Secondo appuntamento oggi con la scuola di politica, fortemente voluta dal Governator Roberto Formigoni, e ufficialmente decollata il 26 gennaio scorso.
Dopo il primo incontro, in cui Formigoni in persona ha parlato della propria storia che l'ha portato fino al piano più alto del Pirellone, soffermandosi su temi come bene comune, compromesso, squadra, comunicazione, e di cui vi daremo più ampio conto a breve su questi schermi, gli oltre 300 "studenti", dai 20 ai 45 anni (ma a giudicare da certe stempiature e imbiancature il range pare ancor più ampio), hanno partecipato a una grande lezione di economia.
Sussidarietà e liberismo, questo il binomio intorno al quale gli ospiti hanno animato la discussione per oltre tre appassionanti ore di lezione, interrotte solo dalla ripresa coi tutor nei gruppi di lavoro (dorotei, menscevichi, basisti, laburisti...) e da un coffee break oggi particolarmente castigato (d'accordo il primo venerdì di Quaresima, ma questa è ingerenza della Chiesa, è limitazione della libertà altrui, roba da lettera ai pastori).
Parla Quadrio Curzio, lui che di sussidiarietà in Italia è tra i maggiori conoscitori, lui che è preside di Scienze politiche in Cattolica (la migliore Scienze politiche d'Italia), lui che - ahimè - ha consegnato la laurea honoris causa a Romano Prodi. Ci travolge di schemi, freccine, formine, in un tripudio di Powerpoint che è al contempo la morte della grafica e dell'estetica. Corre come un matto, forse abituato alla campanella dell'università, ma lo capiamo, ci piace, lo applaudiamo tutti.
Poi è la volta di Beppe Pisanu, che ricordiamo come uno dei migliori ministri dell'Interno della seconda Repubblica, e ricordiamo bene. L'arte politica che si fa discorso misurato e parola appassionata, ci conquista presto, noi particolarmente sensibili alla retorica, specie se impeccabile. Mentre parla non vola una mosca, poi la platea si accende quando critica le liberalizzazioni del mai abbastanza lodato Bersani, affermando che "colpiscono soltanto i lavoratori autonomi e non sfiorano le concentrazioni di potere economico e sindacale che condizionano pesantemente il sistema economico italiano". Che verità, signori, che verità!
Preceduto dall'assessore Colozzi, e da Mario Mauro (per Pisanu "Mauro Mauro"), oggi forse più inopportuno del solito come moderatore, arriva trafelato uno dei personaggi più pazzi del giornalismo italiano, con un ritardo clamoroso e confusamente giustificato: Oscar Giannino, che dopo un inizio di carriera politica nei Partito repubblicano, lavora al Foglio come responsabile economia, quindi è vicedirettore del Riformista ai tempi di Polito e dal 2005 di Finanza&Mercati.
Il suo intervento punta in alto ed è compreso, secondo una ottimistica previsione, da 4 persone in tutta la sala: Formigoni, Quadrio Curzio, Pisanu, e Giannino stesso, più un quinto personaggio che scopriamo laureato in Economia, Giurisprudenza, Scienze Politiche e Storia. Il pubblico è visibilmente in difficoltà, il digiuno quaresimale annebbia le capacità intellettive, e la sensazione di ignoranza diffusa si traduce in un applauso da oscar...
Noi non ci spaventiamo quando non capiamo, ci appuntiamo su di un foglietto i libri da leggersi per una, almeno approssimata, comprensione di un mondo che più lo indaghi, più lo scopri grande, profondo, e caro.
Poi ci ricordiamo che siamo a scuola, e che siamo lì apposta, e che andiamo all'università (anzi a più di una) apposta.
Comunque, per chi non l'avesse capito, questa scuola di politica, è quel che ci voleva. Come sempre una grande idea del Governator, al quale lascio le ultime parole:
«C’era nell’aria un’esigenza di ritrovarsi insieme a fare politica. La politica non è una teoria, ma un’attività pratica. La scuola è concepita come aiuto a questo lavoro.
Perchè la scuola di politica?
Credo che questa è un’epoca in cui c’è bisogno di più persone che facciano politica nel modo giusto. C’è bisogno di più gente che sia tecnicamente preparata ma soprattutto appassionata.
Il coinvolgimento personale è il fattore decisivo nel fare politica. O ti metti in discussione tu con quello che comunichi, o non riesci a esser convincente nel tuo parlare al popolo.
Cosa vuol dire per noi scuola?
Rubo la risposta a don Gnocchi, che a padre Gemelli disse:
"Per noi educare non è cacciare delle idee nella testa dei giovani, ma tirarle fuori, suscitare delle libertà"».
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1 commento:
Dio benedica don Gnocchi. Un po' meno Quadrio Curzio [nonostante L'ILLUSTRE facoltà].
buona giornata!1
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