sabato, marzo 31

Pizze...

In mezzo a tanta confusione su vallettopoli, finalmente qualcuno con le idee chiare.
"Sicuramente se Corona fosse venuto a chiedere soldi, qualche pizza in faccia gli sarebbe arrivata". (Gennaro Gattuso)
Meglio di tante, costose intercettazioni.

A scuola di politica_bioetica

Oggi è stato il turno di Cicciobello Rutelli alla scuola di politica voluta e organizzata da Roberto Formigoni a Milano. Il tema: la bioetica.
A colloquio con il vice presidente del Consiglio (lo abbiamo capito anche dalla scorta) e leader della Margherita, don Roberto Colombo, professore incaricato di Bioetica alla Pontificia Università Lateranense.

Apre l'incontro proprio don Colombo, che fissa subito i termini della discussione, affermando che la vita dell’uomo è sempre un bene; che è un bene personale e un bene sociale; che nessuna libertà può affermarsi a prescindere da essa; che la cura della vita è la misura del valore di ogni azione personale e sociale; che la libertà di ricerca scientifica non è assoluta; che dunque compito della politica è promuovere la ricerca scientifica nella misura in cui rispetti e serva la vita.

Del discorso di Colombo ci colpisce il metodo: a dispetto dell'abito talare che indossa, il sacerdote sostiene infatti le sue argomentazioni con evidenti passaggi di ragione, e non con credenze spirituali e religiose.
Metodo, ma anche contenuto:
«Parlo di bene e non di valore. Il bene è un’evidenza originale della ragione e del cuore dell’uomo. Mentre il valore fa riferimento a una scala, a una relatività».
Oppure:
«La libertà di ricerca non è una libertà privilegiata rispetto alle altre. Molti ricercatori rivendicano una assoluta libertà di ricerca nel campo della vita. Ma queste stesse persone, in altri ambiti, pongono invece dei limiti: cosa significherebbe per esempio una assoluta libertà di ricerca sulle armi di distruzione di massa?».
E ancora:
«In alcuni casi il metodo di ricerca nega lo scopo. Se lo scopo è il bene dell'umanità, anche la distruzione di un solo uomo tradisce questo bene. Scopo e metodo devono essere congruenti».

L'intervento di Rutelli, pensato come risposta personale e documentata ai quesiti all'ordine del giorno, è anch'esso convincente. Il politico cattolico, di cui ricordiamo tra l'altro un bel discorso in occasione del referendum sulla fecondazione assistita, alla domanda se la vita sia sempre un bene, risponde che «dobbiamo andare al fondo di noi stessi, dove troviamo un fortissimo desiderio di verità e di bene. Questi fondano la persona umana, anche quando il nostro agire li contraddice. La persona avverte di possedere un senso e un destino in se stessa, e questo ci porta a porci la domanda su un’entità più grande. Dunque è giusto dire che la vita sia un bene in sé, anche in un’ottica del tutto laica».

Secondo Rutelli, che osserva come oggi si sia diffusa l’idea secondo cui la qualità della vita conta più della vita, già «nell’art. 2 della Costituzione c’è la definitiva sconfitta di ogni dittatura, e l’innalzamento della persona a pietra angolare della società». E' dunque necessario che anche la ricerca si accordi con gli altri principi costituzionali.
Non manca un'acuta indicazione di metodo a chi, della ricerca, è protagonista: «Coltivare i valori della comunità scientifica non esonera lo scienziato dal rispondere ai doveri della comunità degli uomini, semmai ne esalta la responsabilità».

Sul finire il buon Rutelli - verso cui non nascondiamo una certa simpatia e talvolta una consonanza di vedute - difende la legittimità della Chiesa, componente importante, con la sua millenaria tradizione, della società civile, di intervenire nel dibattito politico.
Poi chiude alla sua maniera. La maniera del politico ex diccì e ora teo-dem. La maniera un po' da paraculo, molto politicamente corretta, molto di sinistra, per cui «Nessuna delle nostre risposte potrà avere carattere definitivo. Non c’è un giudice supremo: c’è il dialogo, l’ascolto, la discussione. Questa scuola ne è un esempio».
Bravo lo stesso, buona la prima.

Concerto Coro SAT

«La bellezza può passare per le più strane vie, anche quelle non codificate dal senso comune... Si vede perché è vita, e quindi reale... Il problema è avere gli occhi... Ma sul deserto delle nostre strade lei passa, rompendo il limite finito e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio».
Pier Paolo Pasolini

E' una frase vera, reale. E' successo al Politecnico di Milano, ieri, grazie al canto della tradizione popolare degli alpini. Lo hanno visto cinquecento persone, studenti e professori, anziani e ragazzi. La Meri ne ha anche scritto un articolo su Libero, eccolo qui. In fondo invece trovate il mio pezzo per il giornale del Politecnico.

lunedì, marzo 26

Architettura_protagonisti in università

La facoltà di Architettura Civile propone due incontri, l'uno con Vittorio Gregotti (autore, tra le altre cose, del quartiere Bicocca a Milano), l'altro con Mario Botta, entrambi protagonisti della cultura architettonica contemporanea.

Il primo incontro, dal titolo Vittorio Gregotti e la Scuola di Milano si svolgerà oggi, martedì 27 settembre, alle ore 11 nell'aula magna del Campus Bovisa.

Il secondo, dal titolo The times they are a-changin’ - Mario Botta, organizzato dall'associazione GIZMO, sarà mercoledì 28 marzo alle 14,30, nello stesso luogo.

Capire MILANO

Oggi, martedì 27 marzo 2007 dalle ore 17,30, si terrà in Triennale la presentazione del libro Milano, cronache dell'abitare.

A Milano si abita ovunque: nei sottotetti ristrutturati, nei negozi, negli ex-edifici industriali, nei box o in baracche nascoste nei “vuoti” della città.
A Milano si abita con difficoltà: stranieri, studenti, anziani, giovani lavoratori, uomini d’affari in transito, parenti dei pazienti, tutti faticano a trovare una casa a costi accessibili. A Milano si abita insieme: famiglie “allargate”, anziani e badanti, studenti che si dividono la stanza, coppie di single, la coabitazione non è solo una necessità.

Tra i partecipanti alla discussione Stefano Boeri, Luca Doninelli, Aldo Bonomi e Mario Piazza.

(Grazie typomilan...)

Pellegrinaggio dal Papa_il giorno dopo

26 marzo 2007, notizie sparse dal web:
"Il giro del mondo bevendo caffè" (Corriere.it),
"La corsa in mutande degli universitari Usa" (Repubblica.it), "Elefante attacca e uccide due turisti" (Tgcom.it).

Sabato 100mila persone di tante diverse nazioni, età e condizioni hanno riempito, ordinatamente, piazza San Pietro e parte di via della Conciliazione.
Sotto la pioggia che batteva impietosa hanno pregato e cantato a una voce sola, e poi accolto il Santo Padre come nella festa più attesa, più curata, ma al contempo più entusiasta e libera.
Questo fatto, anche esteticamente eccezionale, non ha meritato quasi alcuna attenzione sui siti di informazione e sui giornali - tranne, per ovvi motivi, su Avvenire: un trafiletto su Repubblica, mezza pagina sul Giornale, un articolo su Libero, non una riga sul Corriere, considerato la vetta del giornalismo italiano.

Ma che cos'è il giornalismo? Quali fatti si guadagnano uno spazio (e quanto) sulla pagina? In che modo devono essere raccontati? Chi decide l'importanza di una notizia?
A tutte queste domande ancora non sappiamo rispondere. In attesa di capirci qualcosa di più, vi proponiamo questo brano di Ginsberg.

«La storia recente è il documento di una vasta cospirazione per imporre un unico livello di coscienza meccanica al genere umano e sterminare tutte le manifestazioni di quella preziosa parte di senzienza, identica in tutti gli uomini, che l’individuo divide col suo Creatore. La soppressione dell’individualità contemplativa è quasi completa. Gli unici dati storici immediati che possiamo conoscere e sui quali possiamo agire sono quelli propinati ai nostri sensi mediante i sistemi di comunicazione di massa.
Questi mezzi sono esattamente i luoghi in cui le sensibilità e le confessioni della realtà più profonde e più personali sono più proibite, beffate, soffocate. […] Poiché i sistemi di comunicazione di massa possono comunicare soltanto livelli di realtà ufficialmente accettabili, nessuno può sapere la misura della vita inconscia segreta».
(Allen Ginsberg, New York, agosto 1959)

venerdì, marzo 23

Instancabile apertura. Fedelissima unità.

Il pellegrinaggio è già un miracolo. Tante persone di età, condizioni e Paesi diversi affollandosi davanti allo stesso Padre si dichiarano figli e quindi fratelli.

Previste oltre 70mila persone da 53 Paesi all'udienza di Benedetto XVI con Comunione e Liberazione in occasione del 25° anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl.

Sarà possibile seguire l’udienza tramite Radio Vaticana (diretta a partire dalle 11.00), internet (collegandosi al sito www.clonline.org), tv (Rete 4, CTV, Sat2000 e Tele Pace)

giovedì, marzo 22

Cinema_Fight for freedom

Appuntamento alle 9 in largo Gallarati Scotti per vedere "Fight for freedom" con la Meri e gli altri amici della rassegna stampa. Per andare in largo Gallarati Scotti occorre perdersi, e quando ci si è definitivamente persi si è arrivati. E' vicino a tutto: vicino alle colonne di San Lorenzo, vicino a via Torino, vicino all'Iguana, ma in nessun posto.

Il film, di David Cunningham e con attori come Robert Carlyle e Kiefer Sutherland, è tratto da una storia vera e racconta le vicende di una divisione di soldati alleati che nel corso della seconda guerra mondiale viene catturato dai giapponesi e condotto in un campo di prigionia, dove è costretto a lavorare per costruire una ferrovia. Il maggiore Campbell cerca di organizzare la fuga ma il morale della truppa, fiaccato dalla fame, dalle malattie e dalle torture, è a terra.
Grazie però alla guida del capitano Gordon i prigionieri riconquistano dignità e speranza: studiano Platone, recitano Shakespeare, suonano musica con rudimentali strumenti. Cambia il loro modo di guardare le cose - la ferrovia vien su meglio e prima -; e anche di guardare gli uomini - scorgono negli spietati carcerieri un accento di umanità -.
Il perdono ai propri nemici e il sacrificio per i propri compagni sono messi in scena senza alcuna retorica sentimentalista; al contrario sono il segno, anche per i giapponesi, di una reale conversione cristiana che investe il mondo di una novità mai vista prima.

"Fight for freedom", come tutti i film così profondamente cristiani, è perlopiù sconosciuto e introvabile nelle videoteche. Non rimane che affidarsi al commercio online, per esempio su ibs.it o dvd.it.

mercoledì, marzo 21

Perché ci piace l'elefantino

Ferrara ne ha fatta un'altra delle sue. Dopo aver annunciato ieri tramite un comunicato stampa che avrebbe pubblicato la foto di Sircana, oggi ha stupito tutti, pubblicando sì una foto, ma che non ha nulla a che fare con gli scatti incriminati.

Se avevamo capito qualcosa del Foglio, del suo originale e sempre imprevedibile modo di fare giornalismo, dell'ironia che c'entra col modo di guardare e raccontare il mondo, del rispetto e della classe con cui tratta i personaggi politici, pur dentro la critica e la chiarezza di giudizio che certo non mancano, ma sempre distinguendo il loro volto pubblico e il loro volto privato; allora forse potevamo aspettarci che non avrebbe pubblicato quelle foto di "un momento di stupida curiosità di una sera d'estate", forse potevamo aspettarci che stava preparando qualcosa. Ecco perché ci piace l'elefantino. Per questo. E anche per molto altro.

Politecnicale

Essere protagonisti della propria formazione, seguire quel che interessa, dare credito alle proprie passioni. Non ricordiamo chi ce lo abbia detto, ma ci paiono tutte cose vere e incostestabili agli occhi onesti dell'esperienza.

Così eccoci al teatro Studio per il primo incontro di "Politecnicale", progetto realizzato dal Piccolo Teatro in collaborazione con il Politecnico, e rivolto a "chi intende percorrere il valico tra i propri interessi scientifici e la letteratura, per chi vuole cercare di mettere insieme una idea di Milano città politecnica, tra i due 'ingegneri' che l’hanno abitata e percorsa, Leonardo nel Rinascimento e Gadda nel Novecento".

Carlo Emilio Gadda si iscrive alla Facoltà di Ingegneria presso l’Istituto Tecnico Superiore di Milano (il Politecnico) nel 1912, completa gli esami della sezione elettricisti e si laurea dopo la guerra, nel 1920. Poi diventa uno dei massimi scrittori del Novecento.
Un itinerario umano così non poteva che stupirci.

La maestra, tale Giuseppina Carutti, ci sembra subito all'altezza: lavorare 20 anni con Strehler deve pure fare il suo effetto. Due attori teatrali e una ventina di allievi completano la strana compagnia.
Leggiamo il Gadda di "Verso la Certosa", quindi Leonardo. Ne scopriamo alcune affinità.
Poi parafrasiamo Dante, Inferno II, per imparare a "controllare i pensieri, ad appropriarcene, per farci padroni del pensiero, come gli attori che diventano autori della pagina".
Ma come si legge Dante, come si legge un testo letterario? "Strehler nel leggere un testo partiva sempre dal parlato della telefonata alla morosa, quello dove c'è più vita".

«Grand Hotel & d'Italie»

Mentre alziamo le braccia insieme a Mastrogiacomo - ci è sempre stato simpatico, abbiamo fin da subito sperato con lui, forse anche per quel suo cognome così italiano - ci poniamo alcune domande, che Ferrara suggerisce sul Foglio:

«Ma non ci vorrebbe un po' più di sobrietà, e magari qualche visibile segno di imbarazzo, di fronte allo scioglimento di una tragedia che non è un happy end? Non si dovrebbe evitare di fare i complimenti, come Bertinotti, alla "diplomazia dei movimenti"? Non si dovrebbe distinguere tra operatori umanitari neutrali e ambasciatori dichiarati dei talebani presso la Repubblica italiana, come Gino Strada?»

L'intero articolo, editoriale di martedì 20, dal titolo «Grand Hotel & d'Italie», è disponibile qui.

martedì, marzo 20

«Il concime delle edicole»

Ci dice Giuseppe che "il pezzo più bello e più pasoliniano" uscito sulla vicenda Sircana è di Norma Rangeri, sul Manifesto di venerdì 16. Sottoscriviamo e ve lo proponiamo qui.

«Sircana, santo subito»

Di vallettopoli si è detto fin troppo, qui si dice poco e bene. Il pezzo è di Riccardo Bonacina, direttore di VITA, del 17 marzo.

Qualche considerazione in margine a "vallettopoli"
Ieri abbiamo visto le cinque foto su una serata romana di Silvio Sircana, da ieri portavoce del Governo. Niente di pazzesco e che giustifichi ogni ipotesi di attacco e di richiesta di dimissioni di Sircana, ma quei cinque scatti "piccanti" esistevano (nonostante i tentativi maldestri di smentire tutto) e dovevano essere usati per ricattare uno dei 12 punti (sic!) del nuovo Governo Prodi. Un fatto che desta qualche inquietudine e che dimostra quanto la marea di merda, fatta da esibizione del lusso, utilitarismo dei rapporti affettivi e carnali, impasticcamenti e cocaine, serate a scambio con vallette e veline, rapporti tra i protagonisti della politica, della finanza, dello spettacolo, dello sport, del gionalismo e dei marciapiedi, sia montata in questi anni sino a diventare vero potere con tanto di professionisti ad esso dedicato.
Un potere fine a se stesso e senza alcuna utilità pubblica che non sia la sua esibizione e rappresentazione.
I fatti di questi giorni dimostrano anche lo stato di vergognosa subordinazione dell'informazione italiana da questo potere e il livello insopportabile di ipocrisia.
In questi cinque anni sono stati pubblicati verbali e intercettazioni su tutti e su tutto, dall'ex Governatore della Banca d'Italia all'ultima strarlette, da Moggi a Farina. Ogni anno sono interessati alle intercettazioni quasi un milione di italiani, per intercettare si spendono ogni anno 1.3 miliardi di euro. Sono state messe in pagina e ripoproste in tutti i salotti tv conversazioni private e meschine, conversazione che dicono e producono un degrado morale pazzesco. Tutto per vendere qualche copia in più con il concime dello spettacolo della vita privata origliata via telefono e pubblicata anche grazie all'immoralità di tanti magistrati in cerca di successo.
Ora perchè "Il Giornale" ha pubblicato il nome di Sircana, si è scatenato il finimondo nella categoria, con tanto di sanzioni dell'ordine dei giornalisti e provvedimenti fulminei del Garante della privacy, e con infinite prediche di colleghi che hanno fatto carne di porco di tutto e di tutti, e continueranno a farlo.
Perché, secondo voi è censurabile un collega che ha pubblicato anche il nome di Sircana e non tutti gli altri che hanno fatto tutti i nomi tranne quello di Silvio Sircana?
Comunque sia, una proposta. Silvio Sircana santo subito se finalmente una legge contro queste porcherie verrà fatta in tempi brevi ritirandola fuori dai cassetti delle aule parlamentari.

sabato, marzo 17

Politicando

Con ancora in testa le parole di Scola, che qui sotto sì è cercato di fissare almeno sommariamente, raggiungiamo con alcuni amici economisti della Cattolica (cioè che studiano economia), più uno scienziato politico (il numero uno del direttore di Tempi) il quartier generale milanese di Maurizio Lupi a Milano, alla fiera vecchia.
Ci accolgono in una stanza con una tavolata che, alla faccia del venerdì di Quaresima, è tutta imbandita di panini con ogni tipo di salume, e visto che non si butta niente, ci tocca mangiare, e addio magro, e addio digiuno.

Lupi arriva a minuti, e dopo un giro veloce per conoscere i nuovi, la discussione entra nel vivo. Tema: le elezioni universitarie. Di che si tratta, perché impegnarsi, perché candidarsi. Per il desiderio di essere protagonisti del luogo in cui si vive e per la necessità di difendere e sostenere un certo modo di pensare l'università e lo studio.
Il "capo" - così tutti chiamano Lupi e così gli piace sentirsi chiamare - parla di sè, di quando era lui al nostro posto, prima nei consigli di facoltà e poi al consiglio comunale, su su fino al Parlamento italiano. Tutto il contrario di una riunione di partito, ma un confronto di esperienze, l'aiuto di chi è più avanti di noi.
Tra gli insulti del "capo" a Costola (in un altro modo, capo pure lui) e gli sfottò a Banni, il pranzo volge al termine. C'è tempo per alcune indiscrezioni su vallettopoli, e per le domande di Masche su Berlusconi e il Milan.
Poi ci salutiamo, ognuno al suo lavoro: chi in parlamento, chi in università a studiare.
A ricordare l'orizzonte del nostro impegno politico ci lasciano alcune fotocopie: sopra c'è il testo dello storico intervento di don Giussani ad Assago nel 1987 ("Senso religioso, opere, politica"). Da mandare a memoria.

Maestri_Angelo Scola

Ha significato un ritorno a casa per Angelo Scola, Patriarca di Venezia, l'incontro dal titolo "La dottrina sociale della Chiesa, risorsa per una società plurale", avvenuto ieri nell'aula magna dell'Università Cattolica, dove molti anni fa si è laureato e ha conseguito il dottorato in Filosofia con Gustavo Bontadini.
«Qui sono stato introdotto al gusto del vivere e del ragionare», dice Scola rispondendo al benvenuto di un emozionato Ornaghi, tutto intento a fare gli onori di casa.
Quale sia lo scopo della dottrina sociale della chiesa, è chiarito dal Patriarca fin dall'inizio della sua lezione: «Proporre principi di riflessione, criteri di giudizio, orientamenti per l'azione».

«L'incontro con Cristo - prosegue Scola - investe tutti gli ambiti dell'umana esistenza», e dunque per il cristiano impegnato in politica è necessario mostrare le implicazioni della fede nella vita sociale, nel tentativo di costruire «uno stato non distaccato ma dichiaratamente al servizio della persona e dei suoi desideri costituivi; non un contenitore anonimo e vuoto, ma uno spazio non confessionale dove ciascuno possa portare il proprio contributo al bene comune». Il passo successivo è semplice quanto rivoluzionario: uno stato così concepito esercita un potere inteso nientemeno che come servizio alla verità.

La lezione, che ha trattato alcuni passi del libro "Una nuova laicità", disponibile da qualche giorno nelle librerie, si conclude con alcune notazioni di metodo, definite «criteri imprescindibili per l'azione sociale», di cui proponiamo gli spunti per noi più interessanti.

1. Ideale, non utopia
«L'utopia non consente una reale costruzione, è pura teoria, nasce dall'ideologia e genera avanguardie che si applicano alla realtà degenerando in violenza». Al contrario «l'ideale (o cultura!) è la verità del reale, è rintracciabile nell'esperienza dell'uomo, potrà realizzarsi sempre meglio, mi sta davanti come un compito e mi chiede di essere un soggetto integrale e in azione. L'ideale è un fatto di popolo, non di avanguardie».

2. Non egemoni
Che significa egemonia? «Egemonico è l'utilizzo sistematico della cultura secondo lo scopo del potere, mentre l'ideale ha la forma della proposta alla libertà della persona».

3. Testimonianza, non militanza
Chi è il testimone? La risposta è tutta nel significato etimologico della parola, «Te-stis, colui che sta tra i due, ponte tra Cristo risorto e il mio fratello uomo».
Ma qual è il contenuto della testimonianza? «Il comunicarsi di una vita cambiata per grazia. In questo senso il cristiano vive la missione in ogni ambito della sua esistenza».

C'è spazio anche per qualche domanda di studenti, ai quali Scola risponde con la cordialità e l'intelligenza di chi sembra conoscerli personalmente, e da sempre.
«Qui sono stato introdotto al gusto del vivere e del ragionare» è un'esperienza che oggi sentiamo ancora più vera, ancora più viva.

Le cose di lassù per la gente di quaggiù

«Mentre ci si può rifiutare, per manifesta assurdità, di credere che l'umanità sia una specie di tribù di ranocchi che gracidano la loro disperazione sulle rive del niente, è consentito ipotizzare (e sperare) che i figli di Adamo vivano sul limitare di una festa cosmica di creaturre felici; una festa alla quale essi tutti sono invitati»
(Giacomo Biffi)

Vi proponiamo l'introduzione (e la testimonianza su Vladimir Solov'ev) che il cardinale arcivescovo emerito di Bologna ha predicato agli esercizi spirituali della Quaresima di quest'anno alla Curia vaticana e a Papa Benedetto XVI. L'editore Cantagalli ha raccolto le meditazioni in un libro che uscirà mercoledì 21 marzo.

giovedì, marzo 15

Anniversari

«Testori era un grande patriarca culturale, una guida. Era una di quelle figure che Celane chiamava le "autorità". Oggi le autorità sono sostituite dalla gente comune. Testori era un uomo straordinario. Se muore un uomo straordinario, inevitabilmente ti manca».
(Franco Branciaroli)

Sabato 17 marzo alle 18 in San Nazaro a Milano (corso di Porta Romana) si celebrerà la messa per i 14 anni dalla morte. Non mancheremo.

mercoledì, marzo 14

Frank Gehry_Genesi del progetto

Un video che rivendica il suo posto nella critica dell'architettura contemporanea.

Antologia_Gio Ponti


Cento lettere (128 pagine, 14 €) è un libro da avere. E' una piccola ma importante perla dell'editoria di architettura, stampata da Archinto e in vendita alla libreria della Triennale, per chi fosse milanese.
Il pensiero che si fa segno, il segno che si fa parola. Una raccolta dell'epistolario di Gio Ponti dagli anni '50 ai '70, dalle lettere di sola linea e di sola penna a quelle di penna e punta di dito, fino a quelle di linea e colore.
Il testamento di una vita feconda e felice.

martedì, marzo 13

Eisenhower, la guerra, le chiese

Come alcuni sapranno Rudolf Schwarz è uno dei più grandi architetti di chiese del '900. Come pochi sapranno Roberto Masiero, storico dell'architettura allo IUAV di Venezia, è uno dei suoi più grandi studiosi in Italia, dove ha fatto pubblicare il libro fondamentale dello stesso Schwarz, "Costruire la chiesa".
Come invece nessuno saprà alla fine della II Guerra mondiale il generale Eisenhower, davanti al panorama di una Germania fisicamente e moralmente distrutta dal conflitto, si rivolge all'architetto tedesco e gli dice che l’unico modo per ricostruire il tessuto sociale è costruire chiese, con annesse le scuole per l’infanzia e i luoghi di ritrovo.

In pochi anni da Colonia al Reno si innalzano oltre 600 chiese, attorno alle quali si raggruppano le nuove case. Ma di tutte queste chiese non c’è traccia nelle classiche e convenzionali storie dell’architettura, che forse avrebbero bisogno di raccontare altre storie...

domenica, marzo 11

Il pezzo del giorno_Picca

Se qualcuno se lo fosse perso, eccolo qui:

TUTTI A BALLARE, scende in pista il ricordo

di Aurelio Picca sul Giornale.
Se poi voleste leggervi la cosa migliore scritta in Italia negli ultimi anni, procuratevi il praticamente introvabile poemetto
L'ITALIA è MORTA, IO SONO L'ITALIA
ancor meglio se nella preziosa edizione L'Obliquo, con quattordici riproduzioni di Giovanni Frangi.

Aurelio Picca è nato a Velletri. Esordisce nel 1990 con la raccolta di poesie Per punizione, cui sono seguiti i racconti de La schiuma (1992) e I racconti dell’eternità (1995). Nel 1996 ha pubblicato il romanzo I mulatti; da Rizzoli sono usciti Tuttestelle (1998), Bellissima (1999), L’esame di maturità (2001, apparso la prima volta nel 1995 presso Giunti) e Sacrocuore (2003). Pubblicista, collabora a quotidiani (”il Giornale”, “la Repubblica”) e periodici (”Nuovo argomenti”, “Max”). È autore di due cortometraggi su Roma, presentati al Roma film festival: Elogio delle Torri e palio del bianco, Roma tanta poca e ha realizzato l’intervista filmata a Edward Bunker Asilo infantile. Tra i suoi scritti per la radio ricordiamo La velocità e I cinque sensi. Nel gennaio 2006, a Roma, nell’ambito del Festival del Racconto ha presentato sotto forma di reading il poemetto L’Italia è morta, io sono l’Italia.

E lo chiamano il popolo dei diritti...

No Vat, no Tav, no Cav, no base, no Global, no Usa, no Nato, no Onu, no Prodi, no Rutelli, no gas, not in my name, no Bush, no Condi, no Bersani, no, no, no.
Ma perché se io "Dico no", sono il retrogado, reazionario, liberticida?

sabato, marzo 10

«Il monumento più bello del mondo»

Giovanni Michelucci (1891-1991) è uno dei maggiori architetti italiani del XX secolo; appartenente al cosiddetto Gruppo Toscano, è autore della stazione di S. Maria Novella in Firenze, capolavoro del razionalismo italiano, e della Chiesa dell’Autostrada di S. Giovanni Battista.
Su segnalazione del caro amico e grande giornalista Giuseppe (VITA), vi proponiamo un articolo uscito domenica 4 marzo su Avvenire che riporta passi del suo diario. Dove si racconta di uomini con uno sguardo pieno di stupore:

«Una sera io ero in Piazza del Duomo a Firenze insieme a Le Corbusier. Con Le Corbusier si girava intorno al Battistero lentamente lentamente, come assaporandolo, come scoprendolo per la prima volta. Si stava girando come se facessimo un gioco, un gioco attorno a questo capolavoro. Si girava e Le Corbusier per raggiungere un maggior effetto del gioco e portare dentro l'animo una felicità ancora più grande, andava lisciando i marmi e diceva: "com'è bello, com'è bello". Una cosa commovente. Era l'imbrunire, l'ora meravigliosa di Firenze, c'era un cielo stupendo illuminato da un colore oro. E Le Corbusier che continuava a lisciare. Lui con i suoi 90 anni e il Battistero con tutti i secoli della sua storia. Era una di quelle serate in cui non c'è che da mettersi in ginocchio e dire: "Indubbiamente ci deve essere una legge che porta l'uomo fuori da una strada brutta, quella che segue quotidianamente, per andare alla ricerca di quella bella, quella dove c'è tutta la natura". A un certo punto Le Corbusier si fermò e disse: "È il monumento più bello del mondo". Io lo capii. Aveva ragione. Ce ne sarà un'altra cinquantina di monumenti altrettanto belli, ma quello, in quella sera, in quel tramonto, in quella data là, era il più bello del mondo. Non c'era da negarlo».

Il pezzo del giorno_Capuozzo

E' di Toni Capuozzo, sul Foglio, l'articolo più bello di oggi, dal titolo:

"Mastrogiacomo un imprudente? No, e vi spiego perché"


Il giornalista di Repubblica, da giorni nelle mani dei Taliban, è qui raccontato dalle parole di un amico e collega che ha condiviso con lui l'esperienza dell'inviato di guerra, e non invece descritto dai tanti luoghi comuni e approssimati ritratti che abbiamo sentito in questi giorni.

Capuozzo, come sempre, parla della vita, e lo fa con le parole della vita. C'è nei suoi articoli una corrispondenza diretta, una stretta vicinanza tra la cosa detta e la lingua in cui è detta, tanto che sembra di sentirlo parlare di persona:

«Caratteristica principale dell’antilingua è quello che definirei il “terrore semantico”, cioè la fuga di fronte a ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato, come se “fiasco” “stufa” “carbone” fossero parole oscene, come se “andare” “trovare” “sapere” indicassero azioni turpi. (...) Chi parla l’antilingua ha sempre paura di mostrare familiarità e interesse per le cose di cui parla. (...) Perciò dove trionfa l’antilingua – l’italiano di chi non sa dire “ho fatto” ma deve dire “ho effettuato” – la lingua viene uccisa». (Italo Calvino)

Se qualcuno si chiedesse che cos'è il giornalismo, legga le ultime 10 righe dell'articolo e qualcosa di importante lo capirà. Grazie Toni per le tue "Occhiaie di riguardo".

giovedì, marzo 8

«Meglio criticati che irrilevanti».2

Clericus Cup.
La CEI sostituisce il numero 76, Camillo Ruini, con il numero 64, Angelo Bagnasco.

«Meglio criticati che irrilevanti»

Wording rende umilmente omaggio a un grande: Camillo Ruini, dal 1991 alla guida dei vescovi italiani, lascia la presidenza CEI.

Secondo il comunicato ufficiale della Santa Sede, "Il Santo Padre ha accolto la rinuncia, per raggiunti limiti di età, presentata dal cardinale Camillo Ruini all'incarico di presidente della Conferenza episcopale italiana e ha nominato presidente della medesima Conferenza episcopale italiana, monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova".

Instancabile testimone del cristianesimo nella vita civile e politica italiana, don Camillo (così chiamato fin dai tempi del seminario) ha combattuto la buona battaglia della fede su tutti i fronti del dibattito culturale: "la bioetica, il rapporto tra scienza e fede, i limiti da porre alla ricerca, al progresso tecnologico, alla capacità teoricamente illimitata di sostituirsi al creatore e intervenire sull'uomo sino a programmarne nascita e codice genetico e quindi farne cosa diversa da sé".

Dando il benvenuto al successore Angelo Bagnasco - che da Genova dice: "Quando il Papa chiama si risponde" - segnaliamo due articoli da non perdere. Il primo, di Alzo Cazzullo sul Corsera, è riportato da Dago; il secondo dell'elefantino Ferrara, editoriale del Foglio del 6 marzo.

Numeri da Milan


120 minuti di battaglia, 1 gol, una grande curva sud, l'amico di sempre (Pietro) e zero risse: la Milano che vince...

martedì, marzo 6

Cabrònes League









L' "armada" nerazzurra si riscopre invincibile solo sul ring, il Valencia vola ai quarti, Mancini ritorna il mediocre allenatore di sempre, e domenica c'è il Milan...
Non ci aspettavamo tanto da una serata casalinga!

lunedì, marzo 5

Donne + motori = Valentino



Si scaldano i motori della Motogp, al via sabato in Qatar. La Yamaha ha presentato la sua squadra per il Mondiale 2007: sulle carene della M1 spunta la nuova sponsorizzazione, tutta italiana.

domenica, marzo 4

Il pezzo del giorno_Doninelli

E' di Luca Doninelli, sul Giornale di oggi, il miglior articolo di questa domenica di anticipata primavera.
Dopo i capitoli sulle periferie milanesi, sulla boxe, su Firenze, (scritti in tandem con Aurelio Picca per raccontare l'Italia che cambia), oggi ci parla di Desenzano, la città della sua giovinezza:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=161289

Disponibili sul sito anche i pezzi di Picca (sui suv, gli outlet, la cucina italiana e la moda).
Segnatevi questi due nomi, di cui vi parleremo ancora e più a fondo, primo perché per noi sono autori ("Il problema non è leggere tanti autori perché dicono che sono tali, ma l’autore dev’essere il tuo. Ci vuole un rapporto autorevole, una figliolanza, una comune traditio, non un uso", Doninelli) e poi perché oggi, in Italia, così bravi ce ne sono pochi.

sabato, marzo 3

venerdì, marzo 2

A scuola di politica

Secondo appuntamento oggi con la scuola di politica, fortemente voluta dal Governator Roberto Formigoni, e ufficialmente decollata il 26 gennaio scorso.

Dopo il primo incontro, in cui Formigoni in persona ha parlato della propria storia che l'ha portato fino al piano più alto del Pirellone, soffermandosi su temi come bene comune, compromesso, squadra, comunicazione, e di cui vi daremo più ampio conto a breve su questi schermi, gli oltre 300 "studenti", dai 20 ai 45 anni (ma a giudicare da certe stempiature e imbiancature il range pare ancor più ampio), hanno partecipato a una grande lezione di economia.

Sussidarietà e liberismo, questo il binomio intorno al quale gli ospiti hanno animato la discussione per oltre tre appassionanti ore di lezione, interrotte solo dalla ripresa coi tutor nei gruppi di lavoro (dorotei, menscevichi, basisti, laburisti...) e da un coffee break oggi particolarmente castigato (d'accordo il primo venerdì di Quaresima, ma questa è ingerenza della Chiesa, è limitazione della libertà altrui, roba da lettera ai pastori).

Parla Quadrio Curzio, lui che di sussidiarietà in Italia è tra i maggiori conoscitori, lui che è preside di Scienze politiche in Cattolica (la migliore Scienze politiche d'Italia), lui che - ahimè - ha consegnato la laurea honoris causa a Romano Prodi. Ci travolge di schemi, freccine, formine, in un tripudio di Powerpoint che è al contempo la morte della grafica e dell'estetica. Corre come un matto, forse abituato alla campanella dell'università, ma lo capiamo, ci piace, lo applaudiamo tutti.


Poi è la volta di Beppe Pisanu, che ricordiamo come uno dei migliori ministri dell'Interno della seconda Repubblica, e ricordiamo bene. L'arte politica che si fa discorso misurato e parola appassionata, ci conquista presto, noi particolarmente sensibili alla retorica, specie se impeccabile. Mentre parla non vola una mosca, poi la platea si accende quando critica le liberalizzazioni del mai abbastanza lodato Bersani, affermando che "colpiscono soltanto i lavoratori autonomi e non sfiorano le concentrazioni di potere economico e sindacale che condizionano pesantemente il sistema economico italiano". Che verità, signori, che verità!


Preceduto dall'assessore Colozzi, e da Mario Mauro (per Pisanu "Mauro Mauro"), oggi forse più inopportuno del solito come moderatore, arriva trafelato uno dei personaggi più pazzi del giornalismo italiano, con un ritardo clamoroso e confusamente giustificato: Oscar Giannino, che dopo un inizio di carriera politica nei Partito repubblicano, lavora al Foglio come responsabile economia, quindi è vicedirettore del Riformista ai tempi di Polito e dal 2005 di Finanza&Mercati.

Il suo intervento punta in alto ed è compreso, secondo una ottimistica previsione, da 4 persone in tutta la sala: Formigoni, Quadrio Curzio, Pisanu, e Giannino stesso, più un quinto personaggio che scopriamo laureato in Economia, Giurisprudenza, Scienze Politiche e Storia. Il pubblico è visibilmente in difficoltà, il digiuno quaresimale annebbia le capacità intellettive, e la sensazione di ignoranza diffusa si traduce in un applauso da oscar...

Noi non ci spaventiamo quando non capiamo, ci appuntiamo su di un foglietto i libri da leggersi per una, almeno approssimata, comprensione di un mondo che più lo indaghi, più lo scopri grande, profondo, e caro.
Poi ci ricordiamo che siamo a scuola, e che siamo lì apposta, e che andiamo all'università (anzi a più di una) apposta.

Comunque, per chi non l'avesse capito, questa scuola di politica, è quel che ci voleva. Come sempre una grande idea del Governator, al quale lascio le ultime parole:

«C’era nell’aria un’esigenza di ritrovarsi insieme a fare politica. La politica non è una teoria, ma un’attività pratica. La scuola è concepita come aiuto a questo lavoro.
Perchè la scuola di politica?
Credo che questa è un’epoca in cui c’è bisogno di più persone che facciano politica nel modo giusto. C’è bisogno di più gente che sia tecnicamente preparata ma soprattutto appassionata.
Il coinvolgimento personale è il fattore decisivo nel fare politica. O ti metti in discussione tu con quello che comunichi, o non riesci a esser convincente nel tuo parlare al popolo.
Cosa vuol dire per noi scuola?
Rubo la risposta a don Gnocchi, che a padre Gemelli disse:
"Per noi educare non è cacciare delle idee nella testa dei giovani, ma tirarle fuori, suscitare delle libertà"»
.

Università_Segnali di vita





Se questo è un uomo.





Riceviamo e pubblichiamo, dal bel sito di Assuntina Morresi stranau.it:


Ciao a tutti,
alla Statale di Milano è successo un fatto interessante.

Il 31 gennaio scorso si è svolto un congresso scientifico, su "Le cellule staminali embrionali umane", promosso da Unistem, il centro di ricerca interdipartimentale sulle cellule staminali dell'Università degli studi di Milano.
Il programma della giornata lo potete leggere qua di seguito:
http://users.unimi.it/unistem/assets/UniStem-2_Giornata%20di%20Studio%20sulle%20Staminali.pdf

Alcuni ragazzi hanno partecipato ai lavori, e ne sono usciti sconcertati. Dopo qualche giorno hanno scritto una lettera aperta ad Elena Cattaneo, docente universitaria organizzatrice del convegno e fra i principali ricercatori in Italia proprio nel settore delle cellule staminali embrionali. Da pochi mesi è anche Vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica. Nella lettera gli studenti esprimevano tutte le loro perplessità sul modo in cui la ricerca sugli embrioni era stata presentata, e formulavano alcune domande alla prof. Cattaneo.

Per esempio : "È possibile fare ricerca, senza porsi la domanda principale: che cosa ho di fronte? Nella fattispecie: che cosa è l'embrione? È vita umana?".
Il testo completo lo potete trovare qua:
http://www.clonline.org/articoli/ita/lettAperta_Cattaneo.pdf

I ragazzi hanno poi volantinato la lettera in università, ed è scoppiato un putiferio. Il Corriere della Sera se n'è uscito con "Staminali, in statale scontro fra CL e prof". Il fatto viene raccontato come uno scontro all'arma bianca fra studenti ciellini ed Elena Cattaneo: d'altra parte il Corriere è impareggiabile nel ridurre ogni discussione e ogni confronto come una lotta all'ultimo sangue fra progressisti e oscurantisti.
Spicca il commento di un'immunologa, Maria Luisa Villa:
"Più del 50% delle uova fecondate viene eliminata con il sangue mestruale. Mi è capitato di considerare la possibilità che buttando la biancheria sporca stessi gettando nella spazzatura anche uno zigote: dunque un bambino, dunque un uomo? Il disagio avrebbe dovuto bloccarmi la mano, ma non è accaduto. Mi fido molto delle emozioni profonde di cui l'evoluzione ha dotato la nostra specie. Se sono mute di fronte all'eliminazione di uno zigote con la spazzatura, allora la natura mi suggerisce che lo zigote non sia ancora un uomo".
Elena Cattaneo, invece, commenta: "Lo scritto degli studenti è così sommario, inaccurato e veicolato con metodi così impropri che non necessita commenti.[...]. Potevano chiedere, esprimersi, e magari studiare un po' di più la posizione delle persone che hanno parlato e i loro testi".
Non siamo propriamente interessati alla biancheria della sig.ra Villa, e tanto meno alle sue emozioni profonde. La Prof. Cattaneo, dal canto suo, non risponde alle domande degli studenti, che evidentemente non ha apprezzato. Non pensa sia necessario commentare alcunchè. Di seguito il testo intero del pezzo:
http://www.clonline.org/articoli/ita/asCdS270207.pdf

Intervengono i docenti, e anche il Rettore Decleva: "L'Università deve garantire la massima espressione a tutti: gli atenei sono per loro natura e vocazione luoghi di confronto, nel rispetto reciproco":
http://www.clonline.org/articoli/ita/vdAvv280207.pdf

In effetti, se i problemi della ricerca scientifica non sono dibattuti in università, liberamente, fra studenti e docenti, dove altro si potrà farlo ? Solo nei convegni per specialisti e fra specialisti? Anche sul Foglio si racconta la bagarre, mettendo in evidenza l'espressione "volantinaggio abusivo": ma quando mai per volantinare in università gli studenti hanno dovuto chiedere il permesso? Ma l'Università non è sempre stato il luogo per eccellenza della libertà?
http://www.clonline.org/articoli/ita/ntIlFog280207.pdf


Intanto Elena Cattaneo ed altri colleghi mandano una lettera a tutti, in cui viene ribadito che il convegno in questione era pubblico, aperto a tutti, e con spazi per il confronto reciproco, e si invitano i firmatari della lettera ad usufruire di questi spazi, per eventuali occasioni successive:
http://www.stranau.it/news/news_0703/da_Unistem1.pdf

E mentre l'Unità spara: "E cielle va alla crociata delle staminali":
http://www.clonline.org/articoli/ita/Unita010307.pdf

su Avvenire un editoriale in prima pagina "8 studenti spalancano la porta all'accademia" commenta il fatto: "Evidentemente non dovevano farlo: quelle domande era inopportuno porle, comunque certo non in quel modo pubblico, non sta bene mettere in piazza i propri dubbi: potevano prendere la parola al convegno - gli hanno suggerito -, dire lì cosa pensavano, nel chiuso dell'aula: poi tutti a casa, e nessuna enfasi a questioni che riguardano chiunque fa ricerca o ambisce un giorno a lavorare per la scienza [...] Invece quegli otto ragazzi - e gli altri duecento che sino a ieri sera avevano sottoscritto la lettera, con non pochi professori - hanno scelto da spalancare la porta e di far entrare aria nell'accademia "
Leggetelo tutto:
http://www.clonline.org/articoli/ita/foAvv010307.pdf

Le valanghe, si sa, nascono dai sassolini. E mentre l'ateneo milanese è in subbuglio, e il contagio si estende:
http://www.clonline.org/articoli/ita/vdAvv010307.pdf

il Corriere pubblica due interviste a confronto, ad Angelo Vescovi, ed Elena Cattaneo. Entrambe ricercatori sulle staminali. Il primo, su quelle adulte. La seconda, sulle embrionali. Il primo si dichiara ateo, la seconda cattolica. Il primo dice che le domande degli studenti sono legittime e ben poste. La seconda, riferendosi agli studenti, parla di un "tentativo di protagonismo malcelato. Mi ricordano i colleghi che sono prossime le elezioni studentesche...".
http://www.clonline.org/articoli/ita/asCdS010307.pdf

Gli studenti firmatari della lettera aperta, a ragione, sono esterrefatti . Si chiedono ad esempio se esista ancora libertà di espressione in università, o se vige il regime di libertà vigilata. E siccome alla libertà ci tengono, alla propria e quindi a quella di tutti, lanciano l'idea di un incontro pubblico con scienziati di orientamenti diversi, dal titolo " Se questo è un uomo. Riflessioni sull'uso di embrioni umani a scopo di ricerca scientifica".
Ecco qua il testo intero di un secondo volantino:
http://www.clonline.org/articoli/ita/replicaLett_Cattaneo.htm

Seguiremo la cosa. Potrebbe essere l'occasione preziosa per tornare a discutere di certi argomenti, al di là i campagne elettorali o referendarie, proprio nella sede in cui la discussione dovrebbe essere più accesa, il confronto quotidiano, con i protagonisti principali di queste faccende, cioè chi sta nei laboratori di ricerca. Probabilmente ne vedremo delle belle.

Sicuramente stasera vediamo Otto e Mezzo:
STASERA A 'OTTO E MEZZO' DIBATTITO SU SCIENZA E VITA CON MONS. SGRECCIA PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA Roma, 1 mar. (Adnkronos) - Il discorso del Pontefice sugli attacchi al diritto alla vita e i nuovi allarmi di rischio eugenetico dopo la proposta inglese di manipolazione degli embrioni, portano ancora in primo piano il tema dei confini della scienza su vita e salute. Se ne parla domani a "Otto e Mezzo", in onda su La7 alle 20.30, con monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, Demetrio Neri, docente di bioetica, Eugenia Roccella, giornalista e scrittrice e Claudia Mancina, docente di Etica dei diritti.

Buona giornata

Assuntina Morresi

giovedì, marzo 1

Il teatrino della politica_Prodismi



«Il professionismo dell’entusiasmo è la più nauseante delle insincerità»
(Cesare Pavese)



Il Governo ha superato la prova di Palazzo Madama: il premier, forse aiutato dall'alto (il 28 febbraio è San Romano), può ringraziare i senatori dissidenti (Pallaro, Rossi e Turigliatto), quelli dissennati (Follini) e quelli a vita (eccetto Cossiga l'americano e Andreotti il cattolico) che gli consentono di ottenere il quorum: 162 sì, 157 no.

Il teatrino della politica_Casini decentrato




«Follini? Me ne fotto»
(Pierferdinando Casini, leader UDC)

Bravo Pierfurby, anche noi.