giovedì, gennaio 31

Madre, figlio, padre. O no?!

Da ilGiornale.it - «Londra. Febbraio sarà il mese che festeggerà omosessuali, lesbiche, transessuali. L’Inghilterra si porta avanti con il lavoro, il governo sta scrivendo una norma che cancellerà in ogni ordine di scuola qualunque riferimento a «madre» e «padre», per evitare tra i bambini, ragazzi, adolescenti nuovi casi di omofobia, per rispettare chi non è o la pensa in modo diverso, anche con l’uso di un vocabolario aderente ai tempi che corrono (...).

«La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà.
Tutto sarà negato.
Tutto diventerà un credo.
Sarà una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. E una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto.
Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili.
Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio.
Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto
».

(G. K. Chesterton, Eretici, 1905)

domenica, gennaio 27

Da un'amicizia l'iniziativa

Riva del Garda, 25-27 gennaio 2008.
Terminata la due giorni di Rete Italia. Incontri con Sapelli e Vittadini sulla sussidiarietà; con Bardazzi e Panella sulle elezioni americane; con Bondi, Fini e Castelli sulla politica nazionale; con Formigoni su cosa significa fare politica: "bellezza, dignità e gratuità al servizio del popolo", dice il governatore, tra una candidatura a ministro nemmeno troppo malcelata e una discussione, tra amici, con dei giovani che provano a starci.

venerdì, gennaio 25

martedì, gennaio 22

Mastella dixit

In diretta da Porta a Porta, l'ex ministro della Giustizia, poche ore dopo aver ritirato il proprio partito dalla maggioranza:

«Io vengo sputtanato da quando divento ministro della giustizia, perché prima non gliene frega niente a nessuno»

«Tentano di fregarmi in tutti i modi, e quando non riescono a fregarmi, allora mi sputtanano!»

«Per mio figlio avevo chiesto il permesso per quel volo, non è che è salito come portoghese...»

lunedì, gennaio 21

Dopo l'Angelus

Roma, piazza San Pietro, 20 gennaio.
«Desidero anzitutto salutare i giovani universitari, i professori e voi tutti che siete venuti oggi così numerosi in Piazza San Pietro per partecipare alla preghiera dell’Angelus e per esprimermi la vostra solidarietà; un pensiero di saluto va anche ai molti altri che si uniscono a noi spiritualmente. Vi ringrazio di cuore, cari amici; ringrazio il Cardinale Vicario che si è fatto promotore di questo momento di incontro. Come sapete, avevo accolto molto volentieri il cortese invito che mi era stato rivolto ad intervenire giovedì scorso all’inaugurazione dell’anno accademico della "Sapienza – Università di Roma". Conosco bene questo Ateneo, lo stimo e sono affezionato agli studenti che lo frequentano: ogni anno in più occasioni molti di essi vengono ad incontrarmi in Vaticano, insieme ai colleghi delle altre Università. Purtroppo, com’è noto, il clima che si era creato ha reso inopportuna la mia presenza alla cerimonia. Ho soprasseduto mio malgrado, ma ho voluto comunque inviare il testo da me preparato per l’occasione. All’ambiente universitario, che per lunghi anni è stato il mio mondo, mi legano l’amore per la ricerca della verità, per il confronto, per il dialogo franco e rispettoso delle reciproche posizioni. Tutto ciò è anche missione della Chiesa, impegnata a seguire fedelmente Gesù, Maestro di vita, di verità e di amore. Come professore, per così dire, emerito che ha incontrato tanti studenti nella sua vita, vi incoraggio tutti, cari universitari, ad essere sempre rispettosi delle opinioni altrui e a ricercare, con spirito libero e responsabile, la verità e il bene. A tutti e a ciascuno rinnovo l’espressione della mia gratitudine, assicurando il mio affetto e la mia preghiera».
Benedetto XVI

venerdì, gennaio 18

Rettore di nome e di fatto

Oltre ai chiostri del Bramante c'è un'altra cosa che ho sempre invidiato alla Cattolica: Lorenzo Ornaghi, un grande rettore veramente degno di chiamarsi tale.

«Siamo nati ex corde Ecclesiae; e, giorno dopo giorno da ormai quasi un secolo, siamo la visibile, diffusa e ormai insostituibile testimonianza di come sia possibile far progredire continuamente la scienza nell’orizzonte della razionalità aperta al trascendente. Siamo la prova di quanto la fede sia fonte inesauribile di libertà e sappia esaltare l’amore per la ricerca scientifica, potenziando quel desiderio di creatività che è proprio di ogni essere umano».

Leggi qui tutta la lettera di Ornaghi.

mercoledì, gennaio 16

Siamo con te

Da Repubblica.it

11:38 Gli studenti di Cl al Papa: "Libertà, libertà"
"Libertà, libertà" e "La Sapienza è con te". E' il grido rivolto dagli universitari di Comunione e Liberazione all'indirizzo del Papa al termine dell'udienza generale. Nella Sala Nervi, per esprimere vicinanza e solidarietà al Pontefice dopo l'annullamento della visita all'università di Roma, sono stati innalzati altri striscioni. Uno recita: "Se Benedetto non va alla Sapienza, la sapienza va da Benedetto". Un altro: "Gli universitari con il Papa".

10:54 Lunghissimo applauso per il Papa nell'Aula Nervi
Un lunghissimo applauso e il grido "libertà" ripetuto più volte hanno accolto Benedetto XVI nell'Aula Nervi, dove il Pontefice tiene oggi la consueta udienza generale. Nelle prime file i giovani universitari di Comunione e Liberazione della Sapienza, con un grande striscione.

SAPIENZA, UN'ALTRA VERGOGNA PER L'ITALIA

I Papi hanno potuto parlare ovunque nel mondo (Cuba, Nicaragua, Turchia, etc.). L’unico posto dove il Papa non può parlare è La Sapienza, un’università fondata, tra l’altro, proprio da un pontefice. Questo mette in evidenza due fatti gravissimi:

1) l’incapacità del governo italiano a garantire la possibilità di espressione sul territorio italiano di un Capo di Stato estero, nonché Vescovo di Roma e guida spirituale di un miliardo di persone. Piccoli gruppi trovano, di fatto, protezioni anche autorevoli nell’impedire ciò che la stragrande maggioranza della gente attende e desidera;

2) la fatiscenza culturale dell’università italiana, per cui un ateneo come La Sapienza rischia di trasformarsi in una “discarica” ideologica.

Come cittadini e come cattolici siamo indignati per quanto avvenuto e siamo addolorati per Benedetto XVI, a cui ci sentiamo ancora più legati, riconoscendo in lui il difensore – in forza della sua fede – della ragione e della libertà.

Comunione e Liberazione
15 gennaio 2008


lunedì, gennaio 14

Come vogliono ammazzare l'università

Pierluigi Battista_La lezione di Voltaire valga anche per il Papa
Stefano Zecchi_Oscurantismo laicista

L'equazione perfetta

Cari professori, tornate a scuola

Sono sessantasette.
Ordinari, emeriti, associati, a contratto.
Tutti illuminati, sicuramente. Tutti scienziati, scientifici, razionali, naturalmente.
Ma, ignoranti.

I professori della Sapienza che, "in nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo..." eccetera eccettera, e giù a sottoscrivere la lettera di Cini, e giù a scandalizzarsi, stracciarsi le vesti, salvare il Paese dall'oscurantismo e ricondurlo sulla strada della modernità, farebbero meglio a ritornare sui banchi (di una buona scuola però).
Già, perché, da bravi intellettuali, nonostante le lauree, i master, i seminari, e via dicendo, non solo hanno commesso la leggerezza che un vero scienziato non si perdonerebbe mai, fidarsi di un luogo comune, abbracciare l'opinione condivisa, il già detto, il già sentito, senza - ahimé - la verifica della ragione. Ma, ben più banalmente, non sanno nemmeno copiare.
Così, nel loro sottoscrivere, si allargano, completano, aggiungono, e si rifanno - sono sempre molto al passo coi tempi, loro - al nome che più di tutti è diventato lo stereotipo del conflitto tra fede e ragione, tra Chiesa e progresso: Galileo Galilei.
Peccato che lo sia diventato nell'immaginario collettivo, nel grande pensiero comune, nel cervello che gli italiani per la maggior parte affittano al potere.
Peccato, soprattutto, che il Papa non abbia mai pronunciato quelle parole! I docenti della Sapienza - anche se forse non è il caso di chiamarla così - gli hanno infatti attribuito un “rilancio” delle affermazioni di un filosofo, Feyerabend, sul caso Galileo, secondo le quali in occasione del processo allo scienziato la Chiesa rimase più attaccata alla ragione dell’imputato. Questi dotti accademici e sapienti, si sono evidentemente - e poco scientificamente - fidati di Wikipedia ma non hanno controllato sul testo originale, tra l'altro disponibile per la consultazione. Si sarebbero accorti che hanno preso un abbaglio non da poco perché Ratzinger non faceva affatto sue le parole del filosofo (cfr. La crisi della fede nella scienza tratto da Svolta per l'Europa? Chiesa e modernità nell'Europa dei rivolgimenti, Paoline, Roma 1992, pp. 76-79.).

Per chi fosse interessato, legga qui le vere parole di Ratzinger su Galileo.

Intanto noi, meno illuminati, meno intellettuali, meno rigorosamente scientifici, ma forse anche un filo meno ideologici dei "sapienti", abbiamo trovato, grazie a un amico tedesco che a sua volta lo deve a un amico olandese (terra riformata, ma feconda), anche questo prezioso brano di Vittorio Messori proprio su Galileo, tratto dal suo Pensare la storia.
Vivamente consigliato agli autenticamente curiosi e, com'è ovvio, ai colpevolmente ignoranti.

«Stando a un'inchiesta dei Consiglio d'Europa tra gli studenti di scienze in tutti i Paesi della Comunità, quasi il 30 per cento è convinto che Galileo Galilei sia stato arso vivo dalla Chiesa sul rogo. La quasi totalità (il 97 per cento) è comunque convinta che sia stato sottoposto a tortura. Coloro - non molti, in verità - che sono in grado di dire qualcosa di più sullo scienziato pisano, ricordano, come frase "sicuramente storica", un suo "Eppur si muove!", fieramente lanciato in faccia, dopo la lettura della sentenza, agli inquisitori convinti di fermare il moto della Terra con gli anatemi teologici. Quegli studenti sarebbero sorpresi se qualcuno dicesse loro che siamo, qui, nella fortunata situazione di poter datare esattamente almeno quest'ultimo falso: la "frase storica" fu inventata a Londra, nel 1757, da quel brillante quanto spesso inattendibile giornalista che fu Giuseppe Baretti».

Leggi qui il testo completo.

domenica, gennaio 13

Finire in bellezza

Chiunque sarà il sostituto, un presidente così mi mancherà.
Idee così chiare, e così giuste, in politica estera non ce l'hanno nessuno dei candidati alla Casa Bianca.
Godiamoci gli ultimi mesi di vera lotta al terrorismo.

Domani

Domani, lunedì 14 gennaio, alle 18.30 al Teatro Dal Verme a Milano, si terrà l’incontro - promosso dall’associazione “Pier Lombardo Cultura” e a cura di Sandro Bondi - dal titolo “Il coraggio di interrogarsi e di mettere in discussione le proprie certezze”, durante il quale Giuliano Ferrara presenterà la sua proposta di una moratoria sull’aborto.

venerdì, gennaio 11

Chi ha paura del Papa

Il 17 gennaio, giovedì prossimo, Benedetto XVI parlerà all’Università La Sapienza e potrebbe non essere una giornata tranquilla. Il Papa terrà un discorso nel corso dell’inaugurazione del 705° Anno Accademico dell’ateneo romano.

Nell'articolo "Chi non vuole il Papa in università", apparso oggi in prima pagina su Il Foglio, si spiegano i motivi delle possibili contestazioni (leggilo qui):
«
C’è quindi preoccupazione per quello che potrà accadere. Gli studenti dei collettivi hanno già fatto sapere: “Non lo faremo entrare”. E si stanno preparando. Alla facoltà di Fisica è iniziata ieri una “settimana anticlericale” che prevede anche una sarcastica e nelle intenzioni blasfema via crucis dentro la città universitaria con studenti travestiti da preti in atteggiamenti che manifestano la loro omofobia e misoginia, e che culminerà con una manifestazione di protesta convocata per le nove del mattino del 17 sotto la statua della Minerva, per difenderla, dicono, dal “Papa inquisitore”».

Qui invece la lettera aperta di Marcello Cini, professore emerito dell'università La Sapienza, pubblicata su Il Manifesto del 14 novembre 2007, sottoscritta da decine di professori della facoltà di Fisica.
«Signor Rettore,
non commento il triste fatto che Lei è stato eletto con il contributo determinante di un elettorato laico. Un cattolico democratico - rappresentato per tutti dall'esempio di Oscar Luigi Scalfaro nel corso del suo settennato di presidenza della Repubblica - non si sarebbe mai sognato di dimenticare che dal 20 settembre del 1870 Roma non è più la capitale dello stato pontificio. Mi soffermo piuttosto sull'incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università - da più di 705 anni incarnata nel mondo da La Sapienza dalla Sua iniziativa. (...)».

Oggi in edicola

Stamattina ho iniziato a leggere i giornali e mi sono dimenticato di andare a lezione. La matematica comunque non è altrettanto interessante. Dunque, tempo meglio impiegato.

Il primo pezzo è di Panebianco, sul Corriere (di ieri), sul rapporto tra religione e politica nel Pd.

Il secondo è sul Foglio, sulle ragioni del silenzio dei catto-dem in tema di moratoria sull'aborto: «Pesa anche, per usare un’immagine efficace di Damilano, “un’obiezione di coscienza di questo tipo di cattolicesimo, di matrice associazionista, che ha i suoi padri nobili in Dossetti ma anche in De Gasperi, a farsi trascinare in una guerra culturale. Il suo stile è l’opposto”».

In questa pagina altri due bei pezzi, ancora di politica. L'uno di Lodofico Festa sul governatore della Lombardia, Formigoni, e sulla sua candidatura a protagonista del presente e del futuro del nuovo centrodestra; l'altro di Antonio Polito (che ritengo tra i migliori dall'altra parte) sul manifesto dei valori del Pd, si conclude così: «Non c’è paragone, da un punto di vista valoriale, tra il dibattito sulla vita del nascituro e quello – per esempio – sulla trasferibilità della pensione tra conviventi gay. Una cosa sono le questioni antropologiche, un’altra i diritti legali. Le prime chiamano in causa davvero valori, le secondo soltanto tecniche legislative che regolano la vita di una comunità. Se i credenti aiutassero i non credenti su questo punto, saremmo tutti più laici».

mercoledì, gennaio 9

Se questa è Italia

«Chilometri di cemento e spazzatura annunciano il quartiere di Pianura: abusive le case, abusivi i negozi, abusivo il lavoro, abusiva la caserma dei carabinieri, abusiva persino la cappella di Lourdes. (...)
Pianura è un monumento al cemento e alla spazzatura, una sospensione a divinis di leggi, decreti e regolamenti, una malattia contagiosa cominciata nella seconda metà degli anni 70, quando i napoletani cercavano appartamenti che potessero certificare la fine di un'esistenza grama. (...)
Come da sempre si fa a meno di un cinema, di un campo di pallacanestro, di un consultorio, di una biblioteca o di una rivendita di libri. I ragazzi e le ragazze portano a spasso jeans e gli occhiali griffati facendo lo slalom tra la spazzatura. Qualcuno si tappa il naso e la bocca, altri ostentano indifferenza».
Leggi qui l'intero articolo, il ritratto - impietoso, vorrei dire giustamente impietoso - di Pianura e dei suoi abitanti, pubblicato oggi su Il Sole 24 Ore a firma di Mariano Maugeri. Perché le colpe saranno pure delle istituzioni, dei politici, dello Stato che ancora una volta ha perso la sua battaglia contro la camorra, ma la gente, il popolo, dov'è? Dov'era quando la sua terra veniva rovinata, derubata, inquinata, corrotta?
Le immagini di Napoli sono il segno della vergogna, non già perché testimoniano l'incapacità della politica di dare risposte serie e tempestive, non solo per il declino economico di una terra ormai in ginocchio che chiede disperato aiuto e intanto dilapida le proprie risorse, non appena perché le condizioni minime di una convivenza civile non sono più garantite. Ma perché queste immagini segnano la tragica, seppur non definitiva - voglio credere - scomparsa del popolo, quella parola che significa tutto ciò che nell’uomo è genuino, profondo, sostanziale. Quella parte di umanità ancora profondamente radicata nelle sue tradizioni, vigorosamente attaccata alla sua terra, con la quale è cresciuto e sulla quale cammina, lavora, e dalla quale trae le sue possibilità di vita.
I bambini di oggi forse domani cambieranno qualcosa. Forse racchiudono una speranza. Ma un popolo non nasce da solo, così, naturalmente. Non cresce senza cura, nell'indifferenza, nel disimpegno. Va accompagnato, sostenuto, educato.
Guardo le immagini del devasto e mi chiedo: chi si assumerà questa responsabilità? Chi avrà il coraggio di adempiere un tale compito? Chi ha ancora una tale passione per sé e, dunque, per gli altri?

martedì, gennaio 8

Chi l'ha visto?

Dobbiamo ammetterlo, un po' ci manca. A noi cattolici di centro uno come Rutelli non dispiaceva, sebbene i simboli di partito - ma cosa contano i simboli rispetto alle idee? - ci dividessero.
Molte cose però ci univano, come una corretta concezione di laicità dello stato, la comune convinzione del valore sociale della famiglia, ragionevoli punti di vista in fatto di bioetica (ricordo un suo eccezionale intervento in merito al referendum sulla fecondazione assistita).
Eppure è scomparso, sparito, dileguato dalla scena politica italiana. Dopo aver traghettato, non senza sofferenze, la Margherita nel PD, dopo aver visto sciogliere la creatura politica di cui era leader nel grande calderone democraticamente autogestito da Walter, l'ex sindaco di Roma ha fatto perdere le tracce, lasciandone l'eredità a teodem meno ispirati e capaci (le belle Bindi&Binetti, Franceschini, fedele scudiero di W, e il giovane e promettente Enrico Letta). Ma di lui, nessuno ne parla. Chi ne avesse notizia, ce lo dica, ce ne parli, ci chiami. Ci interessa.

Drammi familiari

Casini: «Mia figlia ama un comunista».
Il leader Udc al settimanale «Chi» sul fidanzato di Benedetta: «Legge il Manifesto, che devo fare?».
Nonno Hilton insegna...

L'adesione più attesa

Moratoria sull'aborto: c'è anche Benedetto. Stavolta l'elefantino l'ha fatta grossa.

Progressismi ambrosiani

A Milano danzatrici cingalesi si esibiscono nei loro abiti tradizionali. No, non siamo al circo e non è carnevale. È l'Epiphania Domini nel Duomo della città. La "festa dei popoli" del cardinale Tettamanzi.

«Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto».
(G. K. Chesterton, Eretici, 1905)

sabato, gennaio 5

Non toccateci le montagne

Mentre in Svizzera inaugurano lo "skivelox", demenziale apparecchio che controlla la velocità (max 30 km/h!) in uno degli ultimi posti dove regnava un minimo di libertà, cioè le piste da sci, a Bormio si organizza la terza edizione della White Challenge, grande gara di sci a cronometro dai 3000 metri della cima ai 1200 del paese. Gli organizzatori annunciano multe per chi scende sotto i 60 all'ora...
Tutti invitati.

Moratoria sull'aborto, a che punto siamo

La grande iniziativa di Ferrara per il riconoscimento del diritto di nascere prosegue con successo. Anche i giornali e le istituzioni più restie a pubblicare la notizia ed esprimersi in merito, dopo l'iniziale silenzio o indifferenza, non hanno potuto fare a meno di dare risalto alla moratoria, che ha ricevuto non solo l'apprezzamento della Chiesa (Bagnasco e Ruini, tra gli altri), ma anche di molti politici di tutti gli schieramenti.
Oggi l'elefantino sul Foglio ribadisce con chiarezza di che si tratta (leggi qui): «Come si può realizzare la moratoria? In modo molto semplice. E’ l’uovo di Colombo. L’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata il 10 dicembre del 1948 a Parigi e base di legittimazione delle Nazioni Unite da giusto sessant’anni, recita così: “Ogni individuo
ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”. Occorre che i governi nazionali votino un emendamento significativo alla Dichiarazione: dopo la prima virgola, inserire “dal concepimento fino alla morte naturale”. Il nuovo testo dell’articolo 3 sarebbe
dunque ipso facto un testo di moratoria delle politiche pubbliche incentivanti ogni forma di ingiustificato maltrattamento schiavistico e asservimento dell’essere umano, anche concepito,
e reciterebbe così: “Ogni individuo ha diritto alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”».

Monnezza a Napoli, parla Saviano

Due pezzi di oggi sull'emergenza rifiuti: Saviano su Repubblica e l'editoriale del Foglio.

Un giorno da Papa

Se qualcuno si chiedesse come vive un grande uomo, legga qui le ventiquattrore di Benedetto XVI. Si sconsigliano paragoni con la propria quotidianità.

Uno per tutti

Come avrete notato dal primo post dell'anno, d'ora in poi qui a word-ing abbandoneremo il retorico "noi", per sostituirlo col più modesto e semplice "io". Un sincero segno di avvicinamento ai lettori da parte di tutta la redazione.

È bello vivere perché vivere è cominciare_post 1, 2008

Dopo le tradizionali sciate di inizio anno a Bormio, word-ing inaugura l'anno nuovo senza fare auguri. Un po' perché ne ho la nausea - a Natale e capodanno tutti si improvvisano poeti e scrivono illeggibili sms - un po' perché mi sembrano sempre generici, convenzionali, oltre che sproporzionati: dire "buon anno" è come dire "buona vita": non ha alcun senso. Tutti ad augurare serenità. Ma perché mai un anno dovrebbe essere "sereno"? I periodi migliori della mia vita non sono stati per nulla sereni, ma al contrario difficoltosi, drammatici, contradditori anche, insomma intensi e faticosi. Concludere (degnamente) l'università, capire che cosa mi aspetta dopo la laurea, approfondire certe amicizie ormai indispensabili per la mia vita, iniziarne altre, sperare che quel tal desiderio che mi accompagna da anni si compia, in qualche modo, anche imprevisto. Ecco mi auguro qualche cosa del genere. Nulla di sereno, molto di vero.