domenica, dicembre 21

«L'architettura torni a essere un bene comune» _ Intervista ad Antonio Monestiroli

Antonio Monestiroli (sulla destra) con Renzo Piano

A sei anni dall'evento che la porterà all'attenzione del mondo, sul destino della città pesa il cinismo di tanti operatori. «Si fanno i progetti per valorizzare le aree, se e come vengono costruiti non interessa a nessuno». L'addolorato j'accuse di uno dei padri nobili dell'architettura milanese.



Andare. Andare per tornare. Usciamo dal cancello della vecchia “sciostra”, uno di quegli edifici a ballatoio lunghi e stretti dove si producevano e si conservavano le merci milanesi, che si affaccia sul naviglio pavese, con in mente queste parole.
Sono quelle che Antonio Monestiroli ci ha appena detto nel suo studio, e che potrebbe rivolgere a uno dei suoi tanti studenti. Perché «in Italia oggi non c’è spazio per l’architettura».

È tra i maggiori architetti italiani, si è formato alla scuola milanese di Ernesto Rogers, suo maestro d’elezione insieme a Ignazio Gardella e Aldo Rossi. Oggi insegna alla Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano, di cui è stato il preside fino al luglio scorso.
Dopo decenni di impasse, finalmente a Milano si muove qualcosa.
Si muove qualcosa in peggio. Con delle contraddizioni evidenti. Ultima la proposta di Masseroli (assessore allo Sviluppo del Territorio, ndr) di portare il numero degli abitanti da 1,3 a 2 milioni, che mi sembra davvero strana.

(...)

Milano deve crescere creando relazioni ampie. Il modello è l’Olanda: è grande come la Lombardia e ha lo stesso numero di abitanti. Quando vado a insegnare a Delft, alla sera vado a cena ad Amsterdam, e poi a dormire a Utrecht. Pensa che città straordinaria sarebbe la Lombardia dai laghi di Como, Varese, alla campagna di Pavia, Cremona…! Si potrebbe abitare sul lago e lavorare a Milano.

Quali i primi passi da compiere in questa direzione?
Il rafforzamento delle infrastrutture. Perché il policentrismo esiste se c’è un sistema efficiente di trasporto pubblico. Bisogna individuare le direttrici di sviluppo: avere sostenuto che il nord-ovest è una direttrice che culmina con Varese e Malpensa, è stata una scelta giusta. Questo vale anche a est, fino a Brescia. Ma a Brescia bisogna arrivarci col treno in 30 minuti, non in un’ora come adesso.


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6 commenti:

Anonimo ha detto...

l'aumento del numero degli abitanti della Città di Milano di 700 mila unità senza alcun controllo urbanistico-(infra)strutturale è una FOLLIA ke può albergare in un numero limitato di cervelli; uno di questi è ben noto essere quello di quello squalificato assessore che risponde al nome di Masseroli.
I giuochi di potere hanno strade infinite e incontrollabili.
Cime darti torto, caro Monestiroli.

LM ha detto...

Secondo l'assessore, l'aumento degli abitanti sarà conseguente (e non antecedente) a una città con una maggiore qualità ambientale, meglio servita (anche dal punto di vista infrastrutturale), più accessibile economicamente. E' una scommessa sicuramente interessante, che però sarebbe meglio giocare tenendo conto delle questioni culturali che Monestiroli ha sollevato nel suo intervento.

tobia ha detto...

la convinzione che l'aumento di densità non sia accompagnato da un accurato studio infrastrutturale è evidentemente dovuta all'ignoranza della formazione di masseroli (ingeniere), la cui pecca sta piuttosto nella troppa attenzione a questo aspetto rispetto ad atri fondamentali per la città.
Questa provocazione è infatti supportata da studi validi sulle capacità insediative di ogni luogo.

Credo che la città policentrica, modello più che valido, sia quasi un'utopia in italia, dove si fatica persino a fare un piano intercomunale. Ritengo comunque che sia una strada percorribile ma a monte deve stare una riforma istituzionale e culturale.

teo riva ha detto...

Olanda modello insomma..
e non è neanche tanto lontana
per andarci a studiare/lavorare!

LM ha detto...

Hai ragione, ogni comune considera il proprio territorio una proprietà esclusiva, e non una parte di un sistema più ampio. Solo il comune di Milano e la regione Lombardia avrebbero politicamente i mezzi per cambiare le cose, ma pare non ci sia la volontà.

Anonimo ha detto...

Affibbiare il termine 'utopia' alla realizzazione della Città Policentrica non mi sembra proprio corretto.
Ma sviscererei 2 aspetti.
Se parliamo di 'fattibilità tecnica', di 'possibilità', di 'se è realizzabile' (prescindendo da ogni ideologia, singolo parere, o regime sociale che sia) o allora il problema E' risolto dopo-domani mattina, tanto per star larghi coi tempi; ma di molto larghi.
L'essere umano c'ha dimostrato nella sua storia recentissima che è capace con le 'astronavi' di raggiungere quasi il pianeta Marte, e di approdare 40anni fa sulla Luna, non credo proprio che il 'concetto' (progetto reale, a qsto punto, ndr) di Città-Policentrica strettamente inteso nella Sua Natura sia NON-realizzabile.
Mi vien veramente da ridere (amaramente).
Stiamo VERAMENTE scherzando.
Fu maturo, e vide la luce ufficialmente nel '65/'66, per opera dell'Ing. LUCIO STELLARIO D'ANGIOLINI, professore e grande Urbanista, scomparso aimè negli anni '90. Ha più di 40 anni il concetto di città Policentrica!
Di policentrismo Milanese.
[PS: andatevi,se non l'avete mai prima d'ora fatto, tutti quanti a leggere, il breve ed intenso paragrafetto (lungo non più di 2/3 pagine di libo) contenuto nel coevo libro del professor Guido Canella "Il Sistema Teatrale a Milano" (Dedalo, 1966), ed intitolato "Struttura Dei Trasporti e Tendenza Insediativa", scritto proprio da L.S.D'Angiolini.]
Monestiroli lo conosce "Benissimo" questo 'filone di ricerca', e si riferisce senz'altro a quello quando parla in merito del concorso a progetti del Centro Direzionale di Garibaldi-Repubblica del '91(!).

MA.

Se parliamo di 'possibilità' nel fare, riferendoci a quella possibilità che ci vien '''generosamente''' concessa dagli organi di potere, dalle amministrazione, dalle entità Governative, dalla Provincia, dai Comuni potenzialmente coinvolti nell'intento, dagli aSSESSORI ('a' rigorosamente 'minuscola'), dal padronato, ecc... e dai "giuochi di potere", allora si staremo veramente freschi.
Qui si parla di Utopia con la 'U' maiuscola, e penso (e sfido!) che nessun mi darà torto su questo.
E voglio generalizzarla a tutta la quota parte del mondo del potere, e della (bassa e infima oltre ogni limite oggigiorno) CLASSE DIRIGENTE: di ogni tipo di color e schiramento politico, di destra o di sinistra, al potere o all'opposizione, che sia credente o atea. E quante più sfaccetttature avete più mettetene.
Per quel che mi riguarda van tutti a finire nello stesso calderone.
Dirigenti (reazionari) o opportunisti.
Questa è utopia. A nessuno, e ho detto NESSUNO, potrà MAI interessare il concetto di "Città Policentrica"; nessuno di Loro avrà giammai Interesse nel proporlo e farlo. Fuoridiscussione.
E' importante che per l'Expo del 2015 riusciremo a far arrivare nel nodo altre 700mila persone.
Che vivranno tutte bene! sia chiaro! Tutte quante avranno da parte del Comune di Milano i migliori servizi, urbani ed extra-urbani. Ogni tipo di privilegio!
E ciascun avrà la sua automobilina, mica gliela vorremo negare. In una metropoli tanto opulenta non è chiedere la Luna avere UNA macchina.
Non scherziamo.

Che poi 3milioni di macchine non stanno nelle strade di Milano neachè pigiate con la pressa...Bhè...
questo era un "'effetto collaterale"' che non è di 'Loro competenza'.

Buon anno.