonostante il rettore chiedesse di ristabilire - non si dica l'ordine pubblico -, ma quanto meno una minima dignità a un luogo che non voleva più fare da valvola di sfogo delle proteste sindacali.
C'erano una volta a Milano - stazione Cadorna - cinque pericolosi delinquenti (che secondo una prima indagine sarebbero ragazze di 19 anni, matricole alla Cattolica) che venivano schedate dai carabinieri per essere state colte in flagranza di reato: chiedevano offerte per costruire scuole in Terra Santa, Uganda, India, e per sostenere un ospedale in Paraguay.
Al termine della storia rispondere alle domande: 1. chi sono i buoni? 2. chi sono i cattivi? 3. Milano, ma dove sei?

sabato, dicembre 13

venerdì, dicembre 12

"Lui c'è, rilassati"

«Non dobbiamo sforzarci di dimostrare che c'è Dio, come se il Mistero avesse bisogno di noi. La bellezza della montagna non trema davanti ai nostri dubbi su di lei.
Siamo così moderni da pensare che il reale lo creiamo con il nostro pensiero.

Il cristianesimo è un avvenimento reso presente dall'umanità di Cristo. Da cosa sappiamo che è presente? Da una diversità umana. È talmente eccezionale che è facile riconoscerlo, è l'unico, ha dei tratti inconfondibili».

(don Julián Carrón, Esercizi Spirituali CLU, Rimini 5-7 dicembre 2008)

San Paolo riscritto

L'attore Andrea Soffiantini

Ma perché tradurlo? Non le bastava leggerlo?

Non mi bastava. Volevo gettarlo come un ingombrante monumento dentro la nostra letteratura.
Le infinite traduzioni che delle lettere esistono mi sembrano prese da uno strano bisogno esplicativo. Come se ad ogni parola il traduttore volesse ammonirci: guarda che Paolo, qui, a questo punto, vuol dire questo...
In esse, ciò che mi è sempre sembrato mancare è la totalità per nulla esplicante dell'originale; quel fissarti; quel prenderti di fronte come i grandi ladri dello spirito.
Perché proprio la prima lettera ai Corinti?
Perché è quella incentrata sulla Carità e sulla resurrezione. Non ho mai potuto dimenticare l'impressione di affondare, non so se in un abisso o in un abbraccio, che ebbi quando, ragazzetto, attaccai per la prima volta il frammento 13: "Se le lingue degli uomini - conosco...".

(Due domande a Testori sulla Traduzione della prima lettera ai Corinti)

martedì, dicembre 9

L'agenda di un "delinquente"

Caro direttore - prima che me le sequestrino e che qualche cronista pensi di fare il suo mestiere compulsandole per «ricostruire la rete di relazioni del Casotto attraverso le sue agende» (copyright Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 5.12.08, pag. 3: «ricostruire la rete di relazioni del Saladino attraverso le sue agende») come è stato fatto con quelle del «punto apicale di Cl e della Compagnia delle opere in Calabria» -, mi faccio delatore di me stesso.

Sono anch'io di Cl, anche se non "apicale", e ho lavorato anch'io per la Cdo. Una fedina già così sporca ha inoltre una macchia indelebile: conosco Saladino. Dunque. Partiamo dalle agende telefoniche, cartacea e cellulare. Alla lettera F troverà il numero di Ferrara Giuliano, direttore del Foglio, ex ministro del Governo Berlusconi, ex confidente della Cia, anti-abortista amico di suore e cardinali, area politica di riferimento: centrodestra.


Leggi tutto l'articolo di Ubaldo Casotto sul Sussidiario.net

giovedì, dicembre 4

Fianco a fianco si uniscono coloro che camminano insieme e insieme guardano alla stessa meta.

(Sant'Agostino)

sabato, novembre 29

Sorprese

Se ti invitano a parlare di riforma universitaria in un liceo statale della periferia di Milano assieme a due ragazzi dei centri sociali, accetti di buon grado - al tuo liceo di assemblee dei collettivi non ce n'erano - e ti prepari a tutto. Meno che all'imprevisto.

Così, dopo che in dieci minuti hai provato a riassumere due leggi e due decreti a ragazzi di nemmeno 18 anni che non hanno mai sentito parlare di università se non forse, una volta, dal fratello maggiore, e dopo che i due giovani, di quelli che "noi facciamo i cortei senza autorizzazione e voi non capite in quella piazza con gli altri 250mila quanto eravamo felici", scambiano l'occasione per un reclutamento coatto per il corteo dell'indomani, l'imprevisto succede davvero.

Ha la faccia semplice di un ragazzino dall'aria sveglia e dalle parole disarmanti: "Scusate, ma su 250mila, quanti sapevano perché stavano manifestando?". E tu, con la mano davanti alla bocca, provi a nascondere il sorriso per non far capire che la domanda l'avresti voluta fare tu, ma non potevi.
Ha il rumore dei fischi, sacrosanti, di ragazzi che saranno pure piccoli e inesperti, ma capiscono benissimo quando qualcuno li sta prendendo in giro. Non c'è Onda che tenga.
Ma soprattutto ha la voce dei tre studenti che hanno organizzato il dibattito - uno alto coi rasta biondi, l'altro capelli lunghi e kefiah al collo, la terza una bella liceale che riceve gli applausi a prescindere - che ti chiedono di continuo come sia possibile rispondere a questa emergenza senza scendere in piazza. E cosa significa rimettersi a costruire quando viene da scioperare. E staresti lì una settimana, se potessero anche solo intuire che l'unica rivoluzione è il cambiamento di te che cambia l'ambiente in cui sei. La tua scuola, l'università, tutta l'Italia. Dall'insistenza della domanda, dal modo in cui ti guardano e da come ti ringraziano, qualche cosa devono avere intuito.

Incontrassi oggi qualcuno di quelli per cui i liceali sono solo bullismo e poca voglia di fare, gli diresti che non ha capito nulla. Guardarli invece dà speranza. Portano con sé una forza ideale - se educata, porterà lontano - ancora libera da ogni interesse, che tanti universitari non sanno già più di possedere. E una semplice assemblea d'istituto in quel momento diventa la cosa più importante del mondo, per la quale combatterebbero qualsiasi battaglia.

giovedì, novembre 27

Se lo dice lui

Il Vaticano ha torto, Gramsci non si convertì. Lo dice Sofri, che non era con lui in punto di morte, ma ugualmente lo sa. D'altra parte uno che è abituato a pontificare sui giornali dev'essere esperto di cose di Chiesa.

Miracoli al Corriere

"Carlo Castagna e la sua famiglia rappresentano l'altro mistero di questa storia. Un mistero virtuoso che si contrappone a quello malvagio rappresentato da Olindo e Rosa. Il bianco e il nero. L'alfa e l'omega".

"Carlo invece parlava di perdono, di Spirito Santo, di fede. Lo fece anche dopo agli assassini venne dato un volto. Nel tempo, tra noi addetti al circo di Erba, si fece la fama di mistico, del fuori di testa per il dolore".

"Ma appena uscito dall'aula, Carlo ha chiesto al suo avvocato di procedere con le pratiche per il dissequestro della casa di via Diaz. C'è del lavoro da fare, lì dentro. L'ultimo tratto di questo percorso di dolore che grazie alla sua fede ostinata è diventato anche di speranza. Ci sono gesti che servono a sopravvivere. Questo è per ricominciare".

Un buon pezzo è un pezzo che racconta i fatti e se ne lascia colpire. Che non antepone schemi di lettura preconfezionati, credi antireligiosi, e quello scetticismo di fondo che non crede davvero alle buone notizie, che diffida delle conversioni, che dice impossibile ciò che non si sa spiegare.
E ora i Castagna regalano la casa della strage «per sopravvivere» è un buon pezzo. Di questi tempi, quasi un miracolo. Si merita una lettura. E il suo autore, Marco Imarisio, i complimenti.

sabato, novembre 22

Van Gogh / 3

Testa di donna, 1883

"Preferisco dipingere occhi umani piuttosto che cattedrali".

Van Gogh / 2

Donne nella neve, 1882

"Dì a Serret che mi dispererei se le mie figure fossero corrette, digli che non voglio che siano accademicamente corrette, digli che intendo questo: se si fotografa uno zappatore, indubbiamente allora non sta zappando. Digli che amo le figure di Michelangelo anche se le gambe sono troppo lunghe, con la schiena e i fianchi troppo larghi.
Digli che ritengo Millet e Lhermitte dei veri artisti, proprio perché non dipingono le cose come sono, tracciandole in modo asettico e analitico ma come essi - Millet, Lhermitte, Michelangelo - le sentono. Digli che la cosa che più desidero esprimere sono proprio quelle manchevolezze, quelle deviazioni, quelle alterazioni della realtà che poi fanno sì che risultino alla fine delle falsità, sì, ma più vere delle verità letterale".

(Vincent a Théo)

Van Gogh / 1

Si può andare alla mostra di Van Gogh al monastero di Santa Giulia di Brescia anche solo per vedere "Il giardino dell'ospedale a Saint-Rémy" (maggio 1889), commuoversi, e tornare a casa.

Bellini, carne e pane

Riporto così com'è un post dal blog di un caro amico, perché merita. Qui l'originale.

Ho contato 23 quadri di Madonne con il Bambino alla mostra di Bellini a Roma alle Scuderie del Quirinale. 23 su 62 opere esposte. In tutto ne ha dipinte più di una cinquantina. L’arte non è questione di numeri, ma in questo caso è difficile non pensare che i numeri non abbiano invece a che fare con l’arte. Una tale frequentazione ha portato Bellini ad avere una tale familiarità con il tema, da lasciar stupiti e commossi ogni volta. La ripetizione infatti non produce stereotipi. E questo è un dato che deve far pensare.

Se si guardano con attenzione queste infinite varianti, si possono notare alcune costanti. La prima è che la Madonna sembra sempre porgere il Bambino, tant’è vero che alcune traslitterano direttamente nella scena della Presentazione al Tempio senza dover cambiare posa. Ogni volta c’è poi il gioco delle mani, che proprio per quanto detto qui sopra, è sempre un gioco delicatissimo: sono mani che proteggono, ma non trattengono. Che toccano il Bambino quasi solo sfiorandolo. Mani amorose e insieme adoranti. Mani trepidanti, ma senza darlo a vedere. Sono mani piene di cautele, consapevoli di quel che stanno toccando. Protettive ma affatto escludenti. La terza costante di questa lunga serie bellinana è il corpo del Bambino. Tantissime volte nudo. Sempre di una tenerezza che non è fuori luogo definire di “un altro mondo”. Se Dio si è fatto carne, Bellini sembra aver avuto il privilegio di sentire il calore di quella carne («per lo cui caldo…», Dante, Paradiso XXXIII). Il privilegio di esserne accarezzato dal fiato. Per questo non teorizza ma testimonia con la sua pittura. La sua è pittura che si fonde con quella certezza percepita, incontrata, riconosciuta. Pittura che si fa carne, allo stesso modo del farsi del pane (“pane disceso dal cielo”, Gv 6,51). Bellini non si sovrappone mai con le sue intuizioni intellettuali. Si lascia ogni volta prendere per mano. In questo è davvero inarrivabile.

La mostra di Roma (ci tornerò) è bella soprattutto per questa straordinaria serialità. Un appunto: Mauro Lucco, il curatore, nella sua furiosa (e a volte persin divertente) vis antilonghiana, accusa Longhi di aver attribuito a Bellini una matrice neobizantina. Ma se questa serialità avesse invece proprio una radice bizantina? Queste Madonne sono come icone tolte dalla teca, scongelate e riportate alla vita. Icone strappate all’apnea ma mantenute nella loro dimensione d’assoluto (non lo dico io, lo dice in una scheda nel catalogo Peter Humfrey, uno dell’equipe del furioso Lucco…).

Ho la presunzione di pensare che questa sia la migliore chiave critica (cioé intellettualmente affidabile) per approcciare Bellini. Oppure datemene voi un’altra…

Nell’immagine, Madonna che regge il Bambino in grembo, Roma Galleria Borghese (n.60 del catalogo della mostra romana)

mercoledì, novembre 19

Facebook come il muro del cesso

Perché Facebook è la cosa più vicina che possa esistere ai bagni di una scuola media. Ce lo spiega Fulvio Abbate nel suo pezzo sul Foglio.

Se poi qualcuno per dire che si è sposato (con relative foto ovviamente), fidanzato, che ha avuto un figlio, ma anche che è stato lasciato (non fa differenza) o qualsiasi altra cosa degna di nota nella sua vita, vuole continuare a scriverlo lì, a fianco al gruppo "Odio Amici di Maria De Filippi" o "basta con le fighe di legno", insomma, faccia pure.

domenica, novembre 16

«Grazie a chi mi guardava come uomo»

"La definizione di Stato Vegetativo permanente si riferisce invece a una prognosi sottoposta a gravi margini di errore. Non esistono tutt’oggi validi criteri per accertare l'irreversibilità del Coma e dello Stato Vegetativo.
Prova schiacciante senza ombra di dubbio è la mia storia, quest'ultima confermata anche da Bob Schindler fratello di Terri Schiavo. Oggi ho quasi 43 anni, sono stato vittima di uno spaventoso incidente stradale (come Eluana Englaro Glaswos Coma scale di 3-4 grado) avvenuto a Catania l’11 settembre del 2003, riportando danni assonali diffusi che interessavano anche la regione ponto-mesencefalica entrando in coma, successivamente trapassando lo stato vegetativo permanente. Ho vissuto nell'incubo per quasi due anni, incredibilmente nel 2005, mi risveglio e riesco a raccontare che io sentivo e capivo tutto.
Durante il mio stato vegetativo io avvertivo e sentivo di avere fame e sete, non avvertivo solamente il sapore del cibo.

Io sentivo ma nessuno mi capiva. Capivo cosa mi succedeva intorno, ma non potevo parlare, non riuscivo a muovere le gambe, le braccia e qualsiasi cosa volevo fare, ero imprigionato nel mio stesso corpo, proprio come lo sono oggi.
Provavo con tutta la mia disperazione, con il pianto, con gli occhi, ma niente, i medici troncavano ogni speranza, per loro ero un “vegetale” e i miei movimenti oculari erano solo casuali, insomma non ero cosciente".

Leggi tutta la testimonianza di Salvatore Crisafulli.

venerdì, novembre 14

La maestà della vita

Forse, davanti a questi eventi, di vero esistono solo il silenzio e la pagina bianca. Il silenzio che guarda gli abissi del nostro povero disastro e china la fronte. Esistono, di certo, la pietà e la compassione: per Eluana, per i parenti, per i paesi, per noi.

Lei non parla, non sente, mangia e beve da una cannuccia – finché gliene daranno – e, forse, non è cosciente, nessuno lo sa.
Eppure, c’è.
Si sveglia con l’alba, si addormenta con la sera, apre gli occhi e guarda il mondo, un piccolo angolo di mondo. Riceve l'amore di chi l'accudisce.
Insomma, vive.
E chi può dare a questa parola una connotazione di indegnità?

Lo scandalo è perché c’è.
Contro e nonostante ogni nostra previsione, contro e nonostante ogni circostanza avversa, lei c’è.
E il suo esserci si chiama vita o anche speranza, che poi è lo stesso. La pur difficile, a volte insostenibile speranza che porta con sé.
E cosa innerva, cosa spinge e tende la vita dell’uomo se non la speranza?
«Com’è possibile, che anche quando uno è disperato, ed a me capita, non colga questo fffiuuu, questo fiato che tiene a galla tutto?» (G. Testori).

La ragione per cui tanti la vogliono levare dalla vista, togliere di mezzo come pietra di scandalo, sta qui.
Perché lei è testimonianza umile e intoccabile della maestà della vita sulla morte, del bene sul male, del mistero sulle nostre spiegazioni del mondo.

C’è un mistero, in noi; c’è il sigillo di un’origine, di una nascita che non appartiene alla storia e che la storia non è riuscita e non riuscirà mai ad esaurire.

«La grande battaglia dei nostri giorni è solo in apparenza una battaglia tra opposte ideologie; solo in apparenza è una battaglia di classi; in verità è la battaglia tra il sacro segno di Dio che vive nell’uomo, tra il suo essere umile e suprema maestà creativa perché creata, e l’imitazione o la sostituzione che di quell’uomo, di quella maestà, il meccanismo, che sempre più tenta d’essere unico e totale, cerca e cercherà di compiere».

Non ucciderete la maestà dell’uomo, non ci toglierete la speranza.

giovedì, novembre 13

Addio, (di certo)

Maggiolini sull'amore
"In realtà con la nostra posizione stiamo solo cercando di salvare la logica della donazione corporea. Vicendevole. Insomma, stiamo salvando quello che si definisce l'amore autentico. Diversamente io non vedo perché non si debba arrivare a una fecondazione artificiale al di fuori, anche, dell'utero materno. Ma più di tutto vorrei fosse chiaro un concetto, a tutti: un bambino non è un diritto, bensì un dono. E lì deve fermarsi la scienza".


Maggiolini sulla morte
"Voglio vedere negli occhi Gesù, sono curioso di sapere il loro colore. Come mi guarderà? Perché quando guardò Pietro lui si mise a piangere, e furono quelle lacrime a salvarlo. Ho voglia di dare un grande abbraccio alla Madonna, e poi ho tutta la lista dei miei cari che vorrei vedere subito, perché sarà un grande ritrovarsi.

L'inferno non è vuoto, bisogna aver paura di andarci. Una paura che deriva da un amore ricevuto e non sufficientemente corrisposto. Ecco, ho paura di non avere amato a sufficienza.

Si muore soli, è vero, ma c'è la Chiesa che ci accompagna. E poi, di là, c'è Qualcuno che ti aspetta".


Dal necrologio di mons. Luigi Negri Vescovo di San Marino Montefeltro, Pennabilli, 13 novembre 2008

S.E. Monsignore ALESSANDRO MAGGIOLINI
Vescovo emerito di Como, maestro di vita, di fede e di cultura

Lungo tutta la sua operosa esistenza con profondità teologica e grande ricchezza culturale ha difeso la verità della fede all'interno della Chiesa e la verità e la libertà della persona e del popolo di fronte al mondo.
In tempo meno tristi di questi avrebbe ben meritato il titolo di "Confessore della Fede".
Con la sua scomparsa la Chiesa italiana è più povera e certamente meno coraggiosa.

mercoledì, novembre 12

martedì, novembre 11

Promesse

Una bella novità dal mondo della grafica si affaccia sul web: www.crockhaus.com è il sito di un caro amico che studia Design a Milano, con radici brianzole e puntate all'estero (nel gioiello decò di Bruxelles).
Pagine semplici ma originali che formano un laboratorio creativo, il contrario di una presentazione anonima di lavori.
Tipografia, motion, impaginazione, approcci diversi al mondo della grafica tenuti insieme da una sensibilità artistica affine a tendenze straniere (Francia, Belgio, Olanda) più che italiane. In ogni composizione c'è sempre un particolare che stupisce, che non ti aspetti, a fare la differenza. Chi ben comincia... Buon lavoro!

Oppure

Di fronte alla grave situazione universitaria si possono fare tante cose. Si può andare in piazza e gridare la propria protesta rivendicando diritti e autonomia in cambio di nessuna responsabilità, oppure si può continuare a studiare, a insegnare, costruendo nel proprio ambito forme reali di cambiamento.
Si possono organizzare lezioni in piazza assecondando, senza saperlo, i timori di professori che vedono la fine di un periodo di ingiustificati privilegi, oppure ci si può rifiutare di ridursi alla mercè di vecchi baroni e rivoluzionari d'antan, trasformatisi in perfetti reazionari che al solo sentire la parola "riforma" sobbalzano sulla loro impolverata sedia.
Si può perdere del tempo, molto tempo, a immaginare forme di protesta alternativa - anche se la fantasia, abbiamo visto, troppe volte finisce nel grottesco - oppure firmare una mozione nel più importante organo di rappresentanza studentesca universitaria (leggi qui il documento del CLDS), con proposte concrete e condivise di rinnovamento, e indirizzarla direttamente al ministro Gelmini, ai rettori, ai professori e a tutte le persone disposte a collaborare a un serio progetto di riforma.
Oppure, ancora, si può organizzare, come oggi, un incontro nell'aula magna della Statale di Milano, presenti duemila studenti, decine di professori, e tre relatori come Enrico Decleva (presidente CRUI), Nicola Rossi (senatore Pd), Giuseppe Valditara (senatore Pdl), messi attorno a un tavolo a discutere di differenziazione degli atenei, valutazione, meritocrazia, trasformazione delle università in fondazioni, rinnovamento del sistema di governance degli atenei (guarda qui il video dell'incontro e leggi la rassegna stampa).
Insomma, si può anche prendere la cosa sul serio.

lunedì, novembre 10

Obama di qua o di là

Sui rapporti tra Obama e la Chiesa cattolica si è già detto tutto e il contrario di tutto. Per alcuni il Vaticano vedrebbe di buon occhio il nuovo presidente americano, per la novità che la sua elezione rappresenta e per una politica estera che si preannuncia più incline agli strumenti diplomatici nella risoluzione dei conflitti internazionali. Per altri invece il Papa sarebbe preoccupato dal liberismo etico con cui "l'uomo del cambiamento" dice di voler affrontare questioni come l'aborto o la ricerca sugli embrioni.

Qui sotto due articoli che segnano i due diversi punti di vista in materia:
Lucio Brunelli per "l'Eco di Bergamo" pensa che il rapporto tra Obama e la Chiesa sarà positivo;
Giacomo Galeazzi per "La Stampa" vede nuvole nere all'orizzonte.

Per ora forse non è facile esprimersi chiaramente nell'una o nell'altra direzione: non resta che attenderlo alla prova dei fatti.

Innamorato fisso

Mi sono innamorato della sosia della mia morosa. L'ho vista oggi su un giornale, fa la pubblicità di un costume da bagno. È uguale alla mia attuale fidanzata: capelli, labbra, gambe lunghe, ecc. Come fisico uguale, il carattere non so. Ma mi conviene lasciare la mia attuale morosa per una donna esteriormente uguale anche come anni? Sì!!! Anzi, no! In quanto la modella di biancheria intima in questione è norvegese, mentre la mia morosa abita a 50 metri da casa mia. Poi la mia morosa ha un corpo come quello della ragazza sulla rivista. La modella magari dal vero non è così, l'ha ritoccata il computer. Amore, tengo te!!

di Maurizio Milani

sabato, novembre 8

Molte grazie, signor ministro

Dopo tanto inspiegabile silenzio, ecco le attesissime indicazioni del ministro Gelmini per una riforma universitaria. Non mancano motivi per ben sperare.

"Esprimo soddisfazione per la decisione del Governo di correggere i tagli al diritto allo studio. Il Ministro Gelmini ha dato pubblicamente atto nella conferenza stampa di ieri di avere accolto le richieste del Consiglio Nazionale Studenti Universitari (CNSU) al riguardo. È un segnale molto positivo che dimostra che il dialogo istituzionale, in una logica propositiva e costruttiva, può portare buoni frutti. Occorre continuare su questa strada.
Peccato per gli studenti delle liste di sinistra (...)".

Leggi tutto l'articolo di Stefano Verzillo su ilSussidiario.net
e scarica il testo del decreto sull'università.

"The change has come"

Caro Obama, per ora sei stato grande, e ci auguriamo di poterlo ripetere con te anche tra quattro anni. Non sappiamo se ti avremmo votato, ma questo non conta perché ora sei anche il nostro presidente. L'Iran ha già detto che non gli piaci, vuol dire che stai andando bene. Buon lavoro, sinceramente!

martedì, novembre 4

Il circo mediatico fa tappa al Politecnico. Scene di una contestazione che non c’è

Didattica sospesa, ieri, al Politecnico di Milano. Nessuna occupazione in corso però, né lezioni trasferite in piazza. I riflettori sono puntati sull’inaugurazione dell’anno accademico. Tema del giorno, neanche a dirlo, la legge 133 e le prospettive dell’università italiana. Al tavolo dei relatori manca però l’ospite più atteso, lo sfuggente ministro Gelmini, che ha dato forfait insieme ai colleghi Renato Schifani e Letizia Moratti, e che in un comunicato rivolto all’ateneo milanese ha parlato della necessità di «attuare riforme non di facciata e offrire segnali chiari di una volontà di rinnovamento», assumendo ad esempio positivo il «modello Politecnico».

Unico a non aver declinato l’invito, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, per il quale «non ci devono essere tagli indistinti ma bisogna distinguere le università inefficienti da quelle virtuose». Una linea condivisa dal rettore Ballio, già da tempo in prima linea sul fronte riformista.


Leggi tutto l'articolo tratto da www.ilsussidiario.net.

sabato, novembre 1

Preghiera

Caro Vittorio Messori, tu sei stato uno dei miei due insegnanti di religione (il nome dell'altro? Rino Cammilleri) e leggerò, come sempre con interesse e ammirazione, il tuo "Perché credo" (Piemme). Intanto però mi ha colpito la controcopertina. Negativamente. C'è scritto "Un cristiano non è un cretino", slogan sbagliato perché rimane in mente soprattutto la parola "cretino". E poi la foto: ma dove li compri i vestiti? Indossi una polo giallo canarino sotto una giacca grigio topo: due capi già brutti se presi singolarmente, orrendi se messi insieme. I colori li ha creati Dio, si pensi all'arcobaleno, bisognerebbe trattarli un po' meglio. Il cristianesimo è bellezza bellezza bellezza, e una superiore intelligenza delle cose, quindi la tua controcopertina è controtestimoniante: ti offendi se prima di cominciare a leggere la butto via?
di Camillo Langone

venerdì, ottobre 31

Sorella pioggia

Scendi acqua, scendi tanta, su quelli che fanno lezione in piazza, studenti ignoranti docenti fuori tempo.
Scendi fitta, e annacqua i pensieri già confusi di Giuliana Costa, raccolti come può in "Capitale sociale, istruzione e movimenti": tanta politica, e l’architettura?
Cadi rumorosa, e copri le parole di Giovanni Baule, che a nessuno, fuori copione, interessa davvero "Comunicazione e storia della protesta", qualcuno, sottovoce, glielo dica.
Pioggia, allaga il parco e bagna i piedi di Lamberto Duò, fagli capire che le "Leggi di Keplero" le deve spiegare al caldo, in aula, con la lavagna e il gessetto, davanti ai suoi studenti tutti, e non solo a questi quattro attori di un racconto che nessuno vuole ascoltare.
La storia, quella vera, la scrive ognuno al proprio posto. Imparando chi impara, insegnando chi insegna. Come non si potrebbe fare meglio.
Che è questa la rivoluzione. Tu vaglielo a spiegare, sorella pioggia.

giovedì, ottobre 30

Diritto al cielo

"Veramente uno dei problemi urgenti da risolvere per l'architettura della città, sia quello di inventare (cioè in senso latino, ritrovare) non solo il verde, ma anche il cielo.
Cioè dare questo spazio infinito a disposizione di chiunque abiti in una casa, cioè interpretare l'architettura della casa anche in funzione della sua disponibilità a concedere la vista dell'infinito del cielo: con le sue molteplici infinite apparenze sia che lo si veda terso, di quell'azzurro che, pur nei limiti del cielo lombardo, ad esempio, riempie ancora di gioia la nostra vita e le nostre giornate; sia che appaia pieno di nuvole, negli imprevedibili aspetti che le nuvole hanno, con l'infinito variare della luce".

(Piero Bottoni, Diritto al cielo)

martedì, ottobre 28

Bestiario

"È colpa di questo tipo di prof il caos del 2008. Oggi stanno in cattedra anche docenti che nessuna seria scuola media accetterebbe. Sono ignoranti, presuntuosi e spesso accecati dalla faziosità politica. Si sentono difesi dalla tessera di partito che gli ha garantito la cattedra. Spiegano agli okkupanti che debbono lottare «contro il modernismo reazionario del governo Berlusconi-Gelmini». E gli studenti impazziscono d'entusiasmo, come davanti a una rock-star.
Gli okkupanti ci spiegano che questa rivolta non è il Sessantotto del tempo che fu. Ma dovrebbero ammettere che è peggio del Sessantotto. Allora gli studenti si erano ribellati ai professori. Oggi sono i docenti a fomentare la rivolta. Baroni, baronetti e baronini sono gli unici a sapere con precisione ciò che vogliono. Il loro scopo è che tutto rimanga com'è, compresa la pessima gestione e la copertura dei tanti debiti. Siamo al paradosso: gli studenti scioperano per mantenere inalterati i privilegi di docenti che se ne fregano di loro".

Leggi tutto l'articolo di Giampaolo Pansa sul Riformista del 26 ottobre sui sessantottini che hanno cacciato i loro padri e che oggi rovinano i propri figli.

La finzione e la realtà

"La strana democrazia di certi media, la posizione della maggioranza degli studenti non fa più notizia", di Stefano Verzillo

"Noi non siamo disponibili a nessuna strumentalizzazione, da qualunque parte essa venga. Peraltro, continuare ad alimentare un clima di contrapposizione ideologica è l’ultima cosa di cui l’università ha bisogno in questo momento, il modo migliore per non affrontare i problemi e per non mettere mano a un disegno riformatore".

"Scienze politiche: 9mila iscritti, 30 occupanti, 20 giornalisti: un esempio di protesta mediatica", di Matteo Forte

"La scena che si presentava agli occhi di chi giungeva nella sede distaccata della Statale di Milano era proprio questa: un manipolo di ragazzi accerchiato da inviati e cameraman. I titoli dei principali quotidiani nazionali, così come la loro versione online del pomeriggio precedente, annunciavano l’occupazione della facoltà di Scienze Politiche e l’interruzione delle lezioni. Eppure allo sprovveduto visitatore pareva che lo scoop fosse che i giornalisti non c’avessero azzeccato per niente. Le lezioni si sono svolte regolarmente. Nessuna è stata interrotta. Intorno alla trentina di persone, che nella mattinata di ieri bivaccava in mezzo al cortile di via Conservatorio, la vita procedeva tranquillamente. C’erano quasi più telecamere e fotografi che manifestanti".

domenica, ottobre 26

"Inno alla bellezza"

Che importa che tu venga dall’inferno o dal cielo,
o mostro enorme, ingenuo, spaventoso!
se grazie al tuo sorriso, al tuo sguardo, al tuo piede,
penetro un Infinito che ignoravo e che adoro?

Che importa se da Satana o da Dio? se Sirena
o Angelo, che importa? se si fanno per te
– fata occhi-di-velluto, ritmo, luce, profumo, mia regina –
meno orrendo l’universo, meno grevi gli istanti.

(Charles Baudelaire, I fiori del male)

giovedì, ottobre 23

Qualche domanda

Vi siete mai chiesti perché ogni riforma della scuola, proposta da qualsiasi ministro, di qualsiasi partito, è sempre fallita? Cui prodest? E che ci fanno dietro le vostre spalle professori e sindacalisti? E i no global? Che c'entrano? E davvero necessario occupare le scuole? E occupare le stazioni? Chi è che vi spinge a iniziative contro la legge? Che interesse ha? Che ci fanno i politici (persino l'assessore all'Istruzione di Napoli) fra i vostri banchi? Chi è che pensa di sfruttare il vostro primo rossore per colorare piazze altrimenti vuote? Vi hanno raccontato un sacco di balle stilla riforma Gelmini. L'hanno fatto in classe. L'hanno fatto in modo strumentale. Vogliamo discuterne? Noi siamo qui. A disposizione. Oggi non invochiamo la Polizia: anzi, pensiamo che l'intervento delle forze dell'ordine per garantire lo svolgimento delle lezioni sarebbe una sconfitta per tutti. Pensateci. E, se potete, provate a uscire dal solito cliché delle barricate. Provate ad andare oltre gli slogan. Provate a discutere nel merito come si hi ad avere una scuola migliore. Questo sì che sarebbe, per una volta, davvero rivoluzionario.

(Mario Giordano, "Lettera apera agli studenti", il Giornale, 23 ottobre 2008)

martedì, ottobre 21

Una mano di arancione

Il breve viaggio in treno da casa all'università non basterà più. Prima era sufficiente per leggere quei tre, quattro articoli del Foglio al giorno, e per scorrere gli altri titoli. Ma adesso bisogna aggiungere la nuova creatura di Antonio Polito (da sempre il mio preferito "dall'altra parte"): 32 pagine di sinistra moderata e intelligente; di giudizi che vanno al di là delle solite posizioni di partito e di parte; di pezzi interessanti e ben scritti; di grafica curata e leggera.
Non dite a Walter di leggerlo, altrimenti rischia di mettersi a fare una vera opposizione.

lunedì, ottobre 20

Imprevisti

Da un articolo del 14 ottobre su Corriere.it:

«Abbiamo scoperto che Eluana ha ripreso il ciclo mestruale dopo 14 anni di amenorrea», spiega Giuliano Dolce, neurologo, presidente di Vive, organizzazione che riunisce un gruppo di medici e giuristi. «Questo significa che l’ipofisi, una ghiandola importante alla base del cervello, ha ricominciato a funzionare. Non abbiamo mai osservato un caso simile. È indispensabile approfondire le cause per capire che cosa sta succedendo».

Mentre stavo ancora cercando di cavarmela da solo, con poco aiuto da parte della filosofia e nessuno da parte della religione, mi inventai una rudimentale, artigianale teoria mistica tutta mia. Consisteva sostanzialmente in questo: che persino la mera esistenza, ridotta ai suoi minimi termini, era abbastanza straordinaria da essere eccitante. Qualsiasi cosa, paragonata al nulla, era magnifica.
(G. K. Chesterton)

sabato, ottobre 18

Aria fresca

Il bidello sciopera e non apre l'aula? E via con la lezione in giardino! È la brillante idea della professoressa Longanesi della Statale di Milano, che ai cortei (funebri) anti Gelmini preferisce un po' di aria fresca.

venerdì, ottobre 17

Dentro la legge 133

"Che cosa serve all’università per un rinnovamento ispirato a un vero riformismo".
Un approfondimento sul decreto n. 112 ormai convertito nella Legge n. 133 sull'università, pubblicato sul Sussidiario.net.

"L’unico scopo esplicito ricavabile dal provvedimento è quello di fare cassa giacché i tagli sono fatti a pioggia invece che – come auspicato anche dal Prof. Checchi – in modo selettivo.
Secondo alcune stime queste misure comporteranno (al netto della riduzione dei costi derivata dal blocco del turn over e dal rallentamento della dinamica retributiva di docenti e non docenti) un taglio del FFO complessivo a partire dal 2010 intorno al 10%. Se questo dato fosse anche solo verosimile il collasso del sistema, da più parti denunciato, non sarebbe improbabile.
Per evitare il tracollo – almeno così sembra – l’art. 16 dà facoltà alle università di trasformarsi in fondazioni di diritto privato. La legge, cioè, autorizza (ma non obbliga) gli atenei a dismettere gli abiti dell’ente pubblico e a vestire quelli di un soggetto privato. Sembra essere una via d’uscita, finalmente di stampo riformista, in direzione di una liberalizzazione del sistema. È così? No. La disposizione è talmente parziale e generica su molti punti, da rendere pressoché impossibile, al momento, la sua applicazione".

Leggi tutto l'articolo.

Care architetture_Sant'Ambrogio

Una che conosci bene anche tu è Sant’Ambrogio, la chiesa medievale, la chiesa romanica, la basilica. Dopo il Duomo, è la chiesa più milanese che ci sia: conserva le spoglie del santo che ha fatto grande la città ed è costruita di mattoni e di fede.
Ci entri due volte: prima nel quadriportico che ti accoglie come in un abbraccio, poi nell’interno, silenzioso e sacro. Lo sguardo si volge all’alto e all’intorno. Gli arconi a tutto sesto, i pilastri possenti, le tante cappelle, ti parlano di una fede che nasce dalla terra, che è dentro le case, che c’entra con la vita.

Maestri

«Aldo Rossi in particolare mi ha insegnato a guardare la realtà. Per Aldo Rossi tutto era spettacolo, la realtà stessa era spettacolo, la vita quotidiana era spettacolo. E questo spettacolo andava messo in scena. Ricordo che questa scoperta per me è stata determinante. Il mio apprendistato di architetto è stato segnato da questo nuovo e affascinante punto di vista, un punto di vista che mi ha consentito di capire i rapporti tra tutte le arti della rappresentazione. Così quando Aldo Rossi parlava di Luchino Visconti, di Thomas Mann, di Mario Sironi si capiva che quel che teneva insieme questi artisti e lui a loro era il punto di vista da cui tutti loro guardavano la realtà: la realtà come spettacolo, la città come “scena fissa della vita degli uomini”, come luogo di cui stupirsi ogni giorno così come come ci si stupisce della propria esistenza. È lo stupore forse il carattere più evidente della straordinaria personalità di Aldo Rossi, la sua capacità di stupirsi sempre, dell’architettura come della vita».

(intervista ad Antonio Monestiroli, AIÓN, 11/2006)

Wojtyla da vicino



"Come mi accoglieranno i romani, cosa diranno di un Papa venuto da un Paese lontano?". Un attimo prima che i cerimonieri aprissero le ante della loggia della benedizione, la sera del 16 ottobre 1978, Karol Wojtyla, appena divenuto Giovanni Paolo II, pensava a come Roma avrebbe guardato a "un Pontefice straniero dopo i bellissimi e importanti Pontificati del Novecento". Questa rivelazione è del cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, per trentanove anni segretario particolare di Wojtyla. 

"Mi confidò - racconta oggi il cardinale - la sua preoccupazione per Roma quando potei avvicinarlo, vincendo l'emozione di vederlo per la prima volta vestito di bianco. Mi disse anche che appena affacciato si era rassicurato perché nell'accoglienza della gente in piazza San Pietro aveva percepito un sentimento di speranza. Ecco, disse proprio così: ho sentito la speranza. Aggiunse che guardare la piazza dalla loggia gli aveva rafforzato la consapevolezza di essere Papa in quanto vescovo di Roma. Insomma, tra il Papa polacco e Roma era stato amore a prima vista. Ne era felicissimo e quando, negli anni, tornava col pensiero a quella sua preoccupazione iniziale lo faceva proprio per confidare di sentirsi più che mai 'romano de Roma' ".

Leggi la bellissima intervista a Stanislaw Dziwisz pubblicata sull'Osservatore Romano a 30 anni dall'elezione di Giovanni Paolo II al soglio pontificio.

mercoledì, ottobre 15

Meno uno

"Allora, Gianni, continuerai a spararle le tue cazzate?".
Vorrei tanto averla fatta io questa domanda a Vattimo, che oggi ha tenuto la sua ultima lezione all'università. L'unica consolazione è che, comunque, qualcuno gliel'abbia fatta.

martedì, ottobre 14

Déjà vu

Finalmente si fa sul serio. Li aspettavamo. Dopo le vacanze in Sardegna sulla barca di papà, lo scazzo di settembre e qualche rapido preparativo, eccoli qua, sulla prima pagina del Corriere, qualche centinaio di studenti che qui ci ostiniamo a chiamare ignoranti, a strillare la loro democrazia.

Licei e università occupati, perché l'importante è muoversi al suono delle solite vecchie parole d'ordine - le stesse dei loro padri, private di originalità, ripetute ma non pronunciate - piuttosto che far muovere, per una volta, il pensiero.

Questi i fatti visti dal Corriere, questi quelli visti dal Giornale (bell'articolo di Michele Brambilla sulle "Lezioni di corteo", sì, avete letto bene), e qui un'intervista del Sussidiario.net alla povera Mariastella.

Qui sotto invece il giudizio tratto dal volantino del CLDS (Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio), il meglio letto a proposito finora:
"Il Governo dovrebbe inoltre lasciare libertà nella gestione del turn-over a quegli atenei che hanno spese di personale inferiori al 90% del FFO, concordando invece specifici piani di rientro con gli atenei con spese di personale superiori.
Si tratta in sostanza di riformulare le regole del gioco, lasciando alle università il tempo e la
possibilità concreta di partecipare alla competizione.
Da parte loro le università non possono arroccarsi su posizioni di pura conservazione dello status quo e non dovrebbero chiedere nell’immediato più soldi, ma più prospettive. In particolare occorre accettare l’idea che il sistema esige una differenziazione tra atenei per procedere positivamente a una selezione delle eccellenze.
Inaccettabili, oltre che inutili, sono i tentativi (in atto in alcuni atenei) di occupare le facoltà e di
bloccare il regolare svolgimento delle attività didattiche o gli appelli d’esame e di laurea.
Iniziative di questo tipo non sono altro che sciacallaggio politico sulla pelle degli studenti che sono l’anello più debole della catena".

Scarica il volantino.

lunedì, ottobre 13

Fuksas o Fuffas?


Uno sguardo impietoso ma nemmeno troppo irrealistico sull'architettura contemporanea. Da riderci, se solo non si trattasse delle nostre città.

Crisi/2

"Questa crisi mostra la pericolosa utopia di un divorzio tra finanza ed economia reale. Ma, così facendo, svela anche una concezione dello sviluppo, del lavoro, dei soldi e in definitiva di noi stessi. Su che cosa si fonda la vita di una persona e di un popolo? L’homo oeconomicus è una dimensione dell’uomo come tale; il mercato non è separabile dall’assetto ideale e operativo di una società. Non si può pretendere che esistano mere soluzioni di sistema, che sollevino dall’onere di ripensare che uomini siamo e vogliamo essere, a che cosa siamo realmente attaccati e che cosa vogliamo costruire. I due livelli sono inscindibili, decidono il volto dei singoli e dei popoli. Forse è per questo che quelli che taluni ritenevano “italici vizi” (leggi piccola e media impresa e distretti industriali) si rivelano oggi come virtù?"

Leggi tutta la rassegna stampa CLU dal 30 settembre al 13 ottobre 2008.

Crisi/1

Istruzioni per l'uso

Risultati di svariati studi sulla felicità. Gli estroversi sono più felici degli introversi; gli ottimisti sono più felici dei pessimisti; le persone sposate sono più felici dei single, le persone con figli non sono più felici delle coppie senza; i conservatori sono più felici dei progressisti; chi va in chiesa è più felice di chi non ci va; i laureati sono più felici degli altri, ma chi ha un dottorato è meno felice di chi ha una laurea di primo livello; le persone che hanno una vita sessuale attiva sono più felici; gli uomini e le donne sono ugualmente felici, ma le donne hanno una gamma di emozioni più vasta; una relazione extraconiugale rende più felici, ma non compensa la profonda tristezza che si prova quando si viene scoperti e lasciati dal partner; le persone sono al livello minimo di felicità quando stanno andando al lavoro; chi è impegnato è più felice di chi non ha da fare; i ricchi sono più felici dei poveri, ma non di molto. (il Giornale, 5 ottobre)


E io stupido che pensavo che la felicità accadesse così, come un bel giorno.

Da seguire

Spirit of America è il bel blog di Marco Bardazzi, uno dei nostri migliori giornalisti esportati negli Usa. Per capire qualche cosa di elezioni americane e seguire la lunga corsa di Obama verso la presidenza - almeno secondo quanto dicono i sondaggi - bisogna per forza passare da qui.

domenica, ottobre 12

Milano di nuovo

Come la certezza d'un amore renda più bella una città è un mistero su cui qui ancora ci si interroga. Ci si rallegra, ci si stupisce e ci si interroga.

sabato, ottobre 11

Fratelli diversi

Partecipare a una messa neocatecumenale a Milano e scoprire che il concetto di "cattolico" è molto più ampio di quanto pensassi. Prenderne atto e provare a immaginare che cosa direbbe papa Ratzinger se fosse seduto al mio fianco.
Uscire dalla chiesa, lasciarsi alle spalle la predica nella forma assembleare, la comunione seduti, il ballo intorno all'altare e rimpiangere tanto il canto gregoriano.
Ricordare le parole di Guardini: "La liturgia ha in sé qualcosa che fa pensare alle stelle, al loro corso eternamente uguale, alle loro leggi inviolabili, al loro fondo silenzio, all’ampiezza infinita in cui si trovano. Chi vive realmente in essa, si assicura la verità, la sanità e la pace nell’intimo dell’essere". Qui, dopo quasi due ore, fa pensare solo alla voglia di tornare a casa, e assicura un gran mal di testa.

Grazie Corriere

Pensavo che con i titoli sulla catastrofe economica mondiale avessi letto tutto. Avessi avuto, anche per oggi, la mia buona dose di cattive notizie giornaliere. Poi continuo a sfogliare il Corriere e mi imbatto nelle immagini di centinaia di studenti - ma forse sarebbe meglio dire asini, non uno che conoscesse il motivo del suo essere in piazza e tantomeno la riforma della Gelmini - e il giornalista che falsamente preoccupato titola: "Bruciato un grembiule a Bergamo", e io che osservo "chissenefrega", e Veltroni che, orgoglioso per principio, rivendica "questi sono i nostri ragazzi".
Ma poi, prima di riporre l'autorevole quotidiano, mi cade l'occhio sull'editoriale di Giovanni Sartori, e non si può non leggere l'editoriale di Giovanni Sartori, tanto più se si chiama "Buonsenso e cretinismo". Sul finale, a proposito del Papa e del suo no all'uso dei contraccettivi, il nostro maestro del pensiero azzarda: "Come San Tommaso, io credo in una ratio confortata fide e diffido della fede senza ratio". Penso: sono a posto. Sartori che insegna San Tommaso a Ratzinger e gli dà lezioni sul rapporto fede-ragione è senza dubbio il meglio del giorno. Adesso ho letto veramente tutto. Grazie Corriere.

venerdì, ottobre 10

"Travolti da un insolito listino"


Qui si parla poco d'economia - di ciò di cui non si sa parlare, è meglio tacere, parafrasando Wittgenstein.
Ma non vuol dire che non se ne legge, per esempio su www.ilsole24ore.com o su http://sofia.splinder.com/

Buona crisi a tutti.

giovedì, ottobre 9

La cognizione del dolore

Davanti alla malattia, alla morte, e in senso più generico al dolore umano, non si trova chi resti indifferente, chi non avverta anche solo un poco di tristezza, o chi non bestemmi, perlomeno.
Più frequentemente ci si imbatte in chi ha una reazione solidaristica, d'una solidarietà però a tratti meccanica, quasi indotta dall'ambiente. Come ci fossero sentimenti convenzionati per certi tipi di circostanze. Quasi desse scandalo non sostenere la ricerca contro il cancro, per la quale però si mette mano al portafoglio con la stessa partecipazione umana con cui si finanziano i progetti per salvare la foresta equatoriale, o per i più sensibili si adotta un cane abbandonato - e infatti poi gli uomini veri li lasciano morire di fame e di sete, "per pietà".
La compassione ha lasciato il posto al filantropismo, la commozione è scambiata con la lacrima di rito. Perché il cuore può scomparire anche sotto ai buoni sentimenti e alle buone maniere di una vita in cui noi - noi! - in fondo non ci siamo mai.
Ma c'è anche chi invece il dolore lo sa guardare in faccia, al male gli sa dare un nome, della speranza conosce le ragioni.

Due concezioni e due articoli:
"Lo stadio pieno per Borgonovo". (da Corriere.it)
"Ecco il mio piccolo Gesù deforme" (da Tempi.it)

mercoledì, ottobre 8

Tutto il peggio di Facebook secondo Annalena

"Dopo che una giovane collega ha lasciato il fidanzato con cui doveva sposarsi pochi giorni fa per via di facebook (la follia di una notte del fidanzato ha scritto su facebook alla collega e a tutti i suoi contatti, comunicando trionfante l’accaduto e allegando foto-prova), a questa colonnina è stato chiesto di farsi servizio pubblico e denunciare la pericolosità sociale dell’aggeggio sfasciafamiglie (...)".

Leggi tutto l'articolo "Cielo, mio Facebook" di Annalena Benini pubblicato oggi sul Foglio.

martedì, ottobre 7

Ateo devoto difende le ragioni della Chiesa da un suo cardinale in materia d'amore

“La prossimità corporea delle persone prima del matrimonio è un fatto”, dice eufemisticamente il cardinal Martini. E’ vero: i ragazzi e le ragazze, anzi ragazzini e ragazzine (e poi su su con l’età le cose cambiano ma non di molto) scopano come pare a loro, e piace (non sempre piace, per la verità). Martini ne desume che la chiesa non ha riconosciuto questa realtà, le si è messa contro, ha perso autorevolezza, e quindi dovrebbe chiedere scusa per l’enciclica Humanae vitae scritta da Paolo VI nel 1968, il testo che diede scandalo e mise il Papa in una situazione di tormentosa solitudine.
(...)
Penso anche io che “la prossimità corporea delle persone prima del matrimonio è un fatto”, ci mancherebbe, ma non ne deduco che l’ultima istituzione capace di ragionare d’amore, cioè la chiesa con la sua dottrina cattolica e la cultura cristiana in generale, debba rinunciare alla propria esperienza e alla parola razionale per prosternarsi in un mea culpa di fronte alla libera libido moderna. Perché mai? Può essere, e lo dico da laico, lo dico accettando senza obblighi di coscienza e di fede la diagnosi e le indicazioni di Benedetto XVI e dei suoi predecessori, può essere che la “prossimità”, la promiscuità, il divorzio, l’aborto, l’infertilità generalizzata siano testimonianze straordinarie di amore moderno, ma può essere vero il contrario. Vogliamo continuarla questa discussione, o vogliamo chiuderla con le scuse oscurantiste della chiesa cattolica, con una bella abiura, e con il trionfo del secolarismo più invadente, ideologico e saccente?"

Leggi qui tutto l'editoriale di Giuliano Ferrara (Il Foglio, lunedì 6 ottobre 2008)

mercoledì, ottobre 1

Sul viaggio

Nell'immagine del viaggio c'è sempre l'illusoria convinzione che, partendo, i pensieri più gravosi restino a casa, come se a Venezia la testa e il cuore non fossero, per chissà quale strano motivo, più i tuoi.
Poi arrivi e ti accorgi che cambia la scena - qui fatta di barche e di ponti, del San Giorgio di Palladio e di un cielo che cade piano nella luce di un sole pallido, eppure a momenti luccicante, gagliardo - ma tu ti sei portato ugualmente dietro te stesso, "per fortuna", diresti poi.

Ancora una volta ti salva il più piccolo avvenimento. È la scritta dello stemma del Patriarca, là in alto, sul palazzo dell'arcivescovado, a dire già tutto. Che cosa non fa più mancare la vita.

lunedì, settembre 29

Happiness only real when shared


Sulla brutta scoperta che a volte non basta nemmeno vincere un derby con gol di Ronaldinho per tornare a casa contenti.

sabato, settembre 27

Apocalisse amore

Il cuore degli uomini è un abisso, anche /

il tuo che ora indolente /
dal petto come dai vetri rotti /
di un auto /
si alza e si rovescia a guardarmi, /

un grande occhio /
pieno di fuochi...

(Davide Rondoni)

giovedì, settembre 25

Scienza & Vita: quella legge sia pro life

Comunicato del 25 settembre 2008

I recenti pronunciamenti giurisprudenziali sulle questioni di “fine vita” e l’orientamento del Parlamento a regolamentare la materia inducono l’Associazione Scienza & Vita a partecipare al dibattito pubblico su un’ipotesi legislativa. Scienza & Vita ribadisce i principi che ha sempre sostenuto a tutela della vita umana e della sua indisponibilità e auspica che un eventuale intervento legislativo si ispiri a quel “favor vitae” che è la vera matrice unificante dei valori costituzionali.
A questo proposito l’Associazione riafferma: Sì ad una legge che proibisca l’eutanasia in tutte le sue forme e l’abbandono del malato; No all’accanimento terapeutico; Sì all’alimentazione e all’idratazione come sostegno vitale; Sì alle cure palliative e alla terapia del dolore; Sì alla promozione di ogni forma di assistenza e di sostegno al malato e alla sua famiglia; Sì al rafforzamento della relazione medico/paziente, basata sull’alleanza terapeutica, quale luogo in cui si collocano sia le volontà del paziente, dichiarate in modo “certo” e “inequivocabile”, sia la responsabilità del medico – in ogni situazione clinica – di valutare in scienza e coscienza nel rispetto del bene supremo della vita; No ad una legge sul testamento biologico come forma di autodeterminazione quale scelta insindacabile su come e quando morire.


Fa eco Francesco Agnoli: "I laicisti trionfano" (Il Foglio, 25 settembre 2008)

"Se ben comprendo alcune dinamiche, mi sembra che, ignorando prese di posizione in senso contrario, ad esempio da parte di personalità come Adriano Pessina e dei medici di “Medicina e persona”, si ipotizza che la congiuntura politica sia tale da permettere di ottenere un successo, una legge cattolica, o meglio, una legge rispettosa del diritto naturale. Il mio ottimismo, in verità, è assai più moderato: preferisco resistere, in trincea, tenendo alti i principi, le posizioni, che gettare il pallino nell’agone parlamentare, da cui poi non si può mai tornare indietro: possiamo prevedere cosa succederà?"


In Triennale con Sottsass


martedì, settembre 23

Bagnasco cambia rotta e Ferrara non ci sta

23 settembre 2008
Eminenza, qui la cosa non funziona
Il capo dei vescovi molla una posizione strategica sul tema della vita

di Giuliano Ferrara

Eminentissimo e reverendissimo cardinal Bagnasco, stavolta non siamo proprio d’accordo. La sua di ieri fu una prolusione buona e onesta, ma la parte relativa al testamento biologico, altrimenti detto dichiarazioni o direttive anticipate, dava l’impressione di una rinuncia. Di più, le sue parole di accettazione del testamento biologico davano l’impressione di una risposta intimidita e confusa a una cultura postmoderna che si mangiucchia pezzo per pezzo non tanto, ciò che non è la nostra specialità, la dottrina della chiesa, quanto ciò che resta della resistenza culturale al relativismo soggettivista. Se abbiamo capito bene, al di là dei dettagli e delle interpretazioni, il cuore del suo intervento sul caso di Eluana Englaro, e la sua novità, è in questo: fate pure una legge in cui si registri come norma universalmente valida la volontà soggettiva sul tema di come si desidera morire.

La vita è un tabù, nel senso che è un mistero. Nel mondo liberale figlio della cultura creaturale giudeo-cristiana e del suo concetto di persona titolare di diritti innati, “life, liberty and the pursuit of happyness”, la vita è un dogma costituzionale. Se le cose stessero altrimenti e laddove effettivamente stanno altrimenti, della vita si potrebbe fare, e si fa in effetti, quel che si decide di fare di volta in volta, in base a considerazioni di arbitrio soggettivo che si fanno legge, cultura, norma giuridica e morale. Al servizio anche della morte, se necessario, come nei casi dell’aborto volontario e dell’eutanasia. Se su questo fronte la chiesa cattolica tiene, tutto tiene, in un certo senso. I tabù sono fatti anche per essere elusi o violati o trasgrediti. Ma abbatterli e proclamarli morti e sepolti di fronte al mondo equivale ad abbattere il mistero, che è il pane della fede e della comunione liturgica nella chiesa, se non erriamo. Per quanto ci riguarda, peggio ancora, equivale a recidere quel “legame” di intelletto e d’amore che dà senso a una civiltà liberale e alla libertà. Equivale a trasformarla piano piano, passo dopo passo, in una democrazia libertaria su fondamento ateo e materialista. Puoi rifiutare una cura e lasciarti morire. E’ un fatto. Ma una legge che stabilisca questo fatto come diritto è un’altra cosa. Se la legge sia accettata e filtrata dal pensiero cristiano, è un’altra cosa ancora.


Ecco cosa aveva detto il giorno prima l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei ai vescovi italiani.

"Si è imposta una riflessione nuova da parte del Parlamento nazionale, sollecitato a varare, si spera col concorso più ampio, una legge sul fine vita che – questa l’attesa − riconoscendo valore legale a dichiarazioni inequivocabili, rese in forma certa ed esplicita, dia nello stesso tempo tutte le garanzie sulla presa in carico dell’ammalato, e sul rapporto fiduciario tra lo stesso e il medico, cui è riconosciuto il compito – fuori da gabbie burocratiche − di vagliare i singoli atti concreti e decidere in scienza e coscienza”.


E qui il bravo Piol osserva che cosa è cambiato rispetto a quanto aveva affermato Ruini sul caso Welby.

lunedì, settembre 22

«Papà, perché...?»

2. Perché dei dipendenti dovrebbero esultare al veder fallire l'azienda per cui lavorano?

Un malriuscito tentativo di risposta qui.

Infographic

venerdì, settembre 19

Corrispondenze

Maggio 2006 - Oriana Fallaci: Sai, mi dispiace molto morire. Infatti me ne vado con molti dispiaceri, ma il dispiacere più grosso è averti trovato così tardi e aver passato così poco, troppo poco tempo con te. Non so nemmeno chi eri, com’eri. Di te so soltanto chi sei oggi, una persona nella quale mi riconosco completamente, sebbene io sia completamente diversa da te.

Leggi il carteggio tra Monsignor Rino Fisichella e Oriana Fallaci.

martedì, settembre 16

«I miei sogni in uno scatolone»

«Il venditore di caffè e ciambelle all'angolo tra la Settima Avenue e la Cinquantesima Strada da questa mattina sarà senza clienti. Dovrà trainare il suo baracchino da qualche altra parte: i ragazzi di Lehman Brothers non esistono più. Pieno di rabbia ha attaccato un cartello scritto a pennarello sopra il termos fumante: "Non si servono giornalisti". Non ha dubbi: "Hanno creato il panico, fatto scappare gli azionisti e ucciso una banca che si poteva salvare".

Il palazzo è assediato dalle telecamere, dieci camion con l'antenna satellitare si sono piazzati durante la notte lungo i marciapiedi, i turisti fanno la fila per farsi fotografare davanti al simbolo della fine di un'altra epoca del capitalismo. I diecimila dipendenti di questo grattacielo entrano in silenzio, hanno l'ordine di non parlare. Domenica sera, quando il sito internet del New York Times per primo aveva dato la notizia della bancarotta, hanno capito che era davvero finita (...)».


Leggi tutto l'articolo di Mario Calabresi su Repubblica.it

«Papà, perché...»

1. Perché se il petrolio è sceso da 140 a 91 dollari al barile il prezzo della benzina resta invariato?


Word-ing inaugura una piccola rubrica fatta di domande semplici come quelle che un bambino farebbe a suo padre. Alcuni sorrideranno con superiorità, altri forse ci penseranno su almeno qualche istante, nessuno risponderà.

lunedì, settembre 15

Sgarbi Vs Parente, secondo round

Ridicola intervista del grande Vittorio Sgarbi che risponde a Parente. Lo scrittore, in una durissima lettera aperta pubblicata su Dagospia, accusa senza mezzi termini la Bompiani, casa editrice (gruppo Rcs) diretta da Elisabetta Sgarbi. Questa avrebbe deciso di cancellare la prevista pubblicazione di un saggio su Proust dello stesso Parente, come "vendetta" del litigio a colpi di sms avuto tempo fa con Vittorio, che dice: «Parente si deve rassegnare che se vuole vendere non deve essere il coglione che è ma dedicarsi a scrivere buoni libri. Quante copie potrebbe sperare di vendere di un saggio su Proust? Cinquecento?!»

Leggila su http://dagospia.excite.it/articolo_index_43590.html

«L'università nell'ombra»

«Lascio da parte una valutazione del precedente ministro dell'Università: negativa, anche se a sua scusante può invocare la fragilità del governo di cui era parte e la sua breve durata. Il governo in carica è però robusto e sembra destinato a durare: qual è il disegno del ministro Maria Stella Gelmini? Per ora vediamo azioni, previste in alcuni articoli del super-decreto legge tremontiano di finanza pubblica, il ben noto 112/88: azioni gravide di conseguenze, ma di un disegno di lungo periodo neppure l'ombra. Il fondo di finanziamento ordinario delle università viene progressivamente ridotto e le assunzioni di personale tagliate: insomma, le «bestie-atenei» vengono affamate. Dove possono rivolgersi per nutrirsi? Si trasformino in Fondazioni di diritto privato — questa è la risposta dell'articolo 16 —, diventino più efficienti e cerchino risorse nella società civile: hanno voluto l'autonomia? La usino. «Maestà, il popolo non ha pane (pubblico). E allora si nutra di brioches (private)»: come non ricordare la famosa battuta attribuita a Maria Antonietta di fronte a questa operazione? (...)».

Leggi tutto l'editoriale di Michele Salvati su Corriere.it