sabato, novembre 29

Sorprese

Se ti invitano a parlare di riforma universitaria in un liceo statale della periferia di Milano assieme a due ragazzi dei centri sociali, accetti di buon grado - al tuo liceo di assemblee dei collettivi non ce n'erano - e ti prepari a tutto. Meno che all'imprevisto.

Così, dopo che in dieci minuti hai provato a riassumere due leggi e due decreti a ragazzi di nemmeno 18 anni che non hanno mai sentito parlare di università se non forse, una volta, dal fratello maggiore, e dopo che i due giovani, di quelli che "noi facciamo i cortei senza autorizzazione e voi non capite in quella piazza con gli altri 250mila quanto eravamo felici", scambiano l'occasione per un reclutamento coatto per il corteo dell'indomani, l'imprevisto succede davvero.

Ha la faccia semplice di un ragazzino dall'aria sveglia e dalle parole disarmanti: "Scusate, ma su 250mila, quanti sapevano perché stavano manifestando?". E tu, con la mano davanti alla bocca, provi a nascondere il sorriso per non far capire che la domanda l'avresti voluta fare tu, ma non potevi.
Ha il rumore dei fischi, sacrosanti, di ragazzi che saranno pure piccoli e inesperti, ma capiscono benissimo quando qualcuno li sta prendendo in giro. Non c'è Onda che tenga.
Ma soprattutto ha la voce dei tre studenti che hanno organizzato il dibattito - uno alto coi rasta biondi, l'altro capelli lunghi e kefiah al collo, la terza una bella liceale che riceve gli applausi a prescindere - che ti chiedono di continuo come sia possibile rispondere a questa emergenza senza scendere in piazza. E cosa significa rimettersi a costruire quando viene da scioperare. E staresti lì una settimana, se potessero anche solo intuire che l'unica rivoluzione è il cambiamento di te che cambia l'ambiente in cui sei. La tua scuola, l'università, tutta l'Italia. Dall'insistenza della domanda, dal modo in cui ti guardano e da come ti ringraziano, qualche cosa devono avere intuito.

Incontrassi oggi qualcuno di quelli per cui i liceali sono solo bullismo e poca voglia di fare, gli diresti che non ha capito nulla. Guardarli invece dà speranza. Portano con sé una forza ideale - se educata, porterà lontano - ancora libera da ogni interesse, che tanti universitari non sanno già più di possedere. E una semplice assemblea d'istituto in quel momento diventa la cosa più importante del mondo, per la quale combatterebbero qualsiasi battaglia.

giovedì, novembre 27

Se lo dice lui

Il Vaticano ha torto, Gramsci non si convertì. Lo dice Sofri, che non era con lui in punto di morte, ma ugualmente lo sa. D'altra parte uno che è abituato a pontificare sui giornali dev'essere esperto di cose di Chiesa.

Miracoli al Corriere

"Carlo Castagna e la sua famiglia rappresentano l'altro mistero di questa storia. Un mistero virtuoso che si contrappone a quello malvagio rappresentato da Olindo e Rosa. Il bianco e il nero. L'alfa e l'omega".

"Carlo invece parlava di perdono, di Spirito Santo, di fede. Lo fece anche dopo agli assassini venne dato un volto. Nel tempo, tra noi addetti al circo di Erba, si fece la fama di mistico, del fuori di testa per il dolore".

"Ma appena uscito dall'aula, Carlo ha chiesto al suo avvocato di procedere con le pratiche per il dissequestro della casa di via Diaz. C'è del lavoro da fare, lì dentro. L'ultimo tratto di questo percorso di dolore che grazie alla sua fede ostinata è diventato anche di speranza. Ci sono gesti che servono a sopravvivere. Questo è per ricominciare".

Un buon pezzo è un pezzo che racconta i fatti e se ne lascia colpire. Che non antepone schemi di lettura preconfezionati, credi antireligiosi, e quello scetticismo di fondo che non crede davvero alle buone notizie, che diffida delle conversioni, che dice impossibile ciò che non si sa spiegare.
E ora i Castagna regalano la casa della strage «per sopravvivere» è un buon pezzo. Di questi tempi, quasi un miracolo. Si merita una lettura. E il suo autore, Marco Imarisio, i complimenti.

sabato, novembre 22

Van Gogh / 3

Testa di donna, 1883

"Preferisco dipingere occhi umani piuttosto che cattedrali".

Van Gogh / 2

Donne nella neve, 1882

"Dì a Serret che mi dispererei se le mie figure fossero corrette, digli che non voglio che siano accademicamente corrette, digli che intendo questo: se si fotografa uno zappatore, indubbiamente allora non sta zappando. Digli che amo le figure di Michelangelo anche se le gambe sono troppo lunghe, con la schiena e i fianchi troppo larghi.
Digli che ritengo Millet e Lhermitte dei veri artisti, proprio perché non dipingono le cose come sono, tracciandole in modo asettico e analitico ma come essi - Millet, Lhermitte, Michelangelo - le sentono. Digli che la cosa che più desidero esprimere sono proprio quelle manchevolezze, quelle deviazioni, quelle alterazioni della realtà che poi fanno sì che risultino alla fine delle falsità, sì, ma più vere delle verità letterale".

(Vincent a Théo)

Van Gogh / 1

Si può andare alla mostra di Van Gogh al monastero di Santa Giulia di Brescia anche solo per vedere "Il giardino dell'ospedale a Saint-Rémy" (maggio 1889), commuoversi, e tornare a casa.

Bellini, carne e pane

Riporto così com'è un post dal blog di un caro amico, perché merita. Qui l'originale.

Ho contato 23 quadri di Madonne con il Bambino alla mostra di Bellini a Roma alle Scuderie del Quirinale. 23 su 62 opere esposte. In tutto ne ha dipinte più di una cinquantina. L’arte non è questione di numeri, ma in questo caso è difficile non pensare che i numeri non abbiano invece a che fare con l’arte. Una tale frequentazione ha portato Bellini ad avere una tale familiarità con il tema, da lasciar stupiti e commossi ogni volta. La ripetizione infatti non produce stereotipi. E questo è un dato che deve far pensare.

Se si guardano con attenzione queste infinite varianti, si possono notare alcune costanti. La prima è che la Madonna sembra sempre porgere il Bambino, tant’è vero che alcune traslitterano direttamente nella scena della Presentazione al Tempio senza dover cambiare posa. Ogni volta c’è poi il gioco delle mani, che proprio per quanto detto qui sopra, è sempre un gioco delicatissimo: sono mani che proteggono, ma non trattengono. Che toccano il Bambino quasi solo sfiorandolo. Mani amorose e insieme adoranti. Mani trepidanti, ma senza darlo a vedere. Sono mani piene di cautele, consapevoli di quel che stanno toccando. Protettive ma affatto escludenti. La terza costante di questa lunga serie bellinana è il corpo del Bambino. Tantissime volte nudo. Sempre di una tenerezza che non è fuori luogo definire di “un altro mondo”. Se Dio si è fatto carne, Bellini sembra aver avuto il privilegio di sentire il calore di quella carne («per lo cui caldo…», Dante, Paradiso XXXIII). Il privilegio di esserne accarezzato dal fiato. Per questo non teorizza ma testimonia con la sua pittura. La sua è pittura che si fonde con quella certezza percepita, incontrata, riconosciuta. Pittura che si fa carne, allo stesso modo del farsi del pane (“pane disceso dal cielo”, Gv 6,51). Bellini non si sovrappone mai con le sue intuizioni intellettuali. Si lascia ogni volta prendere per mano. In questo è davvero inarrivabile.

La mostra di Roma (ci tornerò) è bella soprattutto per questa straordinaria serialità. Un appunto: Mauro Lucco, il curatore, nella sua furiosa (e a volte persin divertente) vis antilonghiana, accusa Longhi di aver attribuito a Bellini una matrice neobizantina. Ma se questa serialità avesse invece proprio una radice bizantina? Queste Madonne sono come icone tolte dalla teca, scongelate e riportate alla vita. Icone strappate all’apnea ma mantenute nella loro dimensione d’assoluto (non lo dico io, lo dice in una scheda nel catalogo Peter Humfrey, uno dell’equipe del furioso Lucco…).

Ho la presunzione di pensare che questa sia la migliore chiave critica (cioé intellettualmente affidabile) per approcciare Bellini. Oppure datemene voi un’altra…

Nell’immagine, Madonna che regge il Bambino in grembo, Roma Galleria Borghese (n.60 del catalogo della mostra romana)

mercoledì, novembre 19

Facebook come il muro del cesso

Perché Facebook è la cosa più vicina che possa esistere ai bagni di una scuola media. Ce lo spiega Fulvio Abbate nel suo pezzo sul Foglio.

Se poi qualcuno per dire che si è sposato (con relative foto ovviamente), fidanzato, che ha avuto un figlio, ma anche che è stato lasciato (non fa differenza) o qualsiasi altra cosa degna di nota nella sua vita, vuole continuare a scriverlo lì, a fianco al gruppo "Odio Amici di Maria De Filippi" o "basta con le fighe di legno", insomma, faccia pure.

domenica, novembre 16

«Grazie a chi mi guardava come uomo»

"La definizione di Stato Vegetativo permanente si riferisce invece a una prognosi sottoposta a gravi margini di errore. Non esistono tutt’oggi validi criteri per accertare l'irreversibilità del Coma e dello Stato Vegetativo.
Prova schiacciante senza ombra di dubbio è la mia storia, quest'ultima confermata anche da Bob Schindler fratello di Terri Schiavo. Oggi ho quasi 43 anni, sono stato vittima di uno spaventoso incidente stradale (come Eluana Englaro Glaswos Coma scale di 3-4 grado) avvenuto a Catania l’11 settembre del 2003, riportando danni assonali diffusi che interessavano anche la regione ponto-mesencefalica entrando in coma, successivamente trapassando lo stato vegetativo permanente. Ho vissuto nell'incubo per quasi due anni, incredibilmente nel 2005, mi risveglio e riesco a raccontare che io sentivo e capivo tutto.
Durante il mio stato vegetativo io avvertivo e sentivo di avere fame e sete, non avvertivo solamente il sapore del cibo.

Io sentivo ma nessuno mi capiva. Capivo cosa mi succedeva intorno, ma non potevo parlare, non riuscivo a muovere le gambe, le braccia e qualsiasi cosa volevo fare, ero imprigionato nel mio stesso corpo, proprio come lo sono oggi.
Provavo con tutta la mia disperazione, con il pianto, con gli occhi, ma niente, i medici troncavano ogni speranza, per loro ero un “vegetale” e i miei movimenti oculari erano solo casuali, insomma non ero cosciente".

Leggi tutta la testimonianza di Salvatore Crisafulli.

venerdì, novembre 14

La maestà della vita

Forse, davanti a questi eventi, di vero esistono solo il silenzio e la pagina bianca. Il silenzio che guarda gli abissi del nostro povero disastro e china la fronte. Esistono, di certo, la pietà e la compassione: per Eluana, per i parenti, per i paesi, per noi.

Lei non parla, non sente, mangia e beve da una cannuccia – finché gliene daranno – e, forse, non è cosciente, nessuno lo sa.
Eppure, c’è.
Si sveglia con l’alba, si addormenta con la sera, apre gli occhi e guarda il mondo, un piccolo angolo di mondo. Riceve l'amore di chi l'accudisce.
Insomma, vive.
E chi può dare a questa parola una connotazione di indegnità?

Lo scandalo è perché c’è.
Contro e nonostante ogni nostra previsione, contro e nonostante ogni circostanza avversa, lei c’è.
E il suo esserci si chiama vita o anche speranza, che poi è lo stesso. La pur difficile, a volte insostenibile speranza che porta con sé.
E cosa innerva, cosa spinge e tende la vita dell’uomo se non la speranza?
«Com’è possibile, che anche quando uno è disperato, ed a me capita, non colga questo fffiuuu, questo fiato che tiene a galla tutto?» (G. Testori).

La ragione per cui tanti la vogliono levare dalla vista, togliere di mezzo come pietra di scandalo, sta qui.
Perché lei è testimonianza umile e intoccabile della maestà della vita sulla morte, del bene sul male, del mistero sulle nostre spiegazioni del mondo.

C’è un mistero, in noi; c’è il sigillo di un’origine, di una nascita che non appartiene alla storia e che la storia non è riuscita e non riuscirà mai ad esaurire.

«La grande battaglia dei nostri giorni è solo in apparenza una battaglia tra opposte ideologie; solo in apparenza è una battaglia di classi; in verità è la battaglia tra il sacro segno di Dio che vive nell’uomo, tra il suo essere umile e suprema maestà creativa perché creata, e l’imitazione o la sostituzione che di quell’uomo, di quella maestà, il meccanismo, che sempre più tenta d’essere unico e totale, cerca e cercherà di compiere».

Non ucciderete la maestà dell’uomo, non ci toglierete la speranza.

giovedì, novembre 13

Addio, (di certo)

Maggiolini sull'amore
"In realtà con la nostra posizione stiamo solo cercando di salvare la logica della donazione corporea. Vicendevole. Insomma, stiamo salvando quello che si definisce l'amore autentico. Diversamente io non vedo perché non si debba arrivare a una fecondazione artificiale al di fuori, anche, dell'utero materno. Ma più di tutto vorrei fosse chiaro un concetto, a tutti: un bambino non è un diritto, bensì un dono. E lì deve fermarsi la scienza".


Maggiolini sulla morte
"Voglio vedere negli occhi Gesù, sono curioso di sapere il loro colore. Come mi guarderà? Perché quando guardò Pietro lui si mise a piangere, e furono quelle lacrime a salvarlo. Ho voglia di dare un grande abbraccio alla Madonna, e poi ho tutta la lista dei miei cari che vorrei vedere subito, perché sarà un grande ritrovarsi.

L'inferno non è vuoto, bisogna aver paura di andarci. Una paura che deriva da un amore ricevuto e non sufficientemente corrisposto. Ecco, ho paura di non avere amato a sufficienza.

Si muore soli, è vero, ma c'è la Chiesa che ci accompagna. E poi, di là, c'è Qualcuno che ti aspetta".


Dal necrologio di mons. Luigi Negri Vescovo di San Marino Montefeltro, Pennabilli, 13 novembre 2008

S.E. Monsignore ALESSANDRO MAGGIOLINI
Vescovo emerito di Como, maestro di vita, di fede e di cultura

Lungo tutta la sua operosa esistenza con profondità teologica e grande ricchezza culturale ha difeso la verità della fede all'interno della Chiesa e la verità e la libertà della persona e del popolo di fronte al mondo.
In tempo meno tristi di questi avrebbe ben meritato il titolo di "Confessore della Fede".
Con la sua scomparsa la Chiesa italiana è più povera e certamente meno coraggiosa.

mercoledì, novembre 12

martedì, novembre 11

Promesse

Una bella novità dal mondo della grafica si affaccia sul web: www.crockhaus.com è il sito di un caro amico che studia Design a Milano, con radici brianzole e puntate all'estero (nel gioiello decò di Bruxelles).
Pagine semplici ma originali che formano un laboratorio creativo, il contrario di una presentazione anonima di lavori.
Tipografia, motion, impaginazione, approcci diversi al mondo della grafica tenuti insieme da una sensibilità artistica affine a tendenze straniere (Francia, Belgio, Olanda) più che italiane. In ogni composizione c'è sempre un particolare che stupisce, che non ti aspetti, a fare la differenza. Chi ben comincia... Buon lavoro!

Oppure

Di fronte alla grave situazione universitaria si possono fare tante cose. Si può andare in piazza e gridare la propria protesta rivendicando diritti e autonomia in cambio di nessuna responsabilità, oppure si può continuare a studiare, a insegnare, costruendo nel proprio ambito forme reali di cambiamento.
Si possono organizzare lezioni in piazza assecondando, senza saperlo, i timori di professori che vedono la fine di un periodo di ingiustificati privilegi, oppure ci si può rifiutare di ridursi alla mercè di vecchi baroni e rivoluzionari d'antan, trasformatisi in perfetti reazionari che al solo sentire la parola "riforma" sobbalzano sulla loro impolverata sedia.
Si può perdere del tempo, molto tempo, a immaginare forme di protesta alternativa - anche se la fantasia, abbiamo visto, troppe volte finisce nel grottesco - oppure firmare una mozione nel più importante organo di rappresentanza studentesca universitaria (leggi qui il documento del CLDS), con proposte concrete e condivise di rinnovamento, e indirizzarla direttamente al ministro Gelmini, ai rettori, ai professori e a tutte le persone disposte a collaborare a un serio progetto di riforma.
Oppure, ancora, si può organizzare, come oggi, un incontro nell'aula magna della Statale di Milano, presenti duemila studenti, decine di professori, e tre relatori come Enrico Decleva (presidente CRUI), Nicola Rossi (senatore Pd), Giuseppe Valditara (senatore Pdl), messi attorno a un tavolo a discutere di differenziazione degli atenei, valutazione, meritocrazia, trasformazione delle università in fondazioni, rinnovamento del sistema di governance degli atenei (guarda qui il video dell'incontro e leggi la rassegna stampa).
Insomma, si può anche prendere la cosa sul serio.

lunedì, novembre 10

Obama di qua o di là

Sui rapporti tra Obama e la Chiesa cattolica si è già detto tutto e il contrario di tutto. Per alcuni il Vaticano vedrebbe di buon occhio il nuovo presidente americano, per la novità che la sua elezione rappresenta e per una politica estera che si preannuncia più incline agli strumenti diplomatici nella risoluzione dei conflitti internazionali. Per altri invece il Papa sarebbe preoccupato dal liberismo etico con cui "l'uomo del cambiamento" dice di voler affrontare questioni come l'aborto o la ricerca sugli embrioni.

Qui sotto due articoli che segnano i due diversi punti di vista in materia:
Lucio Brunelli per "l'Eco di Bergamo" pensa che il rapporto tra Obama e la Chiesa sarà positivo;
Giacomo Galeazzi per "La Stampa" vede nuvole nere all'orizzonte.

Per ora forse non è facile esprimersi chiaramente nell'una o nell'altra direzione: non resta che attenderlo alla prova dei fatti.

Innamorato fisso

Mi sono innamorato della sosia della mia morosa. L'ho vista oggi su un giornale, fa la pubblicità di un costume da bagno. È uguale alla mia attuale fidanzata: capelli, labbra, gambe lunghe, ecc. Come fisico uguale, il carattere non so. Ma mi conviene lasciare la mia attuale morosa per una donna esteriormente uguale anche come anni? Sì!!! Anzi, no! In quanto la modella di biancheria intima in questione è norvegese, mentre la mia morosa abita a 50 metri da casa mia. Poi la mia morosa ha un corpo come quello della ragazza sulla rivista. La modella magari dal vero non è così, l'ha ritoccata il computer. Amore, tengo te!!

di Maurizio Milani

sabato, novembre 8

Molte grazie, signor ministro

Dopo tanto inspiegabile silenzio, ecco le attesissime indicazioni del ministro Gelmini per una riforma universitaria. Non mancano motivi per ben sperare.

"Esprimo soddisfazione per la decisione del Governo di correggere i tagli al diritto allo studio. Il Ministro Gelmini ha dato pubblicamente atto nella conferenza stampa di ieri di avere accolto le richieste del Consiglio Nazionale Studenti Universitari (CNSU) al riguardo. È un segnale molto positivo che dimostra che il dialogo istituzionale, in una logica propositiva e costruttiva, può portare buoni frutti. Occorre continuare su questa strada.
Peccato per gli studenti delle liste di sinistra (...)".

Leggi tutto l'articolo di Stefano Verzillo su ilSussidiario.net
e scarica il testo del decreto sull'università.

"The change has come"

Caro Obama, per ora sei stato grande, e ci auguriamo di poterlo ripetere con te anche tra quattro anni. Non sappiamo se ti avremmo votato, ma questo non conta perché ora sei anche il nostro presidente. L'Iran ha già detto che non gli piaci, vuol dire che stai andando bene. Buon lavoro, sinceramente!

martedì, novembre 4

Il circo mediatico fa tappa al Politecnico. Scene di una contestazione che non c’è

Didattica sospesa, ieri, al Politecnico di Milano. Nessuna occupazione in corso però, né lezioni trasferite in piazza. I riflettori sono puntati sull’inaugurazione dell’anno accademico. Tema del giorno, neanche a dirlo, la legge 133 e le prospettive dell’università italiana. Al tavolo dei relatori manca però l’ospite più atteso, lo sfuggente ministro Gelmini, che ha dato forfait insieme ai colleghi Renato Schifani e Letizia Moratti, e che in un comunicato rivolto all’ateneo milanese ha parlato della necessità di «attuare riforme non di facciata e offrire segnali chiari di una volontà di rinnovamento», assumendo ad esempio positivo il «modello Politecnico».

Unico a non aver declinato l’invito, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, per il quale «non ci devono essere tagli indistinti ma bisogna distinguere le università inefficienti da quelle virtuose». Una linea condivisa dal rettore Ballio, già da tempo in prima linea sul fronte riformista.


Leggi tutto l'articolo tratto da www.ilsussidiario.net.

sabato, novembre 1

Preghiera

Caro Vittorio Messori, tu sei stato uno dei miei due insegnanti di religione (il nome dell'altro? Rino Cammilleri) e leggerò, come sempre con interesse e ammirazione, il tuo "Perché credo" (Piemme). Intanto però mi ha colpito la controcopertina. Negativamente. C'è scritto "Un cristiano non è un cretino", slogan sbagliato perché rimane in mente soprattutto la parola "cretino". E poi la foto: ma dove li compri i vestiti? Indossi una polo giallo canarino sotto una giacca grigio topo: due capi già brutti se presi singolarmente, orrendi se messi insieme. I colori li ha creati Dio, si pensi all'arcobaleno, bisognerebbe trattarli un po' meglio. Il cristianesimo è bellezza bellezza bellezza, e una superiore intelligenza delle cose, quindi la tua controcopertina è controtestimoniante: ti offendi se prima di cominciare a leggere la butto via?
di Camillo Langone