giovedì, novembre 8

Morire in erasmus

Non c’è mai scampo, nemmeno a vent’anni, nemmeno in paradiso, nel lungo paradiso dell’Erasmus (arrivederci ragazzi, fate baldoria ché poi cambia tutto, passate qualche esame, raccontate quanto è stato bello, quanta gente, quante cazzate, e com’ero libero e pazzo, e com’ero adulto e giovane insieme). Tutta la libertà e la giovinezza, tutte le possibilità, gli spinelli, le chitarre, e nessuna madre a tirarti giù dal letto e urlare: studia deficiente, a che ora sei tornato ieri notte. Sono mesi, anni mirabili, è il periodo che nessuno scorda, quello in cui puoi diventare qualunque cosa desideri, per un po’: sciupafemmine, ribelle, zoccola, cameriera, cosmopolita, musicista da pub, fricchettone, intellettuale, semialcolizzato ma con brio. Poi si torna alla realtà e guarda, non puoi capire, è stato grandioso.
(Da Il Foglio di oggi, leggi qui il seguito).

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