Non sembrano destinati a finire presto i botta e risposta tra il direttore del Foglio, promotore della lista prolife, e i cattolici impegnati in politica.
Si rischia di estremizzare il conflitto, di ridurre la battaglia per la vita a uno sterile scontro partitico, di vanificare il lavoro passato e futuro di chi su questi temi ci lavora da tempo. E poi, soprattutto, "sono da evitare in politica atteggiamenti utopici e massimalisti, anche se mossi da principi giusti", come intima Vittadini in un forte editoriale sull'ultimo numero di Tracce, il mensile di Comunione e Liberazione, e come riporta con precisione Santambrogio su Libero di ieri.
Sono questi gli argomenti che segnano la distanza ormai incolmabile tra il movimento fondato da Giussani e quell'intellettuale laico che tanto aveva affascinato e che ancora tanto affascina molti ciellini abbagliati sulla via della ragione trasteverina.
Non si tratta di "una specie di inimicizia politica", scongiura l'elefantino oggi sulle colonne del Foglio (leggi qui l'editoriale), ma di considerare "l'appello a un voto (uno, non tutti e due) di convinzione e di coscienza e di impegno" come un gesto di libertà e "autonomia del soggetto umano" che la "polemica disciplinare" - cioè l'insistente indicazione di voto da parte dei vertici di Cl - rischierebbe, a suo avviso, di compromettere.
Intanto si moltiplicano le prese di posizione. Dopo il volantino della Compagnia delle Opere anche il movimento stesso ha espresso un chiaro giudizio in merito alle imminenti consultazioni politiche (leggi il volantino).
mercoledì, marzo 12
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