giovedì, gennaio 29

La meraviglia delle cose


«Forse proprio un verso liceale di Alceo mi aveva condotto all’architettura. O conchiglia marina / figlia della pietra e del mare biancheggiante / tu meravigli la mente dei fanciulli. La citazione è circa questa e contiene i problemi della forma, della materia, della fantasia, cioè della meraviglia».

(Aldo Rossi, Autobiografia scientifica)


Fino al 6 febbraio ad Architettura Bovisa in mostra i suoi disegni spettacolari (letteralmente lo "spettacolo" dell'architettura come "scena fissa della vita degli uomini").

Papabili

Quando parla è perché parla, quando tace perché tace. Se riaccoglie nella Chiesa dei fratelli lontani è un papa cattivo perché loro sono dei poco di buono, se non riaccoglie nessuno è un papa cattivo e basta. Se interviene sulla guerra, sulla crisi, sull'aborto, "e insomma ma interviene su tutto"; se non interviene "ma allora dov'è finito il papa". Se chiede scusa, "doveva farlo prima, e comunque Woityla l'aveva fatto prima di lui"; se non chiede scusa "non sarà mai come Woityla"...
Ma allora quando la smetteranno tutti di insegnare al papa a fare il papa?

mercoledì, gennaio 28

martedì, gennaio 20

Solo qui


"La scelta non è stata assolutamente economica, alla fine hanno contato la mia storia, dove sono legato e dov'è in realtà il mio cuore".

Sì, certo, il bel calcio, le vittorie, i campioni... Ma poi, in fondo, si tiene al Milan per cose così.

lunedì, gennaio 19

«La mia cappella di Vence è un fiore»

«Caro Matisse, sono andato a vedere la cappella di Vence. Tutto è gioia e limpidezza e giovinezza. I visitatori, per uno slancio spontaneo, sono rapiti e affascinati. La vostra opera mi ha dato uno slancio di coraggio – non che me ne manchi – ma ho riempito le mie otri. Questa piccola cappella è una grande testimonianza: quella del vero.
Grazie a voi, una volta di più, la vita è bella. Grazie. A voi il mio ricordo più amichevole.
Le Corbusier».


Leggi qui "Le Corbusier, Matisse e la testimonianza del vero".

"Il realismo di Benedetto XVI"

Tramonto sulla Striscia di Gaza.

La voce del Papa che, instancabile, si è più volte levata di fronte a questo nuovo conflitto in Terra Santa, è stata da molti formalmente accolta con rispetto quale altissimo richiamo spirituale e morale, ma sostanzialmente ricondotta a un "pacifismo" di principio, senza possibilità di reale incidenza concreta.
Anzi, non sono mancate le voci di chi rimprovera alla Chiesa ambiguità e indecisione nel (non) difendere, con Israele, i valori di democrazia e libertà della civiltà occidentale, minacciati dal crescente fondamentalismo islamico.

Leggi tutto l'articolo di Stefano Alberto su Il Riformista.

"Santoro? Lasciatelo strafare"

Non bisogna censurarlo, Michele Santoro. Bisogna lasciarlo fare. Anzi, strafare. Come ha sempre fatto, del resto. Michele è il più anarchico tra i big della tivù italiana. Non ha partito, tranne il suo. Non ha padrone, tranne se stesso. Considera irrilevante il colore di chi lo fa lavorare. È stato nella Rai della Prima Repubblica. Poi a Mediaset con Silvio Berlusconi. Poi di nuovo alla Rai della Seconda Repubblica. E qui, nel 2009, ci sta rendendo un servizio prezioso. Di cui dobbiamo essergli grati.
Il servizio è di testimoniare che la Rai non esiste più. Al suo posto è sorta una baraccopoli caotica, ancorché molto costosa. Dove non comanda nessuno. Dove i capi-baracca fanno di testa loro. Dove chiunque abbia un minimo di potere si dà la legge che preferisce. Dove i padroni veri, i cittadini che pagano il canone, sono dei paria senza diritti.

Leggi tutto l'articolo di Giampaolo Pansa su Il Riformista.

domenica, gennaio 18

E mille volte l’amore si perde
e si riceve
come uno che volta l’angolo
e tutta la città si rivela

(Davide Rondoni, da Apocalisse amore)

sabato, gennaio 17

Cene























La prima cena in Emmaus arriva a Brera, insieme ad alcune altre tele caravaggesche, e va ad affiancare quella successiva, tutta diversa e forse anche più bella.
Leggi qui il confronto di Giuseppe Frangi.

venerdì, gennaio 16

Imparare da Toni

C'è più verità in storie come questa, raccontate nel modo straordinario di Toni Capuozzo, che in mille articoli di analisti politici o telegiornali.

Sulle curve di Gaza, dove vorresti che i due nemici si uccidessero occhi negli occhi, con i coltelli se serve.

giovedì, gennaio 15

Siamo tutti Rain Man

"Le belle scoperte e i buoni propositi per il nuovo anno comprendono il test prenatale sull’autismo: troppo testosterone nella pancia della mamma potrebbe significare un neonato alla Rain Man, perfetto per una quantità smodata di Oscar ma poco adatto a nascere. Non è ancora la realtà, è una possibilità: il professor Simon Baron-Cohen (cugino di Sacha, Borat per intenderci – una specie di monumento all’autismo) ha pubblicato la sua scoperta, costata otto anni di studi, e si è anche onestamente chiesto se potrà essere considerata una procedura accettabile. E’ accettabile diagnosticare l’autismo con l’amniocentesi, considerato che con la sindrome di Down il test prenatale ha condotto al novanta per cento di aborti? (Sarah Palin ha avuto un bambino down ed è stata accusata di folle esibizionismo perché non lo lasciava a casa nascosto durante la campagna elettorale)".

Leggi tutto l'articolo di Annalena Benini sul Foglio.

Occhio al centro

Non so se le voci di un passaggio di Francesco Rutelli e Enrico Letta - due tra i migliori del Pd - all'Udc siano più o meno fondate.
Certo è che firmare insieme un articolo sul Sole24Ore dall'incipit solenne e impegnativo "L'Italia più giusta e competitiva che vogliamo...", qualche buon dubbio lo fa venire.

Leggi qui l'articolo di Pierferdinando Casini, Francesco Rutelli, Michele Vietti (Udc), Pierluigi Mantini (Pd); e qui un altro articolo di Stefano Di Michele sul Foglio sul leader Udc.

L'impossibile Primavera in Bovisa

Come ricorda lo scrittore Milan Kundera, in uno dei più bei romanzi del Novecento, ambientato a Praga, "L'insostenibile leggerezza dell'essere", tutti i precedenti crimini dell'Impero russo erano stati compiuti al riparo di un'ombra discreta. Invece l'invasione della Cecoslovacchia del 1968 è stata fotografata e filmata. I fotografi cechi passarono sette giorni sulle strade a fotografare soldati e ufficiali russi in ogni genere di situazioni compromettenti. I russi non sapevano che fare. Nessuno aveva dato ordini su come reagire se qualcuno avesse puntato su di loro l'obiettivo di una macchina fotografica.

La mostra - curata da Sandro Chierici per il Meeting di Rimini 2008 - ripropone molti di questi scatti eccezionali insieme a documenti dell'epoca.

Sarà esposta alla Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano dal 13 al 22 gennaio.
(Visite guidate: tutti i giorni alle 13,30 e alle 18).

mercoledì, gennaio 14

Innamorato fisso


Quando ci vuole

Andrea Marcenaro per Il Foglio.

"Una vera spedizione punitiva, quella contro Hamas - ha dichiarato ieri Massimo D'Alema - difficilmente, infatti, si può definire ‘guerra' un conflitto in cui muoiono 900 persone da una parte e 10 dall'altra". Può darsi. Ma sarebbe forse il caso di ricordare al rimbambito che copia (male) Sofri, che viene immancabilmente sottotitolato come il più intelligente della sinistra, e magari lo è pure, come andarono quei (sacrosanti) 78 giorni di bombardamenti Nato effettuati da 15mila piedi d'altezza sulla Serbia e dei quali perfino un rimbambito dovrebbe ricordare qualcosa.
Vennero centrati appartamenti (5 aprile 1999, per esempio, 17 morti), treni civili (12 aprile 1999, per esempio, 55 morti), contadini kosovari (14 aprile, per esempio, 75 morti), televisioni pubbliche (23 aprile, per esempio, 16 morti), autobus (1 maggio, per esempio, 47 morti), ambasciate (cinese, per esempio, 3 morti), carcerati (21 maggio, carcere di Pristina, per esempio, 100 morti), ospedali (31 maggio, ospedale di Surdulica, per esempio, 20 morti), scudi umani (60 civili kosovari usati come tali dai serbi, si disse per esempio il 31 maggio, e nessuno contestò), scuole (31 maggio, 23 bambini a Novi Pazar, per esempio). Oltre cinquecento civili, si disse. Più indefinite migliaia di militari serbi. A zero. Dicasi: a zero. Un supercappotto. Vera guerra quella, eh? Stronzo.

domenica, gennaio 11

"Amicizia autentica senza ingenuità"

Ancora a proposito dei musulmani in preghiera nelle nostre piazze.
Il cardinale Angelo Scola invita a «non temere l’incontro e promuovere un’amicizia autentica , senza ingenuità».
Il suo patriarcato ha puntato moltissimo sui rapporti con le altre religioni.
La sua posizione non è ideologica come lo sono la maggior parte in questi giorni, ma allo stesso tempo tutt'altro che arrendevole.
«Una cosa per noi cristiani è evidente: parlare dell’islam significa per le nostre chiese stare all’interno dei processi della storia perché siamo figli di un Dio incarnato. La storia infatti è un luogo di processi: quello in atto è un mescolamento di popoli e culture, un meticciato di civiltà, categoria sanguigna che fa emergere anche l’aspetto di scontro che c’è in ogni incontro. I processi si risolvono vivendoli dall’interno, orientandoli criticamente.
(...)
È fondamentale la consapevolezza che non tutte le religioni stanno sullo stesso piano, ma che a tutti i credenti spessa la stessa dignità».

"Passio, Laetitiae et Felicitatis"

Un testo davvero fortissimo, questo di Testori, sulla storia delle "peccatrici sante" Felicita e Letizia.

È il linguaggio a colpire più di tutto nella rappresentazione (al "Teatro i" fino al 18 gennaio): parole come "luccicore", "tuttità", "crocefississimo", e tante altre, ti rimangono impresse. (Il testo completo si trova nel secondo volume dell'opera omnia).
Sono gli anni in cui consegnava al teatro la "Trilogia degli scarrozzanti" («Ambleto», «Macbetto» ed «Edipus») e la novità di una lingua fascinosa, barocchissima, gonfia di latinismi e di dialettalismi lombardi: forse l’evento più significativo del Novecento insieme a Gadda.

Come poi questo sia lo stesso Testori che amava la tenerezza di Gaudenzio Ferrari, è per certi versi un mistero. Anche se ha ragione Giuseppe che la sua è "una tenerezza reale proprio perché non censura niente,
un atto di adorazione verso la carne come cosa creata". "Una venerazione del corpo come creatura", mi appuntavo durante le descrizioni dei corpi del giovane ragazzo e delle due donne, che è il contrario della pornografia... C'è uno stupore, uno sguardo meravigliato che poi viene fuori nella scrittura. Un sentimento rivolto totalmente verso l'altro e non invece in fondo autoreferenziale com'è inteso oggi il rapporto sessuale...
Probabilmente sono proprio questi vertiginosi chiaroscuri a tracciarne i percorsi della mente e del cuore. Ci si prova a stargli dietro, ma forse basta riconoscere che per noi è lo stesso, con la sola aggravante che siamo più moderati e più tiepidi "nel vizio e nella virtù".

Ancora sul viaggio

Robert Frank.

«Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo».
«Per andare dove, amico?».
«Non lo so, ma dobbiamo andare».
Così scriveva Jack Kerouac in On the road.
«Per la stessa ragione del viaggio viaggiare» cantava De André nella ballata Khorakanè, citazione del grande scrittore beat.

«Nessun viaggio ha come senso se stesso. Quella del viaggio senza meta è una metafora facile e riduttiva della vita senza scopo. Ma nessuno vive senza fine. Si vive per amare, per costruire o per arrivare a qualcosa. Allo stesso modo l’uomo o viaggia per andare da qualche parte o per amore. Se non altro per il semplice piacere della compagnia».
Così gli risponde Davide Rondoni. (Che da ieri Su Sat2000 ogni sabato alle 19,25 conduce Antivirus, in giro per il mondo a leggere i poeti).

On the road con Robert Frank


Era il momento in cui si scopriva, con la Polaroid, come fare istintivamente delle foto.
Ed io decisi di esprimere in quelle foto istantanee, un sentimento semplicissimo, quello di essere al mondo, esistere, esserci, nient’altro.
(Robert Frank)

Questa e alcune altre grandi immagini scattate viaggiando per l'America, aperti “a quello che poteva capitare”, in mostra a Palazzo Reale fino al 18 gennaio.
Qui la copertina di "The Americans".

Odore di buone intenzioni

"Silenzio stampa, sì, ma non per Fazio", editoriale su Il Foglio, 10 gennaio

Grazie a una singolare interpretazione della consegna del silenzio che lui stesso aveva dichiarato di voler osservare, stasera Beppino Englaro sarà ospite di Fabio Fazio a "Chetempochefa". Il padre della donna che da diciassette anni vive in stato vegetativo, l'uomo che chiede ostinatamente per lei il distacco del sondino che la nutre e la disseta, avrà modo di spiegarsi nel salotto più odoroso di buone intenzioni e più carinamente birichino della televisione nazionale.
Naturalmente il barometro della trasmissione indica partecipazione e giusta commozione per una vicenda umana dolorosissima, che si vorrebbe veder conclusa con una morte considerata liberatrice (da altri, non dalla diretta interessata , perché la sua presunta volontà è stata ricostruita a posteriori e "certificata" a colpi di sentenze). Il barometro del salotto di Fazio segna, parallelamente, una solenne e glaciale noncuranza per i tanti parenti di persone in statao vegetativo - alcune delle quali da più tempo di Eluana Englaro - che ogni giorno convivono coraggiosamente con situazioni difficili, e che non si sognano di sollecitare la morte dei loro cari. Persone che chiedono l'opposto del silenzio nel quale sono confinati. Che vorrebbero parlare, raccontare, far sapere. Ma la morte tira più della vita: è una regola alla quale converrà abituarsi.
È l'aria del tempochefa.


Leggi qui la lettera "Caro Fazio, parlando con Beppino Englaro si ricordi anche delle famiglie che lottano per la vita", di Fulvio De Nigris (Direttore Centro Studi per la Ricerca sul Coma "Gli amici di Luca").

venerdì, gennaio 9

Giornalismo di guerra

Militanti del Jihad islamico posizionano missili prima di spararli dalla Striscia di Gaza a Israele.

Due grandi articoli di Capuozzo:
Gaza dietro la collina e Addio alla Striscia
e un'ottima lettera di Amicone:
Una tirata vertiginosa di un giudeocristiano coi fiocchi

15 secondi

da ClandestinoZoom: Abbiamo imparato, dai reportage di questi giorni, che la difesa aerea israeliana possiede radar in grado di calcolare da dove vengono e dove sono diretti i missili Qassam, quelli di Hamas. Quando il computer li intercetta, scatta l'allarme nel punto in cui si è calcolato stanno per cadere. La gente ha quindici secondi per trovare un riparo. E salvarsi. Quindici secondi. Cosa si fa in quindici secondi? Bere un caffè, chiamare l'ascensore, andare dalla cucina alla camera da letto, infilarsi il cappotto. Baciare l'amato, fargli una carezza. Guardarlo bene e notare una piega nuova degli occhi. A qualche migliaio di chilometri da qui è lampante che quindici secondi sono questione di vita o di morte. Da oggi vorremmo anche qui.

mercoledì, gennaio 7

"Appello per la pace in Terra Santa – Si ascolti il Papa"

Bisogna ascoltare sul serio il Papa. Invece si ha l’impressione che il suo Angelus di domenica sia già stato archiviato tra le dichiarazioni di routine. Errore tragico. Il pronunciamento morale di Benedetto XVI ha anche valenza di saggezza politica. Ci permettiamo di ripetere le parole di Ratzinger: “Le drammatiche notizie che ci giungono da Gaza mostrano quanto il rifiuto del dialogo porti a situazioni che gravano indicibilmente sulle popolazioni ancora una volta vittime dell’odio e della guerra. La guerra e l’odio non sono la soluzione dei problemi. Lo conferma anche la storia più recente”. Il riferimento alla “storia più recente” è una chiara citazione del mancato ascolto di Giovanni Paolo II quando invano implorò l’Iraq e la coalizione guidata dagli Stati Uniti di rinunciare alla guerra. Occorre – a nostro giudizio – che i gravissimi torti di Hamas, che tiene in ostaggio i palestinesi e rende impossibile la vita agli israeliani, non finiscano per convincere Israele che la forza delle armi risolva la questione della sicurezza e della giusta convivenza. In questo senso apprezziamo l’intervento del presidente Napolitano e diamo il massimo sostegno al ministro Frattini, che hanno fatto proprio l’invito di Papa Ratzinger al dialogo e al ripudio dell’odio. Nessun cedimento laico alle pressioni vaticane: la saggezza della chiesa è costitutiva della nostra civiltà occidentale.


Roberto Formigoni (presidente regione Lombardia), Mario Mauro (vicepresidente Parlamento europeo), Maurizio Lupi (vicepresidente Camera dei deputati). I parlamentari Renato Farina, Giampiero Cantoni, Elena Centemero, Gabriele Toccafondi, Antonio Palmieri, Isidoro Gottardo, Manuela Di Centa, Santo Versace, Raffaello Vignali, Gioacchino Alfano, Valentina Aprea, Giancarlo Mazzuca, Nunzia De Girolamo, Giuseppe Romele, Laura Bianconi, Mariella Bocciardo, Maurizio Paniz, Adriano Paroli, Fabio Garagnani, Alessandro Pagano.


Qui l'originale.

Se l'Islam va in piazza

Mille, forse più, musulmani raccolti in preghiera davanti alla Madonnina non si erano mai visti.
La manifestazione "politica" (un corteo pro Palestina) ha gravemente oltrepassato il segno (bandiere israeliane bruciate); ha oltrepassato le barriere (doveva concludersi in San Babila); ha oltrepassato il senso, trasformandosi in pochi metri e pochi minuti in manifestazione "religiosa", secondo la strana commistione delle due sfere, che abbiamo imparato a conoscere nell’Islam, e che finisce irrimedibilmente per strumentalizzare la religione secondo interessi che le sono estranei.
L’arciprete del Duomo, che ha dovuto chiudere le proprie porte ai fedeli, ha giustamente parlato di “mancanza di sensibilità”. Il cardinale del “dialogo” invece non ha parlato. E dunque ci sono motivi di preoccupazione, che ha tra l’altro espresso anche il cardinale Martino.
Poi ci sono ragioni per non gridare allo scandalo e non estremizzare un episodio che - speriamo - resterà tale.
Primo. La piazza del Duomo è naturalmente la piazza della cattedrale cattolica, ma anche la piazza civile per eccellenza di Milano, nella quale tutti i cittadini si riconoscono e alla quale ricorrono in occasioni le più diverse.
Secondo. Come ha osservato saggiamente un altro cardinale romano, «se pregano non fanno la guerra». E questo è vero, e sicuramente anche la Madonnina ne converrebbe.

Compromessi al ribasso

Pensavo di aver visto tutto il peggio in fatto di arte sacra, poi a Madesimo, nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo, mi sono imbattuto incredibilmente nella prima rappresentazione al mondo di un Cristo sciatore - l'artista lo terremo ignoto per pudore (suo) - che in mezzo a un gruppo di turisti scende dal monte, vestito da snowboard, con anche la mascherina nei capelli! Tutto quanto basta per smarrire un po' la fede, o almeno per girarsi dall'altra parte.
Poi Camillo mi ha fatto notare:
«il peggio è ridurlo a luce, astrazione, aura. Qui almeno, per quanto la rappresentazione sia scadente, naif, inopportuna, c'è la sua presenza fisica».
Ha ragione: si farà pur fatica a guardarlo, ma almeno si sa dove guardare.

martedì, gennaio 6

Sulle tracce di Gaudenzio

Il Santuario della Madonna di Loreto a Roccapietra e il Tempietto di San Pietro in Montorio a Roma.

Quando lasciamo il Sacro Monte di Varallo, abbiamo ancora negli occhi la tenerezza dell'Annunciazione, il calore della grotta della Natività, la grandiosa immagine della Crocifissione, oltre ai volti degli amici che per una volta hanno ammirato con noi l'amato teatro montano.
Ma separarsi dalle cose belle per tornare a casa costa sempre qualche fatica, così torniamo subito da lui, il "dolcissimo Gaudenzio". Prima giù a valle, proprio ai piedi del super parietem, in Santa Maria delle Grazie, chiesone di paese coi muri larghi, il tetto a capanna, e quel preziosissimo tramezzo in cui Ferrari fa le prove generali per il Sacro Monte. Poi, più avanti, a Roccapietra, alle porte di Varallo: qui, tra le curve che ci accompagnano giù fino a Quarona, ogni volta ci sorprende il Santuario della Madonna di Loreto, che appare come un miracolo tra i boschi e i monti della Valsesia. In fondo, se il cielo è chiaro e lo permette, la cima del Rosa.

Chi potrebbe contrastare l'emozione di questa Cappella, la cui somma di bellezze ricorda, più d'ogni altra cosa, l'alito, la carne e l'anima stessa della giovinezza? E chi disgiungere ciò che il grande Gaudenzio v'ha lasciato da quel che intorno vi han creato, a vicenda, il tempo, la natura e la storia?
(Giovanni Testori)

L'eleganza e l'armonia di quest'architettura in tutto e per tutto rinascimentale, a prima vista colpiscono e alla lunga innamorano, così che alla mente richiamano, per chissà quale processo d'immaginazione, quell'altro capolavoro, praticamente coevo, di questi primi e fecondi anni del '500, il San Pietro in Montorio di Bramante a Roma.
La stessa leggerezza nell'esile loggiato gaudenziano e nel misurato colonnato bramentesco; la stessa preziosità nella trabeazione decorata del tempietto romano e negli affreschi della cappella di montagna; la stessa sensazione di non poter aggiungere nulla e nulla levare nell'una e nell'altra architettura; lo stesso esatto rapporto tra le parti nelle misure impeccabili dei disegni di Bramante e in quelle prese da Gaudenzio, forse direttamente sul cantiere, di questo prodigio del rinascimento valligiano.
Così Roma e Varallo si toccano, in un istante, per poi lasciarsi subito separare: espressione di una storia dell'arte dai canoni consolidati, l'una; di una storia dell'arte alternativa alla prospettiva toscanocentrica, l'altra. Sommo esempio dell'oratoria romana, la prima; eccezionale racconto in dialetto lombardo, la seconda.
Eppure entrambe nascono da una consentaneità reale: Gaudenzio dà una forma alle verità che l’Italia del nord scopre all’interno dell’arte italiana e, cambiato di segno rispetto a Bramante, diviene polo imprescindibile di questa grande storia dell'architettura rinascimentale italiana.

Parole e immagini della guerra

Una bambina ferita allo Shifa Ospital di Gaza City il 27 dicembre 2008.

È vero che ci si abitua a tutto. Non solo alle cose normali, di tutti i giorni, ma anche alle grandi gioie e alle grandi disperazioni.
Così è da qualche giorno ormai che leggiamo sui giornali le parole "guerra", "violenza", "terrore"; le parole "assedio", "combattimento", "feriti"; perfino la parola "morti", senza che esse siano più capaci di muovere qualcosa, di c'entrare con noi, di rompere la lontananza che ci separa da Gaza, Rafah, Erez, e ora anche Khan Younis.
Lunghi articoli, sottili analisi geopolitiche, dichiarazioni pro Israeliani o pro Palestinesi scritte dalle redazioni europee e americane difficilmente toccano il punto, riuscendo quasi mai a raccontare una realtà molto più grande e complessa. Poche le eccezioni (qui Galli Della Loggia sul Corriere del 3 gennaio, qui la bella lettera di chi in Terra Santa ci vive sul Sussidiario.net).

Di più fanno le fotografie. Non quelle bruttine e convenzionali che pubblicano i nostri giornali, ma straordinarie come queste (che si trovano su siti come Boston.com o sul WallStreetPhotojournal).

Perché se lo vedi partire forse capisci che cos'è un missile Qassam. Se lo guardi sparare forse ti rendi conto di chi è un guerrigliero di Hamas. Se la scorgi piangere sulla bara del figlio, intuisci almeno un poco del dolore infinito di una madre. Se riesci a fissare il volto di un bambino che ha appena perso tutto e la vita se la tiene stretta nelle mani piene di sangue, forse ti rendi conto di che cos'è la guerra.

Cosa augurarsi

Perso come ogni anno nella miriade di messaggini che ti augurano serenità e fortuna - come se poi fossero queste le nostre massime aspirazioni - il primo gennaio ricevo un augurio vero, desiderabile e totale.
Me lo manda la Chiesa cattolica attraverso le parole della sua liturgia.

Il Signore ti benedica e vegli su di te!
Il Signore ti sorrida con bontà e ti conceda i suoi doni.
Il Signore porga su di te il suo sguardo e ti dia pace e felicità! (Numeri 6, 22-27)
Dio, sorgente e principio di ogni benedizione, effonda su di voi la sua grazia e vi doni per tutto l’anno vita e salute.
Vi custodisca integri nella fede, pazienti nella speranza, perseveranti nella carità.
Dio disponga opere e giorni nella sua pace, ascolti ora e sempre le vostre preghiere e vi conduca alla felicità eterna.

lunedì, gennaio 5

Nevica sulla testa dei catastrofisti del clima

Corriere.it: "Il livello dei ghiacci artici è tornato ai livelli del 1979. Lo rivelano i dati, per certi versi sorprendenti, del Centro di Ricerca sul Clima Artico dell'Università dell'Illinois. Nei primi mesi del 2008 - riferiscono gli studiosi - la superficie ghiacciata aveva subito una forte riduzione, tanto che qualcuno aveva predetto la scomparsa totale dei ghiacci artici entro l'anno" - e magari anche l'estinzione della razza umana? -. "Ma nei mesi invernali i territori ghiacciati sono aumentati velocemente riportando i livelli a quelli di 30 anni fa".

"Avvolto in una maglia di lana, poi in un pullover, poi in una nuova giacca di tweed, infine un bel giaccone, più sciarpa e berretto irlandese Donegal, il tutto giracchiando tra Roma e la Toscana del sud, non proprio zone polari, penso sempre a quel cazzone demagogo di Al Gore, alla giuria del Nobel con quella vocazione imbrogliona di certa gente del nord, alla sindrome da riscaldamento globale di derivazione umana ovvero il cielo l'acqua l'aria e la terra devastati dai tubi di scappamento e da quattro capannoni con fumaiolo sparsi in una piccola parte di quel terzo di terre emerse che galleggiano nel pianeta liquido. Se questa è la scienza trionfante, mi viene di pensare che il sole gira intorno alla terra.
Ma non basta il freddo, non basta la neve, non basta quel che tocchiamo o sentiamo personalmente. Arrivano seminascoste le foto di ghiacciai molto in forma, che si allargano e si allungano e scendono a valle (...)".

(Giuliano Ferrara, "Mi proteggo dal freddo. E dalle retoriche a buon mercato", Il Foglio, 29 dicembre 2008)

Allevi Vs Ughi: uno fisso

Non è che ne apprezziamo particolarmente il valore musicale; non è che ne condividiamo totalmente le ragioni, rivendicate nella sua lettera di risposta alle accuse di Uto Ughi intervistato dalla Stampa. Semplicemente l'idea che Giovanni Allevi sia un grande artista di musica classica, pergiunta giovane, pergiunta amato all'estero, ci piace molto, a noi italiani. Come ci piacciono molto i suoi pezzi. E anche ci dimostrassero che si tratti non più che d'un buon professionista, del luccicante prodotto di riuscite trovate pubblicitarie, continueremmo a dirlo un grande classico, un genio della partitura, l'ennesimo miracolo italiano.