Non so perché, mi sono venute in mente le parole di Antoine de Saint Exupery "Diventi eternamente responsabile di colui che tu conquisti" e già mi tremano le vene ai polsi. Detto questo, leggendo la testata del tuo blog... mio papà mi ha lasciato scritto il contrario. parlando della bellezza del silenzio in montagna diceva "non sopporto chi schiamazza e accenna ad improbabili jodel...in montagna mantenete sempre la distanza di uno sguardo. non servono le parole, per spiriti inquieti". chissà se aveva letto testori! va bè! un abbraccio buona domenica, mio buon amico giornalista!
Hanno ragione entrambi, io credo. In montagna basta guardare quello che già c'è per accorgersi di una presenza che si impone inequivocabile. Testori invece lo scrisse proprio a chiusura del suo primo articolo su una rivista d'arte, a 17 anni. Si recensiva un quadro di Segantini e terminava dicendo: "Per esperimento abbiamo pubblicato questo cliché - cioè l'immagine del quadro-. Per gli inquieti abbiamo scritto queste righe". Come a dire, la parola ha dentro una vita, un rapporto con le cose ancor più stringente e vero del semplice guardare. Il che, per chi ha a che fare con la scrittura come noi, è una bella sfida!
Guardando Segantini, capisco. "Ave Maria a trasbordo" è l'unica immagine che ho appeso in camera mia, a Milano. E' che di parole se ne usano tante, spesso a sproposito. E' davvero una sfida, oggi, farne buon uso. Ma è anche vero che le parole nascono dallo sguardo, da come si guardano le cose. Sono complementari, parole e sguardo. Ecco tutto. Domani ricomincio in viale Majno, e mi porto dietro la sfida! Buona settimana un abbraccio
3 commenti:
Non so perché, mi sono venute in mente le parole di Antoine de Saint Exupery "Diventi eternamente responsabile di colui che tu conquisti" e già mi tremano le vene ai polsi.
Detto questo, leggendo la testata del tuo blog...
mio papà mi ha lasciato scritto il contrario. parlando della bellezza del silenzio in montagna diceva "non sopporto chi schiamazza e accenna ad improbabili jodel...in montagna mantenete sempre la distanza di uno sguardo. non servono le parole, per spiriti inquieti".
chissà se aveva letto testori!
va bè!
un abbraccio
buona domenica, mio buon amico giornalista!
Hanno ragione entrambi, io credo. In montagna basta guardare quello che già c'è per accorgersi di una presenza che si impone inequivocabile. Testori invece lo scrisse proprio a chiusura del suo primo articolo su una rivista d'arte, a 17 anni. Si recensiva un quadro di Segantini e terminava dicendo: "Per esperimento abbiamo pubblicato questo cliché - cioè l'immagine del quadro-. Per gli inquieti abbiamo scritto queste righe". Come a dire, la parola ha dentro una vita, un rapporto con le cose ancor più stringente e vero del semplice guardare. Il che, per chi ha a che fare con la scrittura come noi, è una bella sfida!
Guardando Segantini, capisco.
"Ave Maria a trasbordo" è l'unica immagine che ho appeso in camera mia, a Milano.
E' che di parole se ne usano tante, spesso a sproposito.
E' davvero una sfida, oggi, farne buon uso.
Ma è anche vero che le parole nascono dallo sguardo, da come si guardano le cose. Sono complementari, parole e sguardo. Ecco tutto.
Domani ricomincio in viale Majno, e mi porto dietro la sfida!
Buona settimana
un abbraccio
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