Ma perché tradurlo? Non le bastava leggerlo?
Non mi bastava. Volevo gettarlo come un ingombrante monumento dentro la nostra letteratura.
Le infinite traduzioni che delle lettere esistono mi sembrano prese da uno strano bisogno esplicativo. Come se ad ogni parola il traduttore volesse ammonirci: guarda che Paolo, qui, a questo punto, vuol dire questo...
In esse, ciò che mi è sempre sembrato mancare è la totalità per nulla esplicante dell'originale; quel fissarti; quel prenderti di fronte come i grandi ladri dello spirito.
Perché proprio la prima lettera ai Corinti?
Perché è quella incentrata sulla Carità e sulla resurrezione. Non ho mai potuto dimenticare l'impressione di affondare, non so se in un abisso o in un abbraccio, che ebbi quando, ragazzetto, attaccai per la prima volta il frammento 13: "Se le lingue degli uomini - conosco...".
(Due domande a Testori sulla Traduzione della prima lettera ai Corinti)
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