Se ti invitano a parlare di riforma universitaria in un liceo statale della periferia di Milano assieme a due ragazzi dei centri sociali, accetti di buon grado - al tuo liceo di assemblee dei collettivi non ce n'erano - e ti prepari a tutto. Meno che all'imprevisto.
Così, dopo che in dieci minuti hai provato a riassumere due leggi e due decreti a ragazzi di nemmeno 18 anni che non hanno mai sentito parlare di università se non forse, una volta, dal fratello maggiore, e dopo che i due giovani, di quelli che "noi facciamo i cortei senza autorizzazione e voi non capite in quella piazza con gli altri 250mila quanto eravamo felici", scambiano l'occasione per un reclutamento coatto per il corteo dell'indomani, l'imprevisto succede davvero.
Ha la faccia semplice di un ragazzino dall'aria sveglia e dalle parole disarmanti: "Scusate, ma su 250mila, quanti sapevano perché stavano manifestando?". E tu, con la mano davanti alla bocca, provi a nascondere il sorriso per non far capire che la domanda l'avresti voluta fare tu, ma non potevi.
Ha il rumore dei fischi, sacrosanti, di ragazzi che saranno pure piccoli e inesperti, ma capiscono benissimo quando qualcuno li sta prendendo in giro. Non c'è Onda che tenga.
Ma soprattutto ha la voce dei tre studenti che hanno organizzato il dibattito - uno alto coi rasta biondi, l'altro capelli lunghi e kefiah al collo, la terza una bella liceale che riceve gli applausi a prescindere - che ti chiedono di continuo come sia possibile rispondere a questa emergenza senza scendere in piazza. E cosa significa rimettersi a costruire quando viene da scioperare. E staresti lì una settimana, se potessero anche solo intuire che l'unica rivoluzione è il cambiamento di te che cambia l'ambiente in cui sei. La tua scuola, l'università, tutta l'Italia. Dall'insistenza della domanda, dal modo in cui ti guardano e da come ti ringraziano, qualche cosa devono avere intuito.
Incontrassi oggi qualcuno di quelli per cui i liceali sono solo bullismo e poca voglia di fare, gli diresti che non ha capito nulla. Guardarli invece dà speranza. Portano con sé una forza ideale - se educata, porterà lontano - ancora libera da ogni interesse, che tanti universitari non sanno già più di possedere. E una semplice assemblea d'istituto in quel momento diventa la cosa più importante del mondo, per la quale combatterebbero qualsiasi battaglia.
sabato, novembre 29
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8 commenti:
bello!
dov'era?
nic
Al Maxwell, vicino a Cimiano. Liceo scientifico tecnologico e Istituto tecnico aeronautico.
Evviva!
ammettilo che poi quello che ha fatto la domanda è stato sprangato a sangue...
No per fortuna la platea era più incline a destra che a sinistra (scuola aeronautica, ambiente militare...).
Oggi in compenso al Besta mi sono trovato al tavolo un maestro elementare il più compagno dei compagni. Mi sono lanciato in una strenua difesa della scuola non statale e del buono scuola!
perchè 'per fortuna'?
Perché erano persone non pregiudizialmente contrarie alla riforma solo perché varata dal governo Berlusconi. A sinistra è più difficile trovarne, soprattutto su questi temi. Non sono mancate però eccezioni.
Si infatti, ma non è che sei tu LM10, che sei "PREGIUDIZIALMENTE CONTRO", per inverso, a tutto ciò che "non venga" dalla 'destra', o che cmq. riguardi schieramenti opposti.
A me sembra proprio, leggendo il tuo sito, che tu ti comporti in questo modo...
toni
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