Simona Argentieri, Natalia Aspesi, Adriana Cavarero, Isabella Ferrari, Sabina Guzzanti, Margherita Hack, Fiorella Mannoia, Dacia Maraini, Valeria Parrella, Lidia Ravera, Elisabetta Visalberghi, il vostro appello pubblicato da Micromega è sconsolante.
Non so chi rappresentiate, se la meglio parte del progressismo snob ma egualitarista, ricco ma terzomondista del Pd sezione pari opportunità, o solo voi stesse e i vostri corpi, voi stesse quindi i vostri corpi e basta, niente di più - per come vi concepite - voi stesse e la vostra storia di triste audeterminazione. Non lo so, ma qui ci va di mezzo tutto il genere femminile, e se fossi una donna, un po' mi vergognerei.
Chiamate "valori non negoziabili" il vostro "diritto a dire la prima e l’ultima parola sul nostro corpo e sulle nostre gravidanze". A parte questa affermazione, che risulta falsa anche a una prima e semplice messa alla prova dell'esperienza più concreta e quotidiana del vivere, io credo che di parole ne abbiate dette anche troppe, in questa lettera, e forse sarebbe stato meglio fermarsi prima, oppure non scriverla affatto.
Dite che "se di una revisione ha bisogno la 194 è quella di eliminare l'obiezione di coscienza, che sempre più spesso impedisce nei fatti di esercitare il nostro diritto - ma i medici, scusate, che ci stanno a fare se non per difendere e curare la vita? -; va resa immediatamente disponibile in tutta Italia la pillola abortiva (RU 486), perché a un dramma non debba aggiungersi una ormai evitabile sofferenza; - è dimostrato però che il feto soffre comunque, ma questo non ha importanza per voi -; va reso semplice e veloce l'accesso alla pillola del giorno dopo - così che sia fino in fondo sex without children, e anche senza pensieri, senza fastidiosi rimorsi -, insieme a serie campagne di contraccezione fin dalle scuole medie - anche se nei Paesi dove ciò avviene il numero degli aborti non diminuisce -; va introdotto l'insegnamento dell'educazione sessuale fin dalle elementari; vanno realizzati programmi culturali e sociali di sostegno alle donne immigrate - giusto, sono le uniche ormai a fare figli - e - come ultimissima cosa, ma solo per condannare "la piaga del precariato" - rafforzate le norme e i servizi a tutela della maternità".
Non potevate risparmiarci nemmeno i riferimenti alla "offensiva clericale contro le donne", definita con spiccata fantasia lessicale una "vera e propria crociata bigotta", né l'attacco alla "oscena proposta di moratoria dell'aborto", che tratterebbe le donne "da assassine e boia". E qui vien da chiedersi quando la finirete di svendere il vostro pensiero al luogo comune, e se sappiate leggere il giornale per il verso giusto. Ma poi qualcuno mi ricorda che voi, signore, siete le più colte, le più illuminate, tutte artiste scrittrici scienziate.
Allora vi chiedo umilmente scusa, oltre a un'ultima, piccola, cortesia: silenzio, prego.
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