
18 giugno. Da qualche giorno ormai siamo al campo base che si trova fra due lingue glaciali a circa 4000 metri. Un campo base semplice da raggiungere. L'abbiamo raggiunto dopo 2 giornate di viaggio. Il primo giorno su un fuoristrada molto esposto e pericoloso, raggiungendo così Jail.
28 giugno. Riesco subito ad addormentarmi e a sognare... dopo un po' mi sveglio, sento che il vento si alza e fissando la mia lampada frontale torno alla realtà! Siamo qui per una "missione"... quella parete... quel seracco a metà parete... non mi esce dalla testa. Ci vorranno sicuramente 10-12 ore per salire il seracco, mi chiedo se saranno ore inutili, ore che ci impediranno la salita? Cerco di riaddormentarmi, ma la mia mente è confusa da tante domande. La probabilità che il seracco piombi giù in quelle ore, è minima. Di certo non è una roulette russa. Però, mai dire mai! Siamo nati e un giorno moriremo. In mezzo c'è la vita. Io la chiamo il mistero, del quale nessuno di noi ha la chiave. Siamo nelle mani di Dio, e se ci chiama... dobbiamo andare. Sono cosciente che l'opinione pubblica non è del mio parere, poiché se veramente non dovessimo più ritornare, sarebbero in tanti a dire: "Cosa sono andati a cercare là? Ma chi glielo ha fatto fare?". Una sola cosa è certa, chi non vive la montagna, non lo saprà mai! La montagna chiama!
2 commenti:
Mica scemo. Ora però ha anche la chiave.
Un po' come per la storia raccontata nel film "Into the wild" le ultime parole spiegano una ricerca e una fine tragica che altrimenti sarebbe insensata.
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