Non bisogna censurarlo, Michele Santoro. Bisogna lasciarlo fare. Anzi, strafare. Come ha sempre fatto, del resto. Michele è il più anarchico tra i big della tivù italiana. Non ha partito, tranne il suo. Non ha padrone, tranne se stesso. Considera irrilevante il colore di chi lo fa lavorare. È stato nella Rai della Prima Repubblica. Poi a Mediaset con Silvio Berlusconi. Poi di nuovo alla Rai della Seconda Repubblica. E qui, nel 2009, ci sta rendendo un servizio prezioso. Di cui dobbiamo essergli grati.
Il servizio è di testimoniare che la Rai non esiste più. Al suo posto è sorta una baraccopoli caotica, ancorché molto costosa. Dove non comanda nessuno. Dove i capi-baracca fanno di testa loro. Dove chiunque abbia un minimo di potere si dà la legge che preferisce. Dove i padroni veri, i cittadini che pagano il canone, sono dei paria senza diritti.
Leggi tutto l'articolo di Giampaolo Pansa su Il Riformista.
lunedì, gennaio 19
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento