Leggo e pubblico.
Il Foglio, venerdì 14 marzo
«Al direttore – Domenica scorsa ho depositato alla cancelleria della Corte d’appello del Tribunale di Milano la famosa lista “Pro moratoria Aborto? No grazie. Con Giuliano Ferrara”. Ho già detto che infine, dopo il trasferimento della lista dei magnifici 12 dal Senato Lazio alla Camera in tutta Italia, non mi sono candidato poiché l’obbedienza è una virtù e mai un inciampo. Ho già conversato con l’amabile e severo Julián Carrón, nostro capo. Ho già spiegato al caro Giorgio Vittadini perché si può essere normalmente in disaccordo con Giuliano Ferrara, dirlo e scriverlo, senza obliquità, senza eccessi di zelo, rimanendo saldamente uniti su tutto quanto viene prima e dopo. Ho già dato una mia sorellina alla causa della lista pazza e spero che nel segreto dell’urna nessuno disperda il seme, che si fa due volte peccato perché si macchia il voto. Da appassionato dirigente, come dice lei, del movimento di Cl, seguo e, se me lo permette, continuerò a seguire la sua amicizia e le sue bellissime ricerche della verità. Noto anche con piacere che nella sua conversazione aperta con la leadership di Cl e Cdo non c’è malanimo, ma amicale richiesta di considerazione della sua pazzesca iniziativa alla luce della tenuta di tutti quanti i fattori. C’è, che divide, politicamente parlando, questa indicazione a “non disperdere il voto”. È su questo che lei, legittimamente e fieramente, oppone la proposta di dispersione di uno, non due voti, per una lista che pianta l’ascia nel cuore del totalitarismo ultrasecolarista dell’epoca. Lei si è convinto dell’azzardo profetico e lo porta fino alle estreme conseguenze di un voto, qualunque sia il suo costo (250 mila cash dal suo conto corrente e un contratto stracciato a La7, per adesso, e per dire che lei non è neanche Federico il Confessore di Carlo De Benedetti). Anche al prezzo, ha scritto lei, di “addossarmi tutte le colpe” qualora il risultato, in termini elettorali, fosse al limite dello zero virgola. Cosa c’è di male in tutta questa drammatica tensione? Perciò le auguro la gioia di riuscire a portare in Parlamento Paola e tutte le altre, e una bella inquietudine qualora non ce la dovesse fare, perché comunque “un’altra cosa” è accaduta in una campagna elettorale dove il bene comune, forse per la prima volta nella storia della politica internazionale, si manifesta in questa messa in campo dello stupore e azione per la vita sorgiva, “superpolitica” appunto. Luigi Amicone, direttore Tempi».
Poi il Giornale minimizza e traduce le sue parole così. Amicone non ci sta e tiene a rettificare. Tra le lettere del Foglio, domenica 16, c'è anche questa.
«Al direttore – Temo che gli amici del Giornale tendano un po’ troppo a tirare l’acqua al loro mulino bianco. Uno non può rispiegare quello che già scrisse l’altrieri su questo giornale e poi trovarsi spiegato con il “ripensamento” che teme “che al Senato ci possano essere problemi”. Allora, tanto per essere definitivamente chiari, diciamo che alla Camera non ci saranno problemi. Dunque un voto a Ferrara, a Crippa e a mia sorella. Luigi Amicone».
martedì, marzo 18
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