domenica, novembre 11

Ma la domanda resta

La lettera (Il Foglio, 9 novembre):
Al direttore - Dunque, in quel di Puglia a un vescovo gli è andato in luxuria il cervello e a Luxuria gli è andato in pappa clericale. Ma la contraddizione maggiore è di Luxuria che si appresta a fare da testimone a un patto sacramentale che impegna gli sposi alla fedeltà fino a che morte non sopraggiunga, ad accogliere (non selezionare) i figli che Dio vorrà mandare, al mutuo sostegno di una vita, a fare di quell’unione un segno efficace dell’amore di Dio agli uomini. Tutte cose in cui Luxuria non crede. E se non ci crede perché presta se stessa come testimone per un gesto che deve apparirle come una pagliacciata, o un concentrato di arcaismi superstiziosi? Anzi, come un retaggio da superare sul cammino verso quel mondo giusto e naturale cui aspira? La tristezza maggiore è invece per quella parte di chiesa che non sa nemmeno sostenere le proprie ragioni e non balbetta nulla sulla solita tiritera del diritto negato agli omo, trans o no che siano. Nessuno che sappia dire il senso drammatico e bello di due esseri che si impegnano davanti a un Dio che li benedice e a una comunità che li sostiene, perché il loro amore sia la via privilegiata al loro stesso compimento e al servizio alla comunità umana cui appartengono? Si chieda dunque a Luxuria di rispettare la sacralità di quel gesto, e non trattarlo come irrealtà, pagliacciata o commedia degli inganni dove, qualsiasi cosa si dica e si faccia, tanto nulla conta perché nulla è reale, se non il sentimento della sua predilezione per la cuginetta. Il problema è che ormai anche per tanti cattolici, e, peggio, per tanti preti è così. Commedia degli inganni, gesto a cui non si crede intanto che lo si compie.
Emiliano Ronzoni, Milano

La risposta di Ferrara:
I lettori servono a questo, non a farsi definire padroni del giornale da impiegati che servono con ipocrisia i loro editori, bensì a padroneggiare le questioni che i giornali affrontano. Domanda a Vladimir Luxuria: perché non risponde a questa lettera sincera?

E quella di Luxuria (Il Foglio, 10 novembre):
Al direttore - Sappia il lettore Ronzoni che mi sarebbe piaciuto tenere un profilo, più che basso, rasoterra. Il fatto è questo: mia cugina, che ho visto nascere, mi ha chiesto di farle da testimone. Non mi sono proposta io, ma ho accettato di soddisfare un suo desiderio. Prima di accettare mi sono informata se la mia condizione trans potesse essere dirimente in quel ruolo. Il matrimonio concordatario assolve anche alla funzione civile. Mentre il sacerdote è il testimone di Dio, gli altri testimoni devono certificare per lo stato che il fatto è avvenuto. Per
essere testimoni di nozze non è importante essere battezzati o cresimati né dichiarare adesione alla morale cattolica. Puoi essere ateo o di una religione diversa. Non così per il padrino di battesimo che, avendo una funzione di guida spirituale, deve essere battezzato e cresimato (requisiti che io avrei). Anche per l’annullamento del matrimonio al Tribunale della Sacra Rota il ruolo del testimone è irrilevante. Sarebbe stata una mia ingerenza se avessi chiesto al prete di sostituirmi alla sposa, ma mia cugina ha chiesto solo di farmi esercitare un diritto che hanno tutti. Senza quel divieto iniziale, non avrei usato il ruolo di testimone per rivendicare le mie battaglie né avrei pubblicizzato il fatto che una trans era testimone in un matrimonio concordatario. L’ho dovuto fare per riportare il vescovo a più saggio consiglio, al rispetto del diritto canonico e del Concordato. Cordialmente
Vladimir Luxuria, deputata

1 commento:

Anonimo ha detto...

Great work.