sabato, marzo 14

La carezza che non sappiamo più donare

Al direttore - Su fine vita, testamento biologico, eutanasia, possiamo continuare a organizzare tavole rotonde, quadrate e rettangolari, ma temo che non arriveremo mai a capo di nulla. L'altro giorno ho visto però la risposta vera a tutti questi nostri quesiti: la risposta sta in una carezza, la carezza che il Papa ha regalato a Gian Piero Steccato, un uomo che da più di dieci anni è paralizzato, muto, cieco, un po' sordo e attaccato a un respiratore. Muove mezza bocca (storta) e il mignolo della mano sinistra. Uno si può domandare: ha senso un'esistenza del genere? Sì che ha senso! Gian Piero è andato da Ratzinger per festeggiare i 35 anni di matrimonio e per fargli sapere che "ho voglia di vivere, sono entusiasta e curioso, amo la natura e il mondo in cui ho la fortuna e il privilegio di esistere. Sono consapevole che la mia fortuna è frutto della volontà del Signore e ringrazio infinite volte per quanto mi viene concesso". Il Papa ha accarezzato Gian Piero a lungo, per quasi un minuto e quell'interminabile carezza è un fatto, non un'ideologia e neanche un discorso (e quanti ne facciamo di discorsi!). È la carezza che ognuno di noi vorrebbe ricevere (anche se non abbiamo la forza di ammetterlo). È la carezza che non sappiamo più donare.
(Massimo Pandolfi, caporedattore del Resto del Carlino sul Foglio di oggi)

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