
Ci accolgono in una stanza con una tavolata che, alla faccia del venerdì di Quaresima, è tutta imbandita di panini con ogni tipo di salume, e visto che non si butta niente, ci tocca mangiare, e addio magro, e addio digiuno.
Lupi arriva a minuti, e dopo un giro veloce per conoscere i nuovi, la discussione entra nel vivo. Tema: le elezioni universitarie. Di che si tratta, perché impegnarsi, perché candidarsi. Per il desiderio di essere protagonisti del luogo in cui si vive e per la necessità di difendere e sostenere un certo modo di pensare l'università e lo studio.
Il "capo" - così tutti chiamano Lupi e così gli piace sentirsi chiamare - parla di sè, di quando era lui al nostro posto, prima nei consigli di facoltà e poi al consiglio comunale, su su fino al Parlamento italiano. Tutto il contrario di una riunione di partito, ma un confronto di esperienze, l'aiuto di chi è più avanti di noi.
Tra gli insulti del "capo" a Costola (in un altro modo, capo pure lui) e gli sfottò a Banni, il pranzo volge al termine. C'è tempo per alcune indiscrezioni su vallettopoli, e per le domande di Masche su Berlusconi e il Milan.
Poi ci salutiamo, ognuno al suo lavoro: chi in parlamento, chi in università a studiare.
A ricordare l'orizzonte del nostro impegno politico ci lasciano alcune fotocopie: sopra c'è il testo dello storico intervento di don Giussani ad Assago nel 1987 ("Senso religioso, opere, politica"). Da mandare a memoria.
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